“Credo di aver raggiunto una fase molto, molto importante della mia vita” disse Jim a Jessy, la sua migliore amica.
“quale?” chiese lei.
“non so se tu possa capire…”
“Provaci allora…prova a dirmelo”
“bhè”, iniziò Jim “ ricordi quando sei stata messa al mondo?”
“è un po’ difficile, per quanto sia straordinario, dubito che tu possa ricordare” rispose lei.
Jim prese tempo…non perché non avesse la risposta in testa. Suspense. L’imprevedibilità, la capacità di giocarsi tutto con una mossa inaspettata.
Accese la camel, Jim, e guardò i piccioni posarsi accanto a lui. Di solito non amava molto quelle bestie, per via della loro stupida ignoranza, ma quel giorno anche lui regnava nella beata ignoranza. Quel giorno li capiva davvero.
Poi ricominciò “non intendo chiederti di ricordare l’immagine della tua venuta al mondo…intendo chiederti se ricordi della tua nascita…della tua infanzia…della spensieratezza”
“certo che la ricordo…” rispose lei…ma lasciando in sospeso qualcosa. Era come se già immaginasse che Jim, dovesse dirgli qualcosa di profondo, insensato e reale allo stesso tempo.
“bene” proseguì lui sorseggiando il gin e tirando la sigaretta “ricordi quei tempi. Quegli anni. Non dovevi assolutamente dimostrare nulla al mondo. Non dovevi continuamente confrontarti. Non dovevi vivere sul filo del rasoio…e allo stesso tempo non capivi.”
“che significa? È ovvio, ero troppo piccola per capire cosa stessi facendo..”
“No per dinci. Non intendo questo. Non capivi che gli adulti alle tue spalle stavano vivendo solo per te. SOLO PER TE. Non capivi che sarebbero scesi in strada a battere, per tenerti viva.”
“…questo lo so….ma..”
“ma cosa? Cristo, loro ti amavano e ti amano ancora, ma non è quello il problema. Il nocciolo sta nel fatto che hanno perso quella spensieratezza…hanno cominciato a vivere per il lavoro, perché quel lavoro di merda rappresentava la tua vita d’oro. E’ uno scambio equo secondo te? La loro vita più un lavoro di merda, per te? E non perché tu valga di meno, ANZI. Tu vali molto di più di tutto quanto, ma è qua il problema. Chi ca**o credono di essere i sovrani, per renderci tutto cosi difficile e mettere sulla bilancia una vita o un’altra? Chi ca**o sono?”
“non so, nessuno credo..però loro si occupano di tutto, che diamine, non è mica facile” rispose jessy.
La sigaretta finì, ne accese un’altra, Jim. Poi con una calma oceanica, rispose..
“DI tutto cosa? Di che si occupano? Promettono A e rispondo B. Parlano di noi come se fossimo loro pari è vero. E poi? Ci schiacciano questi cazzoni. Perché sono lassù? Perché NOI ce li abbiamo messi, per evitare problemi e grattacapi. Perché non siamo abbastanza bravi per tutto ciò. Perché abbiamo bisogno di qualcuno che ci tenga il culo a galla. E non fuori dall’acqua gelida, a GALLA.”
Il vento cessò subito. Anche il cielo aveva sentito quelle parole, forse qualcuno si stava infuriando. Forse perché aveva detto la cosa giusta e non poteva rimediare. Forse perché aveva detto al verità e questo gli dava fastidio, perché lui è uno di loro. Può essere cavolo. Chi dice che colui che ci domina, non è altro che un cazzone spietato e cattivo? Chi? Nessuno. NESSUNO. Nessuno potrà mai provarlo.
Dopo qualche minuto, fiatò ancora Jim..
“ La spensieratezza che avevi da bimba…il fatto che non dovessi avere l’obbligo di sfornare qualcosa per qualcuno, perché altrimenti quel qualcuno di sarebbe incazzato a bestia e tu saresti crollata. Perché passavi sempre con facilità alle elementari ad esempio?”
“Ho capito il discorso…perché le aspettative non erano le stesse…”
“esatto. E non per la facilità, quella è relativa…con gli anni si matura e si è portati a migliorare le proprie prestazioni, almeno fino ai 30 anni. Da piccoli siamo portati a quel tipo di scuola, più in là, con le capacità al top, arriveremo all’università o ai college o a quel che sia..La differenza sta nelle aspettative, nessuno chiede niente e tutti passano avanti senza problemi…oddio, quasi tutti, alcuni non ce la fanno perché appunto, già da piccoli, sono sotto pressione, sia da genitori che da professori o maestre..”
“E’ vero….” Rispose Jessy sorridendo “a volte ci avevo anche pensato, ma non ho mai esplicitato cosi bene questa cosa..”
“lo so. Per questo sono qua con te…perché sei un piccolo fiore in mezzo a un mare di ortiche.”
Lei sorrise…lui anche. Non si abbracciarono, sarebbe stato troppo smielato. Troppo umano? Forse, può essere.
“quindi, quando inciderai la prossima canzone?” chiese Jessy
“quando il cuore mi porterà a poggiare la mia mano su una penna e partirà senza che io possa fermarla…quando avrò le vene cosi cariche di emozioni, che il sangue starà fuoriuscendo dalle orbite degli occhi. Quando mi andrà, non quando me lo ordineranno”
L’acqua era limpida e non c’era molto silenzio, troppi ragazzini in preda al loro pallone, ma non disturbavano…erano ancora spensierati, senza aspettative e senza preoccupazioni. Solo i piccioni infastidivano le loro teste con qualche scaccolata…e loro imprecavano, lamentandosi di quei poveri animali che non capivano…E pensare che in futuro, avrebbero dovuto spalarla la merda, da chi capiva…
Avevo detto che li odiavo i piccioni…mai come la nostra razza. Forse non li odiavo affatto…forse ci imitano e basta.
