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Piccoli Scrittori... => ... scrivono racconti... => Topic aperto da: kant.51 - 14 Febbraio 2009, 17:20:45 pm

Titolo: fiaba della buonanotte
Inserito da: kant.51 - 14 Febbraio 2009, 17:20:45 pm
Cera una volta un faro, era su un'isola piccina, proprio in mezzo al mare. I Marinai si chiedevano: "Ma che ci sta a fare lì? Non indica un porto...è piantato lì, solo mare intorno, a che servirà?" Ma ai gabbiani serviva: vi facevano il nido. Ai delfini serviva:intorno alle coste dell'isoletta le correnti erano ricche di pesci e il cibo abbondante. Agli uccelli migratori serviva: era un attimo di sosta e di acqua dolce, raccolta nelle pozze a ogni pioggia. E serviva a Marco, guardiano del faro, perchè amava il mare e gli sembrava di starci dentro così, di appartenergli.
Marco dedicava al mare un pensiero, ogni notte, lo scriveva su un foglio, lo leggeva ad alta voce e poi lo gettava tra le onde, dopo avergli affidato un bacio...
 Eravamo negli anni settanta. Una sera, mentre con la mia piccola barca passavo di là, trovai uno di quei foglietti, l'inchiostro un po' sbiadito dalle onde, poco leggibile, sembrava una poesia d'amore e un nome di ragazza : …lina…solo questo si leggeva.
Non so se Marco aspettava o piangeva un amore perduto o sognava una donna...so che, commossa, restituii il foglietto al mare, sperando che prima o poi diventasse davvero il messaggero del .guardiano del faro dell'isola piccina.
 Ritornai a casa tenendo stretta negli occhi e nel cuore quell’immagine ed ecco che un sogno si affacciò alla mia mente, appena mi addormentai…

 Quella notte c'era tempesta. I fulmini saettavano nell’aria e il mare mugghiava inferocito schiaffeggiando gli scogli, nubi dense percorrevano il cielo.
Marco era teso, non riusciva a dormire, stava guardando attraverso i vetri imperlati del faro lo spettacolo della tempesta.
Alcune ondate, altissime e crestate di schiuma, sembravano sfidarlo nel suo rifugio sicuro, venivano a lambire i gradini della costruzione e si infrangevano in mille schizzi sul muro, ma lui non aveva paura: conosceva il mare, lo rispettava, e sapeva che di lì a due ore il vento si sarebbe placato e tutto quel terribile sconvolgimento sarebbe cessato.
Così fu. Marco, allora, si strinse nella cerata blu, e uscì a prendere una boccata d'aria frizzante sotto le piccole e rade goccioline di pioggia mista a salsedine.
Scese fino alla piccola spiaggia e fu allora che intravide un'ombra scura e inconsueta sulla sabbia...
Qualcosa giaceva immobile sulla riva ancora frustata dalle onde...Marco si avvicinò e vide un grosso baule dal coperchio bombato e borchiato, proprio come quelli di una volta. Non c'erano incrostazioni di alghe e conchiglie, quindi non era da molto che il mare lo portava in sè... Marco lo esaminò da tutte le parti, ma non riusciva a scorgere alcuna fessura di apertura, il baule sembrava un pezzo compatto e chiuso ermeticamente. Per trasportarlo al faro  il giovane fu costretto a prendere una carriola e fece comunque parecchia fatica: l'oggetto era pesante.
Alla luce rivelò un colore verde intenso, manici finemente lavorati, ma nessun segno di apertura da nessun lato. Marco lo guardava perplesso, che strano dono del mare quella notte! Quasi sempre dopo la tempesta andava sulla spiaggia e ritrovava gli oggetti più disparati che le profondità marine, sconvolte, restituivano alla luce, ma mai una cosa strana come il baule verde...
Prese un vecchio straccio morbido e cominciò ad asciugarlo, strofinando energicamente, a un tratto il baule si apri con uno scatto silenzioso, facendo sobbalzare il giovane. Marco rimase perplesso, poi comprese di aver involontariamente sfiorato le borchie giuste, quelle  che toccate comandavano l’apertura...si accostò cautamente a guardare: il baule conteneva libri, vestiti, scarpe: deliziose scarpette col tacco e fiocco, Marco tuffò le mani nel baule per spostare delicatamente la roba e ne trasse fuori un abito da sposa perfettamente conservato( il baule era stagno, nemmeno una goccia d'acqua al suo interno) e un quaderno chiuso da un nastro blu, un diario.
Il giovane si sedette, provando una strana emozione e, sciolto il nastro, cominciò a leggere...
“Caro diario, sono stata alla festa alla festa da ballo ...ho fatto faville! Stasera nessuna ragazza aveva il mio sorriso, la mia allegria, la mia voglia di vivere! Ho ballato tutta la sera e spesso i cavalieri hanno litigato per prenotare il mio carnet...
Mi sentivo assolutamente euforica, e non ti dico che cosa mi è accaduto quando Terence mi ha portato una coppa di champagne e io l'ho bevuta d'un fiato!
Che bello il mondo a bollicine! Nemmeno il mio cavaliere riusciva a tenermi dietro quando è incominciata quella diavoleria nuova che si balla velocissimi e io letteralmente, volavo!
Alla fine del ballo ho avuto ben tre dichiarazioni d'amore e una proposta di matrimonio da parte del figlio del notaio Dechamp...gli ho detto che è pazzo! La vita è ancora tutta da vivere, perchè vogliono rubarmi la giovinezza?...
Marco sorrise, poi guardò la data che non aveva osservato prima: !4 febbraio 1925...una ruga gli solcò la fronte, ma da quanto tempo quel baule era sepolto in mare? E perchè il destino aveva deciso di portarlo alla sua riva proprio quella notte?....
San Valentino di quasi cento anni fa. Le parole di una ragazza giovane, piena di vita, di voglia di gioire e danzare...Davanti agli occhi di Marco si dipinge una scena: un grande salone , gente elegante, orchestra che suona magnificamente e una figura di giovane donna che danza con la grazia di una ninfa nel suo abito vaporoso...ondeggia lieve seguendo le note, delicata nelle braccia del cavaliere che ha lo sguardo fisso su di lei...d'un tratto la ragazza volge il viso e Marco la può vedere bene, ha lineamenti delicati e sorride emanando luce...Marco sente il suo cuore spezzarsi, letteralmente, la visione gli ha rubato l'anima...
Il giovane si sentì mancare le forze e si accasciò lentamente a terra...
Il giovane Marco giaceva a terra in uno stato particolare, quasi di trance: appena aveva visto il viso della ragazza una marea di immagini aveva assalito la sua mente, ancora scene del ballo, lei che adesso danzava con un cavaliere che evidentemente l'aveva colpita, perchè aveva un sorriso dolcissimo sulle labbra e non staccava gli occhi dal suo viso, ma il volto di lui non era visibile, la visione era concentrata sul volto di lei, il salone da ballo era quello di una nave, ora appariva chiaramente il ponte al di là delle cortine alle finestre, erano tutti viaggiatori quindi, probabilmente un viaggio di piacere...La musica era forte, il tono andava in crescendo, lo ossessionava, fece uno sforzo di concentrazione per uscire da quello stato...faticosamente ci riuscì, si tirò un po' su, seduto sul pavimento, la schiena appoggiata alla parete di pietra, fredda. Quel gelo lo calmò un poco, era tutto sudato e debole. Il diario era scivolato a terra, accanto a lui. Lo prese con mani tremanti e scorse l'ultima pagina " diario di Evelina Folieri, 1925"...
Il sole tramontava ormai e Marco aveva trascorso l'intera giornata a leggere il diario di Evelina. Si era innamorato perdutamente di lei. Una cosa sciocca e impossibile: come ci si può innamorare di una ragazza di un secolo prima, solo per aver letto delle cose scritte da lei? Evelina non esisteva più, era solo un'ombra, una illusione...e allora perchè sentiva quella tenaglia dentro quando pensava a lei? Innamorato di che cosa? Di parole! solo di parole che lei aveva scritto senza mai nemmeno sapere della sua esistenza...Marco si sentiva disperato, si dava del pazzo, rileggeva le parole della ragazza e i suoi occhi si riempivano di lacrime, sentiva di amarla, non avrebbe saputo come altrimenti definire ciò che provava...aveva voglia di vederla, stringerla fra le sue braccia, coprirla di baci. Sembrava che il tempo e lo spazio non contassero nulla, che davvero l'incontro di due anime fosse avvenuto in quella visione da trance che aveva vissuto. Cominciò a pensare che Evelina potesse avere dei discendenti, forse una nipote viveva da qualche parte nel mondo...Non c'erano indicazioni sulla città di provenienza dell'autrice del diario, ma pensò che forse, scartabellando ancora nel baule.....
Fu inutile. Il baule conteneva solo degli abiti, tutti piuttosto eleganti, altre due paia di scarpette, un paio di libri, uno di poesie d’amore e uno di preghiere, e quel diario che ora stava stretto sul cuore di Marco mentre lui, seduto sugli scalini del faro, osservava la magnifica luna nella notte quieta.
Chiuse gli occhi e cadde in una specie di torpore. Subito si ripresentò davanti ai suoi occhi la scena del ballo: Evelina danzava con la grazia di una gazzella, sorrideva al suo cavaliere e non staccava gli occhi dal suo viso...d'un tratto il cavaliere si voltò a guardarlo, come sentendosi osservato e a Marco mancò il cuore, perchè vide se stesso, identico in ogni particolare, la fossetta sul mento, il piccolo neo vicino al sopracciglio, il sorriso appena sghembo...
A un tratto la visione prese a tremolare, si udì una specie di boato e tutto cominciò a rovesciarsi nella sala da ballo della nave, altri sinistri cigolii, il pavimento si inclinò, la gente cadeva, scivolavano  uno sull'altro, cominciarono le urla, alcune candele accese infiammarono i tendaggi, fumo, urla,   ACQUA....
Lui è lì, ha abbracciato stretta Evelina e le grida tutto il suo amore, lei singhiozza, ma quando alza i suoi occhi a guardarlo, il cuore di Marco ha un balzo e per un attimo si ferma: è incredibile, negli occhi della ragazza legge felicità! I suoi si riempiono di lacrime...lei è così felice di stargli tra le braccia, che non bada affatto al naufragio in corso, è in un mondo fatato sola con lui.
Marco ragiona lucidamente, in fretta, ha sempre avuto una mente estremamente razionale e brillante, senza dire una parola trascina la ragazza verso il ponte di coperta, arrivato lì la stordisce con un piccolo colpo secco sotto il mento, le infila in fretta un giubbino salvagente e la consegna svenuta al marinaio che carica la scialuppa di salvataggio, appena in tempo...la barca scende in acqua...è l'ultima, dopo pochissimo un altro schianto secco : la nave si spezza e tutto precipita in un mare di buio e vortici risucchianti...
Precipita sott’acqua. Una sensazione di gelo e soffocamento, poi il nero assoluto…


 Una piccola barca approda all’Isolotto del faro, ne scende una donna, di mezza età, amcora dritta, col passo leggero, gli occhi chiari e piccole rughe intorno ad essi, a raccontare dei suoi sorrisi, mai  risparmiati…
La donna sembra sapere dove andare, percorre il viottolo, aggira il faro e si reca sul retro della costruzione, spinge un piccolo cancello e si avvicina a una tomba, curata, niente erbacce intorno, fiori freschi coltivati ai suoi piedi, lei li innaffia, leva una fogliolina gialla, poi siede lì, silenziosa.
“ Marco Bodrini, tragicamente deceduto in mare, 1905-1925”
Gli occhi della donna si riempiono di lacrime, con la mano accarezza la pietra, dolcemente…lo aveva conosciuto durante quel viaggio, se ne era perdutamente innamorata, ma il naufragio glielo aveva portato via e lui le aveva salvato la vita, se non l’avesse stordita, mai lo avrebbe lasciato sulla nave. Erano morti in molti: le scialuppe si erano rivelate insufficienti, molte erano andate perdute nella collisione con la secca del  fondale che aveva causato il disastro.
Evelina non si era più sposata, era vissuta solo nel ricordo del suo amore e, molti anni prima, aveva anche comprato un abito da sposa e, raccolte alcune cose cui era legata dal ricordo di quel viaggio in mare, compreso il diario, che il suo baule stagno aveva salvato, volle che fosse rigettato in mare , anche se lontano da dove era avvenuto il naufragio, lo aveva considerato un rito nuziale col suo amore…
D’un tratto la donna si portò una mano sul cuore, l’aveva presa un dolore lancinante…pochi attimi e il respiro del suo corpo mortale si fermò.
Una fanciulla, bella e un po’ spaurita, si staccò dal corpo della donna accasciata sulla tomba, lì accanto era Marco, emozionato, raggiante, stringeva tra le mani un abito da sposa e un quaderno chiuso da un nastro blu…
Si abbracciarono ed emanavano luce e musica, si fusero in una sola figura fulgida…ma prima di allontanarsi dal mio sogno, si girarono verso di me e mormorarono “Racconta la nostra storia d’amore! “
E io promisi che lo avrei fatto…
Titolo: Re: fiaba della buonanotte
Inserito da: Silly93 - 16 Febbraio 2009, 21:25:30 pm
Oh Kantuccia, com'è bella! :'( :'( :-X :-X :-X
Titolo: Re: fiaba della buonanotte
Inserito da: kant.51 - 17 Febbraio 2009, 09:01:56 am
Grazie Silly, ma va rifinita ancora.
Si potesse rifinire così anche la vita... :">