Ogni mattina, come tutte le mattine, mi sveglio con la speranza che sia stato solo un brutto sogno.Mi basta aprire gli occhi per essere catapultato nella dura e triste realta' della mia vita. Vita, se la si può chiamare tale! Il dolore non bussa per chiedere se puo' entrare, ormai si è impadronido del mio corpo, creandone la sua fissa dimora.
Mi guardo intorno e nel silenzio della stanza quasi forzato, mi appare un'ombra vaga di pace. Mi basta un solo movimeto, un solo gesto e l'ombra sparisce, lasciando il posto all'eterno dolore. Quante notti passate insonni, nel buio più cupo! Quante notti,sotto l'effetto dell'alcol, ho pensato di farla finita!Quante notti.....! La speranza comincia a diventare un vago ricordo e pensieri distruttivi martellano, senza tregua,senza pace, quello che ne e' rimasto del mio cuore, della mia anima! Finalmente, dopo tanto tempo passato a guardare il silenzio, riesco ad alzarmi. Barcollo come sempre ed appoggiando la mano sul comodino, riesco a mettermi in piedi. Scendo le scale, aggrappato alla ringhiera, non dimenticando di contare, per l'ennessima volta, i gradini; 19, sembrano migliaia. Quella scalinata mi separa da un'ancora più triste realta', la realtà della vita quotidiana in famiglia, da cui ormai da tempo non ne faccio più parte. Ogni mattina e come se di nascosto, senza farmi sentire, senza essere intrappolato dal buongiorno di mia moglie e di mia figlia, un buon giorno che suona di indifferenza totale, volessi raggiungere velocemente il mio ufficio e chiudermi dentro in una pace apparente. Lentamente, il dolore fisico si e' completamente svegliato ed insieme a lui, il dolore che mi logora dentro. Seduto alla mia scrivania, guardo fuori, guardo la natura svegliarsi, ascolto il canto degli uccelli ed alcune lacrime scivolano sulle mie guance, lacrime non di dolore ma, di perenne tristezza. A volte mia moglie,irrompe con violenza nel mio ufficio, frasi inutili, senza senso, escono come lava dalla sua bocca. Cerco di non ascoltarla, di non vederla ma, la sua voce si unisce, inesorabilmete a tutto il resto. Ogni volta, aspetto con ansia che vada via,mentre il dolore aumenta sempre di più. Aspetto di poter chiudere quella porta a chiave, di poter ritornare ad essere solo con me stesso. Ore ed ore passate al pc, alla ricerca di un'illusione, alla ricerca di un piccolo viottolo nascosto che mi faccia uscire da questo labirinto, alla ricerca di qualcuno che, con violenza, mi tiri fuori. Quante volte mi sento ripetere: Michele, Tu sei vivo! c'e' tantissima forza in te! E' una forza apparente, e' la forza che trasmetto ma che, non riesco a farla mia. E' una forza che nasconde tantissima fragilita', tantissima sofferenza. Questa malattia invisibile mi corrode sempre di piu', mi uccide attimo dopo attimo. Nella mia vita, l'unica cosa viva
e' il dolore, fisico, mentale e sentimentale. Qesto dolore che a volte si manifesta con violenza all'incomprensione delle persone che amo; Mia figlia e mio filgio! Un amore dilaniato dalla superficialita' della vita, dell'egoismo, dall'indifferenza inculcata loro, quante volte senza tregua, attimo dopo attimo, gesto dopo gesto. Quante volte ho pianto! Quante volte ho mendicato un gesto di affetto, una parola di conforto da parte loro, quante volte ho sbagliato! Quante volte hanno sputato sulle mie parole e non guardato dentro di me per capire, o almeno cercare di capire, la mia sofferenza, il mio dolore. Forse neanch'io, preso dai miei problemi, ho guardato dentro di loro.
Non posso condizionare la loro vita con la mia eterna sofferenza. Hanno bisogno di vivere la gioa, la felicita' che io non riesco a dare. Quanto vorrei poterlo fare! Non ho più desideri, non ho piu' voglia di continuare a vivere cosi', non ho più voglia di niente.
Sono già morto! Spero solo di poter concentrare le mie poche forze rimaste, nel cercare di veder apparire un sorriso sul viso dei miei figli, un sorriso che possa darmi un po' di serenita'. A volte riesco a liberare il mio dolore, la mia rabbia, attraverso la poesia, mia eterna compagna di sventura. La notte, eterno mantello della mia solitudine e sofferenza, e' li ed aspetta che io mi metta al pc e la mia anima scrive, scrive, scrive. Le mie dita scivolano, senza pausa, sulla tastiera ed in quegli attimi, solo in quegli attimi, il dolore sembra svanire. E' solo l'eterna illusione che ripete il suo gioco senza fine! Figli miei, non so' se un giorno riuscirete a farlo, non so' se riusciro' a vedere quel giorno ma vi prego, perdonatemi! Perdonate l'eterna sofferenza di un padre che cerca e desidera, anche se in modo sbagliato, la vostra felicità! E' duro scrivere tutto questo ma forse, e' l'unica cosa che riesco ancora a fare, scrivere!
Le lacrime mi chiudono gli occhi, quegli occhi che, vorrebbero essere chiusi per sempre!
Con Amore
vostro padre