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Autore Topic: la magia del mare  (Letto 1778 volte)

Offline angelfromthedark

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la magia del mare
« il: 24 Maggio 2007, 17:47:55 pm »
ragazzi questo è un romanzetto che devo mandare ad un concorso...avete voglia di leggerlo?



CAP.1
LA NONNA


Abitavo in una piccola casetta proprio sulla spiaggia. Una di quelle case abusive che tutti invidiano passeggiando in riva al mare,ma che nessuno immagina quanti problemi causino. Me l’aveva lasciata mia nonna in eredità,e mi ero rifugiata lì dopo la sua morte per fuggire alle ire e al clima tetro che mi perseguitava in famiglia. I miei genitori erano un litigio continuo e spesso la tensione che accumulavano la scaricavano su di me,quindi ogni sera mi ritrovavo chiusa nella mia camera a piangere e a chiedermi se fossi io la causa di tutto quel caos generale che perseguitava i miei familiari.
 Ero figlia unica e mi ritrovavo a non avere neanche una sorella o un fratello con cui dividere quel dolore. E ero anche priva di veri amici perché chiusa nel mio dramma e nel mio dolore mi aprivo con difficoltà,spaventata dalle insidie che il mondo era pronto a porre lungo la mia strada.
L’unica persona con cui mi confidavo era mia nonna. L’unica rimasta. L’unica persona che davvero mi capiva. Ogni fine settimana fuggivo dalla mia casa per correre nella sua casetta sulla spiaggia. Per assaporare la natura più pura:il mare d’inverno,quando è desolato,incontaminato dalla tempesta di persone che si affollano ai primi raggi del sole. Mi piaceva addormentarmi cullata dal cinguettio dei passerotti e risvegliarmi con le prime luci dell’alba. Mi piaceva fare colazione con la pizza comprata calda dal fornaio dietro l’angolo,e il latte che il lattaio portava a mia nonna ogni mattina. Mi piaceva lo stato brado e la tranquillità che abitava Terrazzurra,era questo il nome del paese. E mi piaceva lasciarmi coccolare da mia nonna,da tutte le sue premure,dai suoi racconti di vita vissuta così densi di una realtà che non conoscevo,una realtà così vera,palpabile e inesistente nella mia vita di tutti i giorni. Mi piaceva sentirla raccontare della sua infanzia,di come aveva dovuto lasciare la scuola a otto  anni per aiutare la famiglia,di come era cresciuta con tre sorelle e due fratelli, di come aveva dovuto fare da madre ai più piccolini quando era ancora una bambina. Mi piaceva sentirla raccontare del mio bisnonno che aveva passato anni in galera per aver rubato del pane per sfamare loro,di come la mia bisnonna avesse stretto i denti e avesse lottato duro fino al suo ritorno,di come tutti loro avessero  lottato contro la fame,contro la povertà,contro la malattia. Mi piaceva ascoltare i suoi racconti di vita vissuta perché lo faceva con il sorriso. E mi meravigliava come tutta questa durezza che la vita le aveva regalato,l’avesse fatta crescere e diventare quello che era e le avesse regalato il vero piacere di gioire. Nei suoi sorrisi c’era la gioia più pura che io avessi mai visto. Mi meravigliava come tanto dolore e tante tragedie (era ormai l’unica sopravvissuta dei suoi fratelli,i maschi morti in guerra,le sorelle una morta in fasce,una morta a tre anni per una sciocca influenza e l’altra morta pochi anni prima,di vecchiaia) le avessero insegnato ad assaporare la purezza di ogni instante e a ricercare costantemente una felicità semplice,senza fronzoli. Mi meravigliavo di come una persona come lei potesse avere un figlio come mio padre, e quando tentennando sul punto di piangere le esponevo tanta mia incomprensione, lei mi sorrideva e mi rispondeva : “La ricchezza,la tecnologia,il frastuono della vita facile, generano un circolo vizioso da cui non si fugge. Tuo padre è un uomo buono,sono gli agenti esteriori che malvagi coprono il suo vero volto”.E chiudeva così il discorso. Non provava il minimo rancore per lui, né per gli altri due suoi figli. Non vi era rabbia nei suoi occhi anche se era praticamente stata abbandonata da loro:una telefonata al mese circa e la cena di Natale,solo questo li teneva uniti. Eppure negli occhi di mia nonna c’era solo un immenso amore.
Quando,finito il fine settimana,dovevo tornare a scuola,quindi a casa dai miei,tornavo nell’inferno dell’effimero,tornavo nelle grida dei miei genitori,nell’insoddisfazione costante di ogni giorno,nei discorsi vuoti di compagni di classe che si sfidano a chi ha il cellulare più aggiornato,nella solitudine. Eppure vi tornavo con un sorriso,che piano piano giorno dopo giorno si affievoliva fino ad arrivare al sabato con il muso lungo,le lacrime agli occhi e il cuore infranto. Ma il sabato scappavo da lei,così il sorriso tornava e si poteva riaffrontare la settimana.
Mia nonna mi salvò per tutti quegli anni. Così quando lei morì io rimasi sola nel dolore e nella disperazione senza appiglio. Avevo sedici anni appena e frequentavo il terzo anno di liceo. Il mio stato di desolazione durò circa due mesi. Infatti due mesi dopo la sua morte arrivò la notizia.
Mio padre entrò a casa e mi chiamò a gran voce. Mi disse che doveva parlarmi di una cosa importante. Mi fece sedere sul divano e mi diede una busta chiusa sigillata con della ceralacca. Poi cominciò a parlare. Mi disse che la nonna prima di morire aveva lasciato un testamento. Nel testamento assegnava a me la sua casa al mare. La casa in cui attualmente vivo. Aggiunse che poiché ero minorenne la casa per il momento era sua,che l’avrebbe amministrata lui nel mio interesse, e che nel mio interesse l’avrebbe venduta e con i soldi della vendita avrebbe pagato la mia università. Infine mi disse che la nonna aveva lasciato anche una lettera indirizzata a me,probabilmente una lettera strappa lacrime su quanto mi voleva bene e che persona straordinaria fossi. Era la lettera che tenevo in mano.
Lo lasciai finire,poi gridai con tutte le mie forze che la casa era la mia,che la nonna l’aveva lasciata a me,che non aveva alcun diritto di venderla,che all’università non ci sarei andata e che quella casa lui non doveva neanche guardarla. Mia madre corse in salone per capire cosa stesse succedendo. Continuavo a gridare e minacciare mio padre,gli dissi che mi sarei uccisa se avesse toccato quella casa,che non sarei più uscita dalla mia stanza e mi sarei lasciata morire di fame. Quella casa era la mia unica isola di tranquillità,era il mio piccolo pezzo di paradiso,era tutto quello che mi teneva ancora unita a mia nonna e Terrazzurra era l’unico mio appiglio di sopravvivenza. Mia madre cercò di calmarmi,mi prese fra le braccia e mi disse che andava tutto bene,che papà non avrebbe mai fatto una cosa simile e che sarei stata io a decidere il destino di quella casa. Lanciò uno sguardo furioso verso mio padre e mi portò in cucina,mi fece sedere,mi preparò una camomilla e riprese a cucinare.
Poco dopo andammo tutti a cenare. Il clima tetro quella sera era ancora più denso del solito. Mia madre furiosa e io offesa,ferita,preoccupata allo stesso tempo. Toccai  a malapena il cibo,poi chiesi scusa e andai in camera mia. Chiusi la porta chiave e,distesa sul letto,aprii la lettera sigillata di mia nonna.

“Cara Ariel,
se stai leggendo questa lettera vuol dire che io ti sto guardando e sto vedendo le tue lacrime scorrere lungo il foglio.Non piangere piccola mia,potresti macchiare questa lettera e non comprenderne più il significato.E questa lettera ha un’importanza cruciale,credimi.Asciuga i tuoi splendidi occhi nocciola e stammi bene ad ascoltare.Di tutte le cose belle che la vita mi ha regalato tu sei stata la più bella,la più intensa,la mia maggior soddisfazione.Non è stato facile il tuo cammino fin qui,ma ora lo sarà ancora meno,presa dal tuo dolore credi ora di aver perso anche la tua unica salvezza.E invece non è così.Io ti sono vicino in ogni istante,quando ti addormenti,quando ti svegli,nei tuoi sogni,nei tuoi studi,nei tuoi litigi nelle grida e nei pianti.Tua nonna è sempre lì di fianco a te,basterà guardare più attentamente col cuore per sfiorarmi.Non volevo scriverti una lettera in cui esalto le tue qualità o ti ricordo il bene che ti voglio e sottolineo il legame unico che c’è fra noi,perché tutto questo tu lo sai già e quando lo dimentichi,la mia  voce sarà pronta a ricordartelo.Questa lettera è un libretto di istruzioni.Se la stai leggendo è perché tuo padre te l’ha portata dopo aver aperto il testamento. Ora devi fare un passo indietro e ricordare alla perfezione un particolare:la lettera era ben sigillata?Se non lo era tuo padre l’aveva già aperta e sarà già pronto a metterti i bastoni fra le ruote. Ma anche se così fosse tranquilla,tuo padre avrà anche già avuto una brutta sorpresa perché nei minimi dettagli l’ho incastrato dandoti istruzioni e nomi per cui non vi è modo di farlo. Però se proprio non riuscirai a sopportare la rabbia per la violazione della tua privacy,potrai sempre rivolgerti alle persone che ti citerò di seguito. E caro Angelo,se stai pensando di non dare questa lettera a tua figlia,sappi che è solo per metterti alla prova che ho lasciato che il Dott.Caucasi consegnasse la lettera a te e non a lei di persona. Tua figlia sarà contattata entro tre giorni e se non le sarà pervenuta questa lettera ne vedrai delle belle…anche se son qui su,son pur sempre tua madre e ho il dovere di punirti. Tornando a noi piccola Ariel,qui di seguito ti do tutte le istruzioni per fare in modo che nessuno tocchi la tua casa al mare,tutti i nomi necessari e le procedure da svolgere per far rispettare i tuoi diritti. Purtroppo ero a conoscenza dell’arrivo della mia morte,ho sempre avuto un sesto senso per queste cose,e sapevo che non avresti avuto ancora 18 anni. Ma bambina mia non lasciarti abbindolare dalle parole di tuo padre,quella casa è tua,non sua,solo tu hai il potere di darle il senso che ha sempre avuto. Mi fido di te…lasciala a chi possa portare avanti quel senso perché anche la casa possa morire serenamente avendo il senso che aveva quando è stata costruita molti anni fa…Ti sono vicino e ti osservo…ti voglio bene
                                                         Tua Nonna”

Di seguito erano riportate tutte le istruzioni per emanciparmi,dichiarare l’indipendenza pur non avendo compiuto ancora diciott’anni,impedire che altri s’impadronissero di ciò che era mio,con la scusa che io come al solito,non avevo l’età. Mia nonna aveva scrupolosamente indicato l’avvocato giusto e il notaio giusto,le persone di cui dovevo fidarmi e da cui dovevo lasciarmi consigliare,le persone sulle quali avrei potuto fare affidamento,che non mi avrebbero lasciato sola. Quando ebbi finito la lettera sorrisi. Era buffo come mia nonna si fosse sbagliata su mio padre. La lettera era sigillata. Forse lei prevedeva mio padre,eppure mio padre era stato talmente bravo da prevedere lei ed evitare di passare guai. Ed era altrettanto buffo come tutti i nomi che lei mi aveva dato fossero di  abitanti di Terrazzurra o limitrofi .Comunque quella lettera mi fu preziosa.
In poco tempo sbrigai tutte le pratiche per emanciparmi e dopo lunghi dibattiti in cui mio padre si accaniva e mia madre,forse per la prima volta,lo fiancheggiava,in cui mio padre aveva speso follie per aggiudicarsi i migliori avvocati,fui emancipata e ebbi tutto il diritto di trasferirmi alla mia casa. Ed ebbi la conferma che Terrazzurra era un posto eccezionale,eccezionalità confermata dal fatto che i suoi abitanti mi avevano permesso ciò,senza chiedermi uno spicciolo,vincendo contro avvocati costosi e famosi.

Così a diciassette anni appena compiuti presi le mie cose e mi trasferii sulla spiaggia. Salutai i miei genitori che piangevano. Non provai rabbia per le loro lacrime forse finte,provai forse pena per loro. Io stavo andando a rinascere mentre loro restavano lì a marcire. Mi sentivo in colpa,ma del resto,in tutti quegli anni non ero riuscita a far nulla, nonostante mille tentativi,  per salvarli,e se avessi chiesto loro di venire con me a Terrazzurra mi avrebbero riso in faccia:il lavoro era lì,i soldi erano lì,la loro vita era lì in città,non in un piccolo paesino sperduto dal mondo. Li salutai e salii nella macchina del Dott.Caucasi,il fedele notaio di mia nonna,che mi era venuto a prendere,una di quelle persone,uno di quei nomi,che non mi avrebbero mai abbandonato.

Era metà giugno quando mi trasferii a Terrazzurra.Era appena finita la scuola e non mi ero assolutamente posta il problema di cosa avrei fatto l’anno successivo né cosa avrei fatto per guadagnarmi da vivere da sola.Avevo i duecento euro che mi avevano dato i miei genitori e circa duemila euro sul mio conto postale(mia nonna da quando avevo 15 anni mi versava ogni mese cento euro),ed era tutto ciò che credevo mi servisse.

Così mi ritrovai nella mia casetta sulla spiaggia,a metà giugno,quando la matassa di gente di tutti i tipi inquinano le spiagge e rendono impossibile la visuale del mare.Però ero felice,felice di aver trovato una mia dimensione,felice di avercela fatta.


Perchè soffro?vengo forse io punita per aver amato troppo?amerò dunque io di più.

Offline Emmy'94

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Re: la magia del mare
« Risposta #1 il: 25 Maggio 2007, 18:52:51 pm »
è bella! =) =)
Nec spe, nec metu...