Con qualche anno in più scivolato fuori dalla pazienza
don Arcibaldo, parroco della parrocchia di San Teo
stanco di guidar pecore che sconfinavano
verso miraggi ingiudicabili, era solito mettere nel calice della messa
un buon vino per poi approfondire il gusto dietro la sacrestia
con una bottiglia di riserva,
Un giorno per alleviare un dolore reumatico
accompagnò col sangue di Cristo una pastiglia
e mentre compunto si apprestava alla cerimonia
la strana alleanza che aveva ingoiato si ribellò
e un rutto simile a un temporale di una calda stagione
forzò la sua bocca tra lo stupore dei fedeli
Don Arcibaldo abituato con filosofie
a mediare col cielo e col diavolo non si scompose e disse
fratelli... è il signore che si serve di me
dentro di me ci son le valigie dei vostri peccati
e son troppi per esser spediti, esser lavati
poi con sicurezza che gli calzava la parte con voce più dura proseguÌ
che la chiesa non sia intesa come una punizione alla vostre malfatte
ma solo il luogo per essere più vicini al signore
e che siano raddoppiate le offerte in suo onore
Alcune signore guardarono sulla fronte i loro mariti
qualche fanciulla si toccò in modo fugace il basso ventre
il sindaco si aggiustò la penna al taschino
qualche nobiltà, una impercettibile pacca
sul lato sinistro del petto, sul portafoglio
una vecchietta fece il segno della croce
il sacrestano fissò lo sguardo sulla custodia delle offerte
Gesù sulla croce
non voglio insistere ma chinò ulteriormente la testa
Poi...
la pace sia con voi
e io sottovoce... e con lo stomaco.
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Da:Normalità incondivisibili Tra Maschere Clonate
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