“ Sei veramente decisa? Lo farai? Non cambierai idea all’ultimo minuto?”
“ Non sono mai stata così sicura di me stessa, lo farò domani… per te… per noi”
Rodolfo dorme, un sonno tranquillo, la sua posizione preferita è supina, con uno spesso cuscino a sostenere il capo, come molti uomini della sua età russa, un russare leggero e uniforme, un leggero rantolio, la bocca è spalancata, il torace si alza e si abbassa ritmicamente, ogni tanto un sussulto, una leggera apnea e poi il ritmo riprende…
Lucrezia, sua moglie non sopporta questo russare, quando lui non fa il turno di notte e come se lo facesse lei, nottate in bianco.. ha provato con i tappi auricolari, dandodi tanto in tanto piccoli colpetti a quell’essere chiamato marito, è arrivata persino ad assumere un blando sonnifero ma senza risultati. Del resto non è solo il suo russare che ella non sopporta, ma tutto, dal suo modo di camminare a quello di esprimersi, quel reclinare leggermente il capo verso destra quando parla, un tempo lo trovava interessante, attraente… ma ora, ora nei suoi pensieri c’è Roberto, espansivo, sicuro di sé, sa quello che vuole e sa come prenderlo, lui si è fatto dal nulla, ed ora è all’apice della sua carriera, non come Renato che si accontenta di fare un lavoro che non porta a nulla, vigile del fuoco, può andare bene per un giovane con tanti ideali, con la voglia di aiutare gli altri… ma sono passati tanti anni, tante occasioni per fare carriera perse, perchè lui le occasioni le ha avute e le ha sempre sbattuto la porta in faccia, costringendo lei ad una vita monotona, vuota, sempre uguale; lavoro, casa, aspettare lui che torni, nessuna uscita con amici, zero vita sociale...e sì, perchè qualsiasi buon amico alla fine , dopo ripetuti rinvii, disdette …si defila, la pazienza ha un limite. Ma ora nella sua vita c’è Roberto, e lui sa cosa fare… lei deve solo eliminare Renato, incassare l’assicurazione, e sì perchè ultimamente Roby ha un po' di problemi economici, niente di che, una fase passeggera dice lui.... e poi ci sarà solo felicità.
Lucrezia si alza in punta di piedi, il display della radiosveglia segna le 4, fra mezz’ora suonerà, entra in bagno apre lo stiletto dei medicinale e ne estrae uno spray “xilocaina” si avvicina pian piano al letto, Renato russa ora sonoramente, le fauci spalancate, lei spruzza ripetutamente in gola più volte dei piccoli getti, lui si muove nel sonno, si gira, lei ripone la bomboletta sotto il letto, aspetta alcuni minuti… lui dorme, si alza , si dirige vicino alla radiosveglia, sposta la linguetta dell’allarme in off, si sdraia e aspetta… Le 5, si gira verso Rodolfo e lo scuote ripetutamente “Svegliati, sei in ritardo, non ha suonato la sveglia, ma lo hai inserito ieri sera l’allarme?” Lui si alza rapido, ancora mezzo intontito, ha un sapore strano in gola, una sensazione come di ottundimento “ Lucrezia, ho come… mal di gola” , “ Ma certo, c’è in giro l’influenza, ne abbiamo avuto un sacco di nuovi casi anche in ospedale, non sai quanti ne arrivano in pronto, hai di sicuro preso freddo, che fai stai a casa?” “ No, assolutamente, oggi c’è l’esercitazione dei nuovi assunti, è solo una sensazione strana.. come di gonfiore… non fa male, passerà, solo che non faccio nemmeno in tempo a prendere un caffè… lo berrò con i colleghi” . Lucrezia, dopo averlo salutato riprende a dormire e lui, dopo essersi vestito di corsa si fionda in garage, avvia l’auto e , nel giro di un quarto d’ora raggiunge la caserma.
“Ciao Rodolfo, ce l’hai fatta ad arrivare, pensavamo stessi architettando uno dei tuoi soliti scherzi” “Ciao, Giovanni, non so proprio spiegarmelo, ma ieri sera mi sono dimenticato di puntare la sveglia… Che è mica pronto il caffè” “E me lo domandi, è ancora caldo e fumante… Dai che facciamo in tempo a sederci cinque minuti” . Rodolfo allunga la mano, afferra il manico della tazzina, avvicina quest’ultima alle labbra, nel mentre uno dei suoi colleghi presenti inizia a raccontare una barzelletta, un bel sorso di caffè vien risucchiato in bocca, una battuta veramente divertente, una risata che no riesce a trattenere, il caffè deve esser deglutito in fretta, ma non riesce, la xilocaina ha questo effetto, è un anestetico locale molto potente… non riesce più a controllare i muscoli necessari… la glottide non si chiude… una consistente quantità di caffè caldo finisce nelle vie respiratorie… non riesce a tossire… si sente soffocare… perde i sensi e crolla a terra, la faccia va a sbattere sul pavimento. I suoi amici, abituati alle sue performance goliardiche, si mettono a ridere a crepapelle, fanno battute, uno si alza e gli dà un leggero calcio con un piede, ma Rodolfo non si muove “ Smettila dai, adesso dobbiamo andare, alzati, Luca ha già messo in moto il camion” Nulla, non si muove. Incredulità, stupore, e poi preoccupazione, Giovanni è il primo ad avvicinarsi, lo rigira, è già cianotico “ Ma che cavolo è successo… chiama l’ambulanza” L’indice si posa in corrispondenza della carotide, nessun battito è presente. I colleghi sono disperati, ma non si perdono d’animo, iniziano la rianimazione cardio-polmonare, ma nulla, dopo quindici minuti arriva l’ambulanza, anche gli operatori provano a rianimarlo, cercano di reperire un accesso venoso, il medico anestesista tenta il tutto per tutto, facendo lì un’intracardiaca di adrenalina, la solita lotta per la vita che si ripete, ma questa volta ha vinto la nera signora.
“ Giovanna, ho fatto l’inventario è mi risulta mancante un flacone di xilocaiana, tu ne sai qualcosa?” “Fammi pensare, be… sì… ieri ho visto Lucrezia che ne prendeva uno, mi ha detto che glielo aveva chiesto il dott. Bonfanti…” “ Ok, allora chiederò a lui”.