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Il Bagatto
- Mathen? Mathen? Dove ti sei cacciato?-
Aveva un bel gridare a squarciagola la ragazza, fra i carrozzoni del Luna Park ormai silenzioso e deserto. Si aggirava con grazia tra i caravan colorati, una figurina svelta e agile, con i jeans attillati, la magliettina corta che le lasciava semiscoperti i fianchi e l’ombelico e un piccolo piercing scintillante alla narice sinistra. Le scarpe da ginnastica erano lise, ma, senza fare alcun rumore, davano ai suoi piedi, piuttosto grandi ( del resto la ragazza era alta ) una presa salda sulla terra battuta, fra i mille cavi tesi o mollati, le pedane delle giostre, gli steccati colorati che separavano le varie attrazioni, i baracchini, i botteghini, i chioschi adesso chiusi, le saracinesche abbassate come palpebre su occhi spenti.
C’era ancora il vecchietto dei pesciolini rossi; si attardava, a luci fioche, a mettere a posto le palline da ping-pong che i clienti cercavano di lanciare sulla piramide di bocce di vetro contenenti i pesciolini: chi riusciva a centrarne una, vinceva e andava via portandosi una bustina di plastica trasparente ove un pesciolino rosso continuava a girare in tondo.
La ragazza si chinò a raccogliere due biglie che giacevano dimenticate a terra e, avvicinatasi allo steccato, prese velocemente la mira e tirò: plaf! Centro.
Il grande pesce dorato in cima alla piramide sobbalzò nella sua boccia, al tuffo preciso della pallina. – E così hai vinto, Marina!- esclamò, voltandosi, il vecchietto dei pesciolini.
- Certo! Come sempre!- sorrise Marina di rimando- Ma questo pesce è più ubbidiente di Mathen? Un giorno o l’altro lo perderò quel cagnaccio!- concluse scuotendo la testa.
- EEH! Che vuoi! E’ primavera! Anche il tuo Mathen sente il richiamo dell’amore…c’era giusto una bella cagnetta bianca qui, poco fa…Guarda guarda!- riprese il vecchio- Che ti dicevo?- e indicava un angolo fuori dal cancello del Luna Park: un ragazzo portava al guinzaglio una cagnetta bianca e Mathen, uggiolando e scodinzolando, li seguiva festoso. Il ragazzo si fermava paziente, aspettando che il gioco e il corteggiamento fra i due cani avesse una piccola interruzione e allora ne approfittava per avanzare un altro po’ sulla strada.
Marina li raggiunse ansante per la corsa:
- Mathen! Monellaccio! Fila a casa!-
Il ragazzo la squadrò incuriosito, inarcando un po’ le sopracciglia, con un’espressione divertita negli occhi scuri e vellutati. Mathen, invece, guaì e si mise a saltellare intorno alla padroncina, quasi per farsi perdonare…
- Gelosa?- chiese ammiccando il giovane, con un sorrisino ironico.
- Che c’entra, scusi?- interloquì Marina, piuttosto seccata- E’ che questo disubbidiente mi fa perdere sempre un sacco di tempo, con tutto il da fare che ho…
- Ah! Quindi è molto impegnata!- riprese il ragazzo, sempre col suo sorrisino- Forse le converrebbe non tenere un cane, se non ha il tempo di occuparsene…
- E chi è lei, per dirmi ciò che devo o non devo fare?- sbottò Marina, veramente irritata con quel ragazzo dall’aria insolente, così bello e sicuro di sé.
- Scusa! Scherzavo! Non te la prendere così…come ti chiami?- replicò lui, passando al “ tu”- Io sono Bruno, piacere!- concluse, tendendo cordialmente la mano
- Marina, piacere, e scusami tu! Mi dispiace che il mio cane ti abbia dato fastidio, ero occupata a lavorare fino a poco fa…sono lì, al Luna Park, al tirassegno. Quando il cane è scappato via per correrti dietro, non mi sono accorta di nulla…- Marina strinse la mano del giovane: la presa era calda, sicura, le provocò un leggero formicolio alla schiena, forse arrossì anche, un poco…- E’ bella la tua cagnetta, è di razza?- sorrise, cambiando discorso
- Sì, è un setter inglese…ma, piuttosto, dimmi di te, dunque lavori al Luna Park?-continuò Bruno con interesse.
Così i due ragazzi presero a chiacchierare sotto una pallida luna di vetro, mentre un vento leggero scompigliava i lunghi capelli di Marina e Mathen e la cagnetta saltellavano qui e là, annusando le folate che portavano con sé i mille sentori della città.
Parlarono a lungo e si salutarono riluttanti, come, del resto, i due cani, che avevano giocato felici.
Marina camminava lungo i sentieri del Luna Park un po’ sognante e un po’ malinconica: ancora due giorni e sarebbero partiti anche da lì, la prossima festa patronale era in un paese a un centinaio di chilometri, avevano già i permessi comunali in tasca per accamparsi in periferia e fermarsi una settimana. Doveva soffocare dentro di sé la gioia dell’incontro con Bruno: frammenti di felicità, sogni per il futuro, semi di un amore…il vento li avrebbe portati via, sarebbero rimasti come lettere dimenticate sul fondo di un cassetto, il chiacchiericcio di due ragazzi al chiaro di luna, le ombre dei cani saltellanti che sembravano danzare, il profumo delle foglie di eucalyptus, l’unico, grande albero nel piazzale antistante il Luna Park, che la brezza scuoteva, frusciante.. sarebbe scomparso tutto. Era la vita dei girovaghi: mille volti, mille esperienze, mille tracce che presto diventano evanescenti, niente radici, niente vita di quartiere, niente messa domenicale nella parrocchia dell’infanzia, con il calore, forse un po’ soffocante, ma solido e sicuro, dei vicini di casa…
Aprì dolcemente la porta del caravan in cui viveva. Le luci non erano accese, la vecchietta seduta accanto al tavolo non ci badava: era tranquilla, ma viveva in un mondo tutto suo, dove la luce delle lampade non era importante.
- Nonna?! Sono qui, sono tornata! Era scappato quel monellaccio di Mathen, ma l’ho ritrovato! E …nonna! Ma che cosa…?
Marina sgranò gli occhi, guardando il tavolo davanti alla vecchietta: disposti ordinatamente innanzi a lei, sul piano, c’erano i Tarocchi. Erano quelli di sua nonna, inconfondibili, antichi e preziosi, un’edizione d’arte, che valeva molto. La vecchia li usava quando, giovane ed efficiente, costituiva una delle migliori attrazioni del Luna Park: “ Da Artemisia, il chiostro della cartomante “. Tanta gente ci andava per conoscere il futuro, e lei era molto brava: aveva confidato alla nipote che il più delle volte barava e inventava, basandosi anche su quella psicologia spicciola che le faceva intuire molto della persona che le stava davanti, ma, a volte, si squarciava un velo nella sua mente e Artemisia riusciva a intravedere lampi di futuro, aveva vere e proprie premonizioni.
Ora i Tarocchi antichi erano lì, davanti a lei, i suoi occhi ammiccarono con aria di complicità mentre mormorava:
- Ti aspettavo, Marina, stasera è luna piena, la Croce del Futuro è aperta per te, cara…vieni, vieni!-
A Marina tremavano un po’ le ginocchia: da tanto tempo la nonna non le si rivolgeva con quel tono calmo, cosciente, consapevole. A mano a mano che la malattia incalzava, la sua voce si era fatta infantile, piagnucolosa, balbettava spesso parole senza senso.
- Guarda! Guarda, Marina!- riprese la vecchietta- Vedi, qui a destra c’è il Sole, accanto agli Innamorati, e qui, in fondo, è finito il Carro, legato alla Giustizia…dunque, fortuna in amore, un incontro importante…e niente più viaggi!
- Nonna, che dici? Ma se è la nostra vita!?- balbettò Marina
- Ma io non dico nulla, cara, sono le carte! E con la luna piena non mentono, lo sai…Ecco, vedi? Al centro c’è la Morte, ci sono grandi novità! E il Mondo e la Papessa sono affiancati: con la protezione di qualcuno, cambierai lavoro…
- Tutto questo mi spaventa, nonna! Tutti questi cambiamenti…sarò capace di affrontarli? Non mi piace la nostra vita, ma è tutto quello che ho, ha le sue certezze…
- Aspetta, cara, non ho finito: scegli una carta, ora…ecco…- esclamò la vecchietta – ooh! E’ il Bagatto, il Giocoliere! E’ la carta di chi si costruisce il destino, piccina mia , un giocoliere, con la sua volontà, con l’abilità della sua mente e la destrezza delle sue mani, domina gli elementi, contrasta gli avvenimenti ciechi, sfrutta le leggi naturali per il suo utile…sii dunque tu la padrona del tuo destino, segui il tuo cuore, ma vigila sempre con la tua mente…E ora basta, cara, sono stanca! Aiutami ad andare a letto…
Non disse più una parola, Marina la accompagnò a dormire e, mentre si allontanava, la udì sussurrare” Ti voglio bene, piccola mia!”…..
- …Credo siano state le sue ultime parole!- pensava Marina. Era seduta fuori, sui gradini della villetta, fumava una sigaretta: il fumo si alzava in volute lente, la brace della punta rosseggiava più intensamente quando aspirava. Era stata una buona giornata, aveva lavorato parecchio, con soddisfazione,le piaceva il lavoro nel negozio, accanto a suo marito, così come le piaceva la sua casetta con i fiori in veranda e il chiasso dei bambini. Accarezzò il cane che le stava accanto, e questo reagì festosamente,muovendo la coda, si aprì la porta della veranda e ne uscì un uomo dal sorriso dolce e gli occhi di velluto scuro:
- Marina? Sei qui? I bambini dormono, ti tengo un po’ di compagnia…- disse Bruno
- Sì, sai ripensavo ai Tarocchi della nonna…secondo te, Bruno, quella sera la nonna barava, o aveva veramente previsto il nostro futuro?- domandò Marina
- E chi può dirlo?- le rispose il marito stringendola a sé…