Posso chiamarlo con una carezza, con un bacio.
Posso guardarlo negli occhi sentendo i miei inumidirsi al ricordo di parole dette, o non dette.
Posso chiamarlo improvvisamente, solo per il desiderio di sentire la sua voce, solo per accostare un minuto del suo tempo al mio.
Posso chiamarlo con un sorriso: un sorriso dolce, insinuante, pieno di promesse, con gli occhi socchiusi e la testa un po' all'indietro.
Posso dire brevemente il suo nome e poi ripeterlo lentamente, accarezzandone ogni sillaba, facendo musica di ogni lettera, note vibranti di ogni consonante.
Posso lanciargli uno sguardo di sfida, provocatorio, che sottintende un breve contendere, che sprizza energia e scintille e lo chiama senza giri di parole, direttamente nella mia vita.
O usare un tono tenero, da serata di pioggia e fuoco nel camino e noi sul tappeto accanto al focolare.
E posso prenderlo per mano, sentendomi smarrita come una bambina, cercando conforto e protezione e il suo calore.
Posso...posso...
Ma in realtà, ogni volta lo chiamerò AMORE