Ero giovane, spensierato
quando arrivai ad Auschwitz,
guardavo le donne, le loro gambe,
la loro bellezza straniera.
Il cielo era cupo e grigio
ed i corvi gracchiavano,
a completare quel triste contesto.
Pensavo di essere in un mondo irreale,
un mondo che, solamente, mi incuriosiva,
nient'altro.
commentando le gambe di una guida,
io ed i miei amici sorridevamo,
mentre entravamo in un stanza semi buia.
Un pozzo illuminato, ricoperto da un vetro,
alimento' la mia curiosita'.
Una canzone, nenia, inondo' la stanza,
Il sangue mi si gelo' e lunghi brividi
percorsero il mio corpo,
sentii una fitta al cuore,
il sorriso era sparito dal mio volto,
Lasciando il posto ad una tiepida lacrima.
Continua a fare il giro del campo
con la mente piena di perché'
alla vista di tanto orrore.
Uscii dal campo
e dietro ad un albero,
piansi a dirotto,
mi sentivo in colpa
per non essere vissuto in quel tempo,
per lottare, morire anche,
affinché' tutto questo non fosse avvenuto.
Ero un giovane senza pensieri,
ritornai a casa uomo.