Il cuore martellava ferocemente nel petto quando mi svegliai di soprassalto.
Madido di sudore mi alzai di scatto sulla branda di paglia e scorsi gli occhi di mia madre terrorizzati fissarsi incatenati ai miei.
Fuori della porta, tonfi, urla e clangore di metallo.
- Aprite questa porta in nome del re di Francia!!!
La mamma mi prese per mano e mi fece cenno di seguirla, stringendomi forte per un breve istante al suo corpo.
Avevo paura.
Tanta paura.
Il suo odore mi rassicurò.
C'era una botola nascosta sotto il suo pagliericcio.
Ci infilammo dentro un cunicolo che sapeva di terra bagnata e di muschio, scendendo attraverso scalini di pietra sdrucciolevoli.
Alla termine del cunicolo ci trovammo in una galleria di pietra maleodorante.
Ero praticamente nudo. E avevo freddo.
Cominciammo a correre con i piedi immersi in una fanghiglia torbida.
Ogni tanto sentivo lo squittire dei ratti che correvano sui mattoni.
Qualcosa di viscido si era attaccato al mio polpaccio: non riuscivo a liberarmene.
Correvo.
Correvo.
Una luce in fondo alla galleria.
Finalmente l'odore dell'aria fresca.
Fuori era quasi giorno.
La luce opalescente dell'alba ci diede un po' di speranza.
Se fossimo riusciti a raggiungere Mattia e la sua carrozza saremmo stati salvi.