Precario.Alzarsi la mattina, guardarsi intorno, cominciare ad odorare il sapore aspro di un'altra giornata che comincia con un lavoro che domani potresti non avere più. Entrare nel luogo di lavoro che ormai mette ansia: ti hanno fatto capire che devi lavorare al massimo per avere rinnovato il contratto.
Le sere degli ultimi giorni di contratto guardi le tue cose, conti i tuoi quattro risparmi e non riesci a dormire. Ancora non sai, nessuno ti ha dato una certezza, pensi:
-”Il mese prossimo che farò?”.
Non sai se puoi fare un felice Natale o una tanto desiderata vacanza. Guardi le tue cose e pensi che prima o poi dovrai cederne una parte per mangiare un panino.
Quella settimana di malattia hai paura perché sai che ti costerà economicamente, sai che già ti era stato chiesto di lavorare al “massimo” e quando tornerai non potrai lavorare al “massimo moltiplicato due” e per di più non starai ancora benissimo. Pensi:
-”E se questo malanno durasse un'altra settimana?”.
Se durasse un'altra settimana potresti avere la sorpresa che qualcuno è subentrato al tuo posto. Il tuo contratto lo porterai a termine, questo nessuno te lo toglierà. Ma ti potresti accorgere di essere messo in un angolino a fare poco ed alla scadenza ... Semplice: niente rinnovo. Tu lo sapevi, avevi sentito l'odore di fine quando hai capito che il “lavoro” che ti avevano appioppato era giusto per tenerti fino a scadenza contratto.
Poi dopo qualche mese ti capita la “fortuna” di essere richiamato e rivedi volti noti, che peraltro non avevi più sentito, ricuci qualche contatto, ti senti di nuovo a casa. In quelle 40 ore settimanali sono un po' la tua famiglia. Questo succede la prima volta, forse la seconda. Alla terza hai realizzato che molti di quei visi noti sono noti se sei dentro e quando sei fuori non esistono. Non possono essere la tua famiglia. Loro, che lavorano sempre lì, sono una famiglia in cui tu sei momentaneamente ospite.
Cerchi di capire che possibilità hai di essere assunto in modo definitivo, ma ti accorgi che in fin dei conti al mondo conviene che tu sia spronato a lavorare dal rischio di perdere il lavoro e dalla speranza di essere assunto ... E così ancora contratti ...
Anche quando i contratti sono consecutivi, ogni scadenza è una passione, ogni volta che ti ammali soffrì il doppio, anche se hai qualche linea di febbre vai a lavorare lo stesso. E quando qualcuno ti chiede:
-”Perchè non sei rimasto a casa?”.
Rispondi sorridendo:
-”Non vedi! Sto benissimo!”. E pensi:
-”Ma lo sa che sono precario? ... Se lo sa o non sa che significa essere precari o è uno str**o!”.
Ovviamente chi te lo dice o è un precario alle prime armi, o qualcuno che – magari è stato precario – ma ha un bel contratto a tempo indeterminato.
Dopo qualche anno, magari 5 o 6, cominci a pensare che nessuno ti vuole assumere perché non sei il massimo dell'efficienza, cominci ad accorgerti di non essere più sempre pronto e reattivo, cominci a sentirti sfruttato, cominci a sapere che se ti stresserai lavorerai sempre peggio ... Pensi:
-“Mi avevano chiesto il “massimo” ed io invece affondo”.
E qui ti viene lo stress sempre più forte, quasi una depressione.
Quando vorresti comprare una casa, o un auto nuova, fai due conti e ti accorgi di non poter pianificare la tua vita economica oltre un anno (quando va bene) ... E se questo proposito ti passa per la testa più di una volta ti senti una nullità ...
A un certo punto ti sentirai dire prima da qualche collega (assunto):
-”Fai attenzione, il tuo rendimento è sceso parecchio!”.
Ti chiedi:
-”Perché mai devo essere sempre al 100%, è mai possibile che nessuno capisca che non posso essere sempre al 100%? Sarà una sua impressione ...”.
Poi rifletti e ti accorgi di essere avvolto in una spirale dove pensi continuamente che domani ti possono mandare via e non ti chiameranno più e hai paura e quella paura non è più stimolo perché hai perso la forza. Ma in ogni caso dovranno pure accettare che non puoi essere sempre al 100%.
Quel collega lo guarderai cercando di capire e non avrai la forza di chiedergli nulla ... La prima volta non rispondi perché ti senti offeso da quella persona, la seconda non rispondi perché sai che tra qualche giorno arriverà il tuo capo (assunto) che ti dirà:
-”Devi fare qualcosa di più! Non andiamo bene ... Qui bisogna lavorare sai?”
Annuirai la prima volta, recriminerai la seconda, dopo che ti è capitato la terza volta sai che quello non è un tuo amico ... E' uno che ti sta dicendo:
-”Io ho i tuoi contratti in mano e posso strapparli.”.
Allora cercherai di abbassare la testa e con il cuore che salta da uno spigolo all'altro cercherai: di dare di nuovo il “massimo”, di non ammalarti, di non prendere ferie, a me no che non ti vengano offerte ... Nemmeno la vacanza potrai più programmare, perché contraddire qualche capo potrebbe voler dire che alla scadenza non avrai il rinnovo.
Ormai ti stai accorgendo di essere perfettamente sostituibile, ti sei accorto che quando ti hanno avvicinato un collega per aiutarti a finire il tuo lavoro tu, quel lavoro, lo stai perdendo.
E poi che farai? Ammesso che tu non sia dallo psicologo, ammesso che tu non sia sotto un ponte a chiedere l'elemosina ... Troverai un altro contratto dopo qualche mese ...
E poi:
Alzarsi la mattina, guardarsi intorno, cominciare ad odorare il sapore aspro di un'altra giornata che comincia con un lavoro che domani potresti non avere più. Entrare nel luogo di lavoro che ormai mette ansia: ti hanno fatto capire che devi lavorare al massimo per avere rinnovato il contratto...
Sir Jo Blue.
Autore: Sir Jo Black 