La valigia è chiusa e l'ho già messa sul pianerottolo.
Spengo l'interruttore della luce in bagno, ho fatto un buon lavoro di restauro e non si vedono tracce di lacrime sul mio viso.
Le chiavi le ho in mano, chiudo e poi le metterò in busta nella cassetta della posta, te l'ho scritto nella lettera che è ben in vista, sul comò dell'ingresso, non voglio portarmi via niente di questa casa che non mi appartiene più, che odio ormai.
L'immagine di te e di quella ragazzina col vestito rosso e corto, volgare e maledettamente giovane, mentre vi baciate e ridendo uscite dal bar...scuoto la testa.
Spero che lo scossone cacci via l'immagine e il mio dolore, un doloraccio sordo che spezza le gambe e stringe come una mano ferrea il mio stomaco.
Recupero il controllo, indosso la giacca del tailleur, mi guardo allo specchio e provo una fitta, ho un viso pallido, sciupato, le occhiaie nonostante il trucco..
Quando ero bella come lei...più di lei..
Fermo un singhiozzo.
Raddrizzo le spalle, esco, il taxi è già al portone.
Il vento fresco mi fa bene, respiro a fondo.
E mi nasce un pensiero: "Pane e tulipani"....