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AMORE DI LONTANANZA
Ricordo che, quand'ero nella casa
della mia mamma, in mezzo alla pianura,
avevo una finestra che guardava
sui prati; in fondo, l'argine boscoso
nascondeva il Ticino e, ancor più in fondo,
c'era una striscia scura di colline.
Io allora non avevo visto il mare
che una sol volta, ma ne conservavo
un'aspra nostalgia da innamorata.
Verso sera fissavo l'orizzonte;
socchiudevo un po' gli occhi; accarezzavo
i contorni e i colori tra le ciglia:
e la striscia dei colli si spianava,
tremula, azzurra: a me pareva il mare
e mi piaceva più del mare vero.
Antonia Pozzi (Milano 1912 – 1938) - Milano, 24 aprile 1929
La fantasia più forte della conoscenza può far scorgere anche il mare a chi non lo ha mai visto.
Vi propongo con piacere una poesia di Antonia Pozzi, che ho conosciuto dalle opere e dagli studi della professoressa e scrittrice Rossella Lovascio, ed ho apprezzato per la grande delicatezza e forza poetica... :-)...l'ho ritrovata proposta da fb poetico, ma inserirò altre poesie in seguito...
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Bellissima Kant!!!!anche la frase che hai scritto credo riassuma benissimo il concetto che la poetessa voleva portare alla luce...grazie di aver condiviso anche questa meraviglia!
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Grazie Satine, la frase non è mia, fa parte della presentazione di F B , e l'ho apprezzata anche io, prometto di inserire presto altre poesie della stessa, delicatissima autrice che morì suicida, poverina, per un amore infelice e una sensibilità esasperata in un mondo rigido e formale... :'(
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sensibilità propria di ogni animo che abbia in sè un po' di poesia... :'(
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Mi fa pensare a quando ricordiamo col senno di poi momenti passati, specie dell'infanzia o della giovinezza, e i ricordi si caricano di un'intensità nuova. L'intensità del momento era stata l'immaginazione, conseguenza della nostalgia, l'intensità del ricordo è l'emozione di voler tornare ad immaginare. Ma il mare lo avrà visto tante volte oramai, da grande, al momento del ricordo, non c'è più nulla da immaginare, non per lo meno con la forza di una bambina, eppure la cosa più bella è che ieri quel pezzo di mare immaginato l'aveva resa viva. E' una poesia straordinaria, grazie Kant.
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Riemersa da chissà che ombre
a pena recuperi il senso
del tuo peso
del tuo calore
e la notte non ha,
per la tua fatica,
se non questo scroscio pazzo
di pioggia nera
e l'urlo del vento ai vetri.
Dov'era Dio?
***
Signore, tu lo senti
ch'io non ho voce più per ridire
il tuo canto segreto.
Signore, tu lo vedi
ch'io non ho occhi più per i tuoi cieli,
per le nuvole tue consolatrici.
ecco ancora due frammenti di Antonia Pozzi
ricongiungimento
Se io capissi
quel che vuol dire
- non vederti più-
credo che la mia vita
qui-finirebbe.
Ma per me la terra
è soltanto la zolla che calpesto
e l'altra
che calpesti tu:
il resto
è aria
in cui- zattere sciolte- navighiamo
a incontrarci.
Nel cielo limpido infatti
sorgono a volte piccole nubi
fili di lana
o piume - distanti -
e chi guarda di lì a pochi istanti
vede una nuvola sola
che si allontana.
:-X...secondo me è bellissima...
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Speldide entrambe! Che bei ritrovamenti, Kant!
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ricongiungimento
questa mi rappresenta perfettamente, ma sono tute davvero belle! kant, hai un gusto strepitoso!!!
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grazie Ale, ma quella brava è la poetessa che leggiamo...
DOPO
Quando la tua voce
avrà lasciato la mia casa
ritorneranno di là dal muro
parole rauche di vecchi
a nominare nell'oscurità
invisibili monti.
Udirò greggi
traversare la notte:
il vento-curvo
sul letto dei torrenti-
scaverà
incolmabili valli nel silenzio
poesie tratte da "Antonia Pozzi-Il naufragio dell'essere- di Rossella Lovascio, ed.Interventi Culturali, Bari, 1980 "
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condivido.... è semplicemente bellissima e bravissima!!!!!!!!!
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Sempre dal libro di Rossella Lovascio: Antonia Pozzi, Il naufragio dell'essere,
di Antonia Pozzi, da " Nuovi quaderni"
Ti do me stessa,
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e stelle---bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.
Ti do me stessa,
il sole vergine de' miei mattini
su favolose rive
tra superstiti colonne
e ulivi e spighe.
Ti do me stessa
sul ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue, sulle colline,
fra tronchi di cipressi animati
di nidi--
E tu accogli la mia meraviglia
di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato al vento
limpido--della bellezza;
e tu lascia ch'io guardi questi occhi
che Dio ti ha dati,
così densi di cielo--
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
delle vette--