Forum leParole
Forum tematici => Attualità => Topic aperto da: Night - 23 Dicembre 2006, 18:26:21 pm
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Se ne è parlato molto ultimamente, soprattutto per il caso Welby, voi che ne pensate? c'è un diritto a morire? E giusto che una persona possa scegliere di mettere fine a se stesso?
Mi piacerebbe sapere le vostre opinioni a riguardo...
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il quesito non e' dei piu' facili, come pensare che sia giusto che uno possa togliersi la vita solo per il fatto che e' sua; quando nel mondo ci sono persone che lottano per non morire.ma come negare tale diritto ad una persona come welby allo stadio finale di una malattia degenerativaterribile che sai che non lascia scampo.
il mio pensiero e' che ogni caso vada valutato attentamente il prolema sara' trovare persone in grado di valutare oggettivamente e non trascinate dall'attaccamento a leggi e fedi religiose
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E qui si tocca un tasto dolente!!!
Si è parlato del suicidio come una grossa stupidata, oltre che ad essere un REATO. Non sono del tutto d'accordo!!!
Eh, si, perchè, per quanto io non apprezzi il suicidio, lo condanno semplicemente dal lato MORALE, e non legislativo: è una stupidata perchè ci si gettano i parenti nel dolore e si spreca il dono più grande, la VITA!!!
Sì, il suicidio è una grossa stupidata, ma, in generale, credo che ognuno sia libero di far della propria vita ciò che vuole, perchè, prima di condannare, bisogna studiare caso x caso e non farne di tutta l'erba un fascio...
Welby non poteva continuare a vivere sapendo di essere metà uomo e metà macchina; sapendo che chi gli dava la voce era un computer e non le sue corde vocali; che non poteva muoversi, ma il suo corpo era come un macchinario freddo e inanimato... Sì, credo che sia questo che Welby abbia temuto di più: aver perduto la sua anima e, seppur qualcuno credeva che era giusto continuare a vivere nonostante tutto, lui ha chiesto di porre fine a qualcosa che assomigliava ad una vita, ma non era la stessa degli altri.
Bisognerebbe fare una legge e fregarsene di chi è contrario: chi è costretto, per vivere, ad una attaccamento alla macchina e, anno dopo anno, la sua situazione peggiora, allora può decidere di porre fine alla sua vita, dopo un minimo di 3/4 anni!
Il suicidio è una stupidata, perchè non bisogna arrendersi di fronte alle difficoltà della vita, ma se la vita ci volge le spalle, il nostro coraggio e le nostre virtù appartenevano a qualcosa che non abbiamo più e diventa, così, inutile continuare a combattere...
Doniamo Vita a chi la desidera, ma facciamo sì che chi desideri l'opposto, non venga ignorato mai!!! :(
Per Welby, per gli altri e per chiunque, facciamo che questo non sia un messaggio dettato al vento...
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Io penso che il suicidio non debba essere perseguito dal punto di vista legislativo, perché se lo stato è laico e democratico, ognuno ha anche il diritto di togliersi la vita.
Nel caso Welby, credo che ci sia molto da discutere. Credo che la sua fosse non tanto una richiesta di suicidio quanto una richiesta di aiuto per uscire da quella situazione. Con la moderna tecnologia sarebbe stato possibile far condurre a Welby una vita "normale", o comunque più sopportabile. Al giorno d'oggi esistono sedie a rotelle con sensori e altre conducibili per mezzo della lingua, esistono sintetizzatori vocali, esistono aggeggi che leggono nel pensiero, ormai. Ebbene, anche con uno solo di questi marchingegni, Welby avrebbe potuto condurre una vita quasi decente! Quindi io credo che la sua fosse più che altro una richiesta di aiuto per poter continuare a vivere! Soprattutto perché queste macchine al momento appartengono ai ricchi(le avevano ad esempio Fogar, un importante automobilista e un attore americano di cui non ricordo il nome)...
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Io credo che per Welby la morte sia stata la sua liberazione e non lo definirei omicidio o suicidio assistito,quell'uomo ha sofferto troppo... E mi ha delusa anche la reazione della chiesa...
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Sono stato alla veglia per Welby organizzato a Roma.
Che dire, il martirio di Piergiorgio è durato troppo, e purtroppo non è servito a niente.
In questo caso la Chiesa (e non solo in questo caso) impone le sue idee ad un paese laico, a delle persone che la possono pensare in un modo diverso (giusto o sbagliato che sia). La vita di un uomo che soffre, immobile nel suo letto, nell'agonia incessante e nella non speranza di vivere, con i propri familiari distrutti dal dolore, con un accanimento terapeutico (e non venitemi a dire che non c'è stato accanimento!!) completamente assurdo è secondo voi una vita con la V maiuscola?
Welby ha avuto il coraggio di lottare contro queste ipocrisie,poteva tranquillamente farsi staccare la spina e fare in modo di insabbiare tutto (come viene praticata oggi in molti casi e in molti ospedali, l'eutanasia illegale).
Il filosofo latino Lucio Anneo Seneca scrive che «l’uomo saggio vive finché deve, non finché può» e questo penso sia anche il messaggio divino di qualsiasi religione.
Ma Giordano Bruno sta ancora bruciando, è bruciato con Welby e brucierà ancora in tante persone ancora.
Chiudo con un messaggio lasciatoci da Welby:
...Ci vorrebbero silenziosi, ci vorrebbero costringere in un ruolo che non ci appartiene, ma noi ci faremo sentire, parleremo con le impersonali voci sintetiche offerteci dalla tecnologia, chiederemo, chiederemo, chiederemo… fino a quando, se non l’assordante silenzio di Dio, cesserà almeno l’ingiustificabile silenzio dell’Uomo.
Com’è difficile vivere e morire in un Paese dove il Governo fa i miracoli e la Conferenza episcopale «fa» le leggi.
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Sono stato alla veglia per Welby organizzato a Roma.
Che dire, il martirio di Piergiorgio è durato troppo, e purtroppo non è servito a niente.
In questo caso la Chiesa (e non solo in questo caso) impone le sue idee ad un paese laico, a delle persone che la possono pensare in un modo diverso (giusto o sbagliato che sia). La vita di un uomo che soffre, immobile nel suo letto, nell'agonia incessante e nella non speranza di vivere, con i propri familiari distrutti dal dolore, con un accanimento terapeutico (e non venitemi a dire che non c'è stato accanimento!!) completamente assurdo è secondo voi una vita con la V maiuscola?
Welby ha avuto il coraggio di lottare contro queste ipocrisie,poteva tranquillamente farsi staccare la spina e fare in modo di insabbiare tutto (come viene praticata oggi in molti casi e in molti ospedali, l'eutanasia illegale).
Il filosofo latino Lucio Anneo Seneca scrive che «l’uomo saggio vive finché deve, non finché può» e questo penso sia anche il messaggio divino di qualsiasi religione.
Ma Giordano Bruno sta ancora bruciando, è bruciato con Welby e brucierà ancora in tante persone ancora.
Chiudo con un messaggio lasciatoci da Welby:
...Ci vorrebbero silenziosi, ci vorrebbero costringere in un ruolo che non ci appartiene, ma noi ci faremo sentire, parleremo con le impersonali voci sintetiche offerteci dalla tecnologia, chiederemo, chiederemo, chiederemo… fino a quando, se non l’assordante silenzio di Dio, cesserà almeno l’ingiustificabile silenzio dell’Uomo.
Com’è difficile vivere e morire in un Paese dove il Governo fa i miracoli e la Conferenza episcopale «fa» le leggi.
Quoto in pieno!!! E anche quello che diceva Seneca...
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Ancora non mi sento pronta per esprimere un parere giusto su questo argomento,la vita è un grande mistero tanto quanto lo è la morte,e non so dire se sia più giusto togliere la vita a una persona che ti supplica perchè messa in ginocchio dalla sofferenza o costringerla a sopportare nella speranza...perchè ora molti dicono "è un suo diritto" ma se ci trovassimo nella situazione per esempio della moglie di Welby probabilmente saremmo più egoisti....E' una decisione finale e tutto ciò che posso dire è che son felice per la moglie che non ha rimorsi e che forse Welby ora sta bene...ma se dovessi dire la mia,non mi sento ancora pronta... :unsure:
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io sono completamente a favore dell'eutanasia, nei casi tipo quello di welby, in cui l'uomno non è più uomo ma solo vegetale sofferente...ma al suicidio sono proprio contraria....troppo comodo arrendersi di fronte alle difficoltà della vita...bisogna avere il coraggio di andare avanti...la vita non è una passeggiata. è una lotta estenuante. ma è anche il dono più prezioso che abbiamo. anche perchè nessuno è solo. l'uomo è un animale politico, vive in una società e solo questa società ne motiva l'esistenza. nessuno può decidere completamente liberamente della propria vita, perchè questa prevede contatto con altre persone che entrano a far parte della nostra vita e delle nostre decisioni. la nostra liberazione significa dolore immisurabile per gli altri che hanno deciso di mettercela tutta nella vita e ai cui problemi si aggiungerà anche il dolore per la perdita di qualcuno che si amava. quindi la propria libertà finisce dove inizia quella degli altri. e soprattutto la propria felicità non deva trasformarsi in dolore altrui. non so se siate d'accordo...
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Alzebretta complimenti per questo tuo intervento... Davvero complimenti!!! :D
Per caso hai studiato Hobbes? Perchè, in tal caso, hai fatto un errore ed una ottima precisazione: Hobbes diceva che "l'uomo NON è affatto un animale politico" (cioè non è fatto per vivere insieme agli altri uomini) ma, al tempo stesso, diceva anche che "la libertà di un uomo, in uno Stato di pace, finisce quando inizia quella altrui", come hai detto tu...
Di solito non mi rifaccio a personaggi storici, lodandone la loro filosofia come se fosse inattaccabile, ma con Hobbes faccio un'eccezione: credo che Hobbes sia uno dei migliori filosofi del suo periodo e, in tutto ciò che dice, si può trovare un fondo di verità (forse perchè anche lui crede nell'esistenza ipotetica di un Essere Perfetto?). <_<
Per quanto riguarda il suicidio, sono pienamente d'accordo con te: non lo acccetto, perchè la morte di qualcuno provoca la sofferenza per i parenti, ma, al tempo stesso, credo che ognuno sia libero di usare la propria vita come meglio crede (sempre nei limiti della legalità)...
E non dire semplicemte che il suicidio sia una via troppo comoda per chi si arrende: alle volte, la vita sa essere ingiusta e troppo sofferente per essere retta da tutti (non so se lo sai, ma personaggi come Primo Levi si sono tolti la vita! Anche Cesare Pavese, uno dei miei scrittori preferiti, si è ucciso, per una vita che riteneva dolorosa e insensata)...
Sì, possiamo dire, con rispetto parlando, che si sono rivelati dei falliti... Ma chi oserebbe giudicarli male per ciò che hanno fatto? :blink:
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Il diritto a morire c'è tanto quanto quello a vivere.........l'uomo può scegliere, la vita è sua, ovviamente deve essere conscio di quello che comporta il SUICIDIO (per esempio il dolore dei cari, come avete detto giustamente tutti)....
Ma se dobbiamo parlare del povero Welby, bè, qui la cosa cambia....
Intanto non credo che con la sua morte abbia arrecato sofferenza ai suoi cari più di quanta non ne abbia portata la sua stessa vita....credo che se un uomo decide di morire lo fa pensando molto a tutte le conseguenze! Avete un'idea di come viveva sua moglie, a doverlo assistere notte e giorno?
Sono daccordo con voi che il suicidio è moralmente sbagliato, ma questo è diverso, lui non viveva una vita, piuttosto un'agonia, un martirio, e se tutto ciò che si poteva fare per migliorare la sua situazione era stato fatto, ma nonostante ciò lui non era felice......bè, la vita è sua, noi non possiamo imporgli di vivere una vita che non gli piace!! chi siamo noi per sapere cosa prova lui??
Allo stesso modo mi schiero con chi ha criticato la chiesa.....non mi sono piaciute le prese di posizione così decise e prive di compassione per quel povero uomo, so benissimo che Dio ci ha regalato la vita e ripudiarla è forse il peccato più grave....ma ripeto, Welby era lui, non noi...lui soffriva, noi no! Dio ci ha lasciato il libero arbitrio, ma non ci ha anche detto di giudicare le scelte degli altri...... :( :(
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É un discorso molto importante quello che gira intorno all'eutanasia e all'accanimento terapetico.
Io sono favorevole al primo, contrario al secondo. Una cosa che ho pensato sentendo i politicanti contro questo tipo di "sistema" è stato: "provate voi a vivere non 15 anni, ma 15 giorni muovendo solo gli occhi, forse impazzireste e chiedereste più pietà che mai".
Lui chiedeva pietà: pietà per una vita che non era andata come doveva, pietà per una morte che non arrivava come voleva. Posto che in prima persona era LUI a chiederlo in modo accorato, era LUI a dire che non c'era niente da fare (oltre alla miriade di medici intorno)... bisognava e si poteva fare qualcosa.
A livello penale chi ha tolto la spina rischia grosso, chi se l'è vista togliere è passato per infedele e non cristiano... peccato, questa storia mi ha fatto aprire gli occhi su alcuni passaggi ecclesiastici che non approvo più.
Resto cattolico, ma per il contatto diretto con Dio. Ahimé diverse cose ormai mi hanno disgustato.