Esiste la solitudine ed essa fa male.
Tante volte le persone intorno a noi chiedono aiuto ma non sappiamo ascoltarle, finchè la paura non ci fa crollare ai loro piedi.
Cosa provereste, cosa sarebbe ora della tua spada, cavaliere, dove sarebbe il tuo valore, soldato o la grazia dei tuoi occhi, guaritore, se avreste dovuto, quando di solito i fanciulli si dilettano a giocare, uccidere vostro padre, per salvarvi la vita, con incisa, a chiare immagini di fuoco, nella mente bruciante, l'immagine di vostra madre sgozzata?
Non era un uomo cattivo, lo dicevano tutti al villaggio.
Io odio la morte, la disprezzo e ne ho paura, perchè la conosco bene.
Essa, mia compagna e sorella, striscia al mio fianco, giace con me nelle notti, quando sono solo. Pare amarmi e mi concede i suoi baci. Scorre lungo la lama del mio pugnale, sensuale e fredda.
Ed è inutile fuggirla, non so fare altro. La odio e per questo essa mi ama.
Ma basta ora! Vedo, vedo nei tuoi occhi pietà oltre la paura. Non preoccuparti, morirai lo stesso, mi hanno pagato per farlo, e io devo vivere.
Piangerò per te questa notte, perchè sei mio figlio. Mio e della morte.
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Era una notte maledetta quella. Ad un'asfissiante giornata di sole afoso era succeduta la pioggia. L'aria calda si mescolava a fitte ed enormi gocce d'acqua.
D'improvviso li sentì tutto intorno a lui. Spalancò gli occhi neri ma non si mosse. Non li aveva visti, li aveva percepiti ed erano in 5. Il salice su cui poggiava la schiena pareva nero, grondante di lacrime. Mise mano al pugnale ed attese. Un errore e sarebbe morto, lo sapeva.
La tensione era visibile sulle labbra tese e strette e nel bagliore degli occhi felini. Accadde tutto contemporaneamente: balzarono da tutte le direzioni e lui scattò in avanti. Il pugnale affogò nel collo di uno degli assalitori, quello alla sua destra, lo estrasse velocemente e non si voltò nemmeno, mentre con gli occhi chiusi faceva sibilare la lama alle sue spalle, completando il movimento del braccio. Un unico colpo: dalla gola al petto di un altro. Aveva rotto il cerchio di morte e non si curò del bruciante dolore nel fianco. Divincolandosi fuggì svelto e silenzioso, correndo nella pianura e gettandosi nel fiume che abbracciava la distesa.
Rabbia. Rabbia cocente.
Giurò vendetta e lottò contro le acque gonfie.
Ilatian