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PensieriParole: Cosa ne pensi su... => ...una poesia => Topic aperto da: Young dreamer - 2 Gennaio 2010, 21:00:36 pm
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Prendimi fra le braccia, notte eterna,
e chiamami tuo figlio.
Io sono un re
che volontariamente ha abbandonato
il proprio trono di sogni e di stanchezze.
La spada mia, pesante in braccia stanche,
l'ho confidata a mani più virili e calme;
lo scettro e la corona li ho lasciati
nell'anticamera, rotti in mille pezzi.
La mia cotta di ferro, così inutile,
e gli speroni, dal futile tinnire,
li ho abbandonati sul gelido scalone.
La regalità ho smesso, anima e corpo,
per ritornare a notte antica e calma,
come il paesaggio, quando il giorno muore.
(Fernando Pessoa)
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Questa è...incredibile,secondo me,per come ha dipinto con le parole l'abbandonarsi alla notte...
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Vero, molto bella, in senso animale assomiglia un pò al racconto da me postato un paio di settimane fa (credo). Nel mio era più probabilmente l'impatto con la Natura selvaggia dove il sentimentalismo lo inseriamo noi mentre in questa è l'uomo che colloquiando con se stesso si abbandona scentemente al suo destino. Molto bella.
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Quale tuo racconto brezza? :-)
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Quale tuo racconto brezza? :-)
Onde non obbligarti a rovistar in questo pozzo di san Patrizio te la ripropongo.
L’ultimo tramonto
...lentamente il gruppo si snodava nella savana, le matriarche all'esterno i cuccioli all'interno, era una bella giornata, da poco la stagione delle piogge era finita e a perdita d'occhio si vedeva il verde dell'erba e le acacie piene di tenere foglie. Lui, il grande vecchio, sentiva qualcosa di strano, il passo si stava facendo pesante, stanco. Annusò l'aria tiepida del primo sole sollevando la grande proboscide, le grandi zanne si sollevarono anch'esse, poi lentamente le abbassò, le grandi orecchie frustarono l'aria e un certo nervosismo percorse il suo grande corpo. Si fermò, il gruppo intanto procedeva, solo la matriarca a un tratto si voltò arrestando il passo. Si guardarono, lei emise un sordo brontolio poi un barrito, più lungo del normale, lui capì, era un addio. Lentamente li vide inoltrarsi nella boscaglia e sparire alla sua vista. Albe e tramonti, lunghi trasferimenti nelle desolate pianure riarse, le nascite dei piccoli, le lotte dei primi amori, la pazzia che ottenebrava il cervello nei momenti delle spinte ormonali, tutto questo e altro si presentò alla sua mente e anche lui capì che la Natura lo voleva ancora, un'ultima volta, questa volta per sè. Adagio riprese il passo cercando un posto che ancora non conosceva, salì con difficoltà una piccola altura dalla quale la savana dispiegava davanti a se la sua immensità. Tentò di restare in piedi ma a poco a poco le ginocchia gli si piegarono, poi un lungo impressionante barrito uscì dalla sua gola, e i suoi occhi videro l'ultimo tramonto di un giorno al mezzodì.
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Oh si si,ricordo questo brano,ma non l'avevo associato...Hai ragione,ci sono delle somiglianze nel trattare quest'abbandono...anche nel ripercorrere tutto ciò che ci si lascia alle spalle...
ps.Onde non obbligarti a rovistar in questo pozzo di san Patrizio te la ripropongo.
Grazie mille,gentilissimo. :-d