ciao raga, sto qui a proporvi questo libro che io trovo a dir poco "eccezziunale veramente".
Hannah Arendt, l'autrice del libro, fuggi dalla germania nazista per le sue origini e lavorò presso le più illustre università d'america. oltre "la banalità del male", vorrei anche ricordare l'altro libro, che più che altro è un trattato filosofico: "le origini del totalitarismo".
"la banalità del male" ci dice essenzialmente, che il male è commesso dagli individui più "normali" e "banali" che esistano. nn è il diavolo che si è incarnato nei nazisti, ma questi sono normalissime persone. il libro narra del processo di eichmann, un ufficiale nazista accusato di aver gestito la deportazione degli ebrei nei lager. Ne nasce un libro scomodo: pone le domande che nn avremmo mai voluto porci, dà risposte che nn hanno la rassicurante certezza di un facile manicheismo. il male che eichmann incerna appare alla Arendt "banale", e perciò tanto più terribile, perchè i suoi servitori più o meno consapevoli nn sono che piccoli, grigi borocrati. i macellai di questo secolo nn hanno la "grandezza" dei demoni: sono dei tecnici, si somigliano e ci somigliano.
nn so se sono riuscito ad incuriosirvi, ma a me il titolo ha subito attratto. sono sicuro che dopo averlo letto avrete tutti un'idea più chiara dell'assurdo sterminio della popolazione ebraica
Buona lettura!