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Autore Topic: Ora non sono più  (Letto 2159 volte)

Offline Juliet

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Ora non sono più
« il: 15 Gennaio 2010, 12:12:54 pm »
È notte. Attorno a me regna il silenzio assoluto. La notte come una regina è scesa sulla città acclamata sulla città in questa giornata di festa. Sono forse una delle poche persone che non è in strada a dare il benvenuto al nuovo anno; sono una delle poche persone che non ha voglia di celebrare. È mezzanotte ormai: nel parco dietro casa sono cominciati i festeggiamenti; ci sono i fuochi d’artificio. Sento il rimbombo, lontano, come se venisse da un altro mondo. Mi avvicino alla finestra: rose e fontane si aprono nel cielo; rosse, gialle, verdi, arancioni, dipingono il cielo notturno privo di stelle. Un bambino sul marciapiede dall’altra parte della strada tiene in mano un petardo; corre, in mezzo alla strada. Il papà lo chiama: “Davide, fermati, lascia cadere il petardo!” Corre, lo prende in braccio giusto un attimo prima che una macchina di esaltati con la musica a tutto volume passi. Al bambino cade il petardo, mentre il padre si allontana: si sente uno scoppio, ma non c’è nessun danno. La famiglia rientra in casa, dopo una tragedia sfiorata. Io torno in camera; sono a casa da sola; prendo il cellulare, mando auguri a quante più persone posso. Poi accendo lo stereo, lo tengo ad un volume basso, ma la magia della musica prodotta dai violini riesce a riempire comunque l’intera stanza. Un duetto di chitarre e violini: sento le lacrime che scendono, ma non cerco di fermarle. Suona il telefono di casa, ma non lo sento, o forse non lo voglio sentire. Lascio che squilli, non mi alzo, non ho voglia di parlare con nessuno; immagino chi possa essere a chiamare a quest’ora e per oggi di brutte notizie ne ho avute abbastanza. La musica cambia, si fa più vivace: un ritmo crescente scandito dalle note dei violini e dei violoncelli, seguiti da flauti, oboe, clarinetti, arpe, timpani. Chiudo gli occhi,vedo il mare stendersi davanti a me: onde schiumose che si avvicinano alla riva; alcune si infrangono sugli scogli, altre crescono sempre di più fino a schiantarsi sulla riva. Improvvisamente le onde si bloccano, come se il tempo si fosse fermato e la sua ruota non girasse più. Anche la musica è ferma: il ritmo crescente è esploso. Ora si sentono solo gli archi: i musicisti tengono saldamente una sola nota. Continuo a vedere il mare immobile, come la musica; i secondi passano lentamente, sembrano un’eternità. Gli archi continuano a tenere il Sol, mentre un violino si muove e allora anche il mare ricomincia il suo moto: le onde seguono il ritmo della musica, si comportano in maniera innaturale; si muovono avanti e indietro, senza mai toccare la riva, quasi come se volessero prendere la rincorsa. Io sono sulla spiaggia, vorrei scappare, allontanarmi, ma quello spettacolo insolito mi tiene ferma lì, con i piedi inchiodati nella sabbia. Il ritmo della musica cresce di intensità, le onde si ingrossano, si fanno sempre più minacciose e più vicine, poi d’improvviso gli archi lasciano il posto ai timpani e ai piatti. Un suono sordo, arrivato senza preavviso: mi spavento, vorrei aprire gli occhi ma non ci riesco. Le onde si sono infrante sulla riva, ma non arrestano la loro corsa, vengono verso di me, mi raggiungono, mi inghiottono. È la fine.
Cambia la musica: i soliti violini nutrono l’atmosfera. Un coro quasi mistico si innalza. Parte l’orchestra. Un ritmo triste, si spegne d’improvviso, poi ritorna. Cambia anche la scena. Non sono più in spiaggia, sono per le vie più malfamate della mia città. Corro, un assolo di violino, sento la mia paura, mi sento preso in trappola. Ho il suo fiato sul collo, non lo vedo, ma lo percepisco. È vicino a me. Cerco un posto dove nascondermi. La musica si alza improvvisamente: suono di piatti, note più alte possibili e lui si arresta davanti a me. Cerca di afferrarmi il braccio, ma riesco a scappare. Suono crescente di timpani: sento la sua rabbia, i suoi passi. Uno sparo, due spari. Mi fermo, mi guardo in giro. Mi sento smarrita, ma non mi ha colpito, ricomincio a camminare, lentamente, guardandomi in giro. Il sole lascia il posto alla luna, così rapidamente che sembra di vivere in un altro mondo. Mentre i timpani lasciano il posto ai violini e i violini ai violoncelli. Rivedo quell’uomo, ricomincio a correre. Suono di piatti e lui è di fronte a me. Cambio direzione. Una maga di strada, con la voce dolce come quella di un flauto di Pan, mi invita a fermarmi, lei può leggere il mio futuro, sapere come potrò salvarmi. Mi blocco, indecisa. Ricomincio a correre. Non ho tempo per fermarmi. Rumore di piatti ancora e ancora e ancora e ancora. Lui è sempre davanti a me. Anche la maga continua a chiamarmi. Ricominciano i cori. Mi sento sempre più esausta, ma non mi va di rallentare. Sento che lui è vicino. Trovo un portone in cui rifugiarmi: entro, mi nascondo. Mi siedo per terra, cerco di riposare. La musica si fa sempre più insistente. Il violino mi mette in guardia, è sempre più vicino. Iniziano nuovamente i cori, al ritmo del violino. Crescono di intensità lui è vicino. I timpani, quei maledetti timpani. Sento i suoi passi sulle scale del palazzo. È qui, sempre più vicino, lo vedo,  mi alzo; voglio scappare, ricominciare a correre. La musica è sempre più cupa: cori e violoncelli; note alte nei cori mi segnalano la sua vicinanza, note basse nei violoncelli la sua pericolosità. I cori si fermano: ci sono solo violoncelli: vuole afferrarmi, portarmi via, strapparmi la vita. Ricominciano i cori. Si fermano. Mi fermo anche io, sono distrutta. Mi guardo attorno: la musica degli archi proviene da ogni direzione. Sono circondata: sono due, no, sono tre, quattro, cinque, sei, cento uomini tutti uguali. Indossano una lunga toga nera; stanno per dare inizio al loro rito. La musica cambia, si aggiungono i piatti e mi ricorda che la mia fine è vicina. I cori sono ininterrotti. C’è un altro coro, voci femminili: arrivano donne vestite di bianco, si pongono ciascuna accanto ad un uomo. Non sono inquietanti, sono eteree. La musica cambia ancora, ridiventa minacciosa. Anche quelle donne non sono ciò che sembrano. Non sono lì per salvarmi. Rumore di tuoni, un temporale si avvicina. Le donne se ne vanno, misteriosamente come sono arrivate. Mi lasciano sola. Ma non totalmente. Sento ancora le loro voci, unite ai violini e intanto il cerchio attorno a me si stringe sempre di più. Le voci femminili lasciano spazio a quelle maschili. Uno degli incappucciati mi parla:  ha una voce melodiosa, forse un po’ profonda, un clarinetto che si confronta con la voce più minacciosa di un violoncello. Una campana dell’inferno. L’atmosfera si fa sempre più cupa, più buia; le donne cantano ancora, chissà da dove. Sento qualcuno che si avvicina piano da dietro. Tutti gli uomini di inchinano. Mi volto. È un altro uomo, come loro, ma più alto. Leggo la paura nel volto di ciascuno. Il violino ha un suono minaccioso. L’uomo si arresta, ricomincia la danza, il rito. Le donne cantano ancora. Mi guardo attorno, ma non le vedo. Ora è un canto prolungato, sembra che non respirino. L’intensità dei suoni cresce. Lui si avvicina, mi afferra. Non ho più la forza per ribellarmi. La musica decresce, fino a mantenere un ritmo stabile. Non capisco cosa succeda. L’uomo si toglie il cappuccio. E mi trascina via. Ritorna il mare, così calmo, tranquillo. Mi invita a gettarmi tra le sue onde, a fondermi con la sua natura. L’Angelo della Morte mi dice di stare tranquilla. Non sentirò alcun dolore. Il mare mi cullerà tra le sue onde per sempre e non dovrò più temere. Mi avvicino a piccoli passi all’acqua e lei si avvicina a me. Mi volto, guardo l’Angelo, sorride. La musica si fa dolce, suadente. Sento il suono delle onde. Continuo a camminare, sempre lentamente, per assaporare quell’attimo. Solo la mia testa ora ha sembianze umane. Guardo il mio corpo:  non esiste più. Guardo ancora l’Angelo, lo ringrazio. E mi immergo completamente in questo inevitabile abbraccio con la morte. Ora nessuno può più farmi del male, perché ora non esisto più. Ora non sono più.
Uno schianto. Ancora i piatti. Le onde che si infrangono su di me. Seguono i timpani, un suono sempre più lontano: l’Angelo della Morte sparisce alla vista. La musica si interrompe. Solo un piccolo stridio di violino ad indicare la fine e poi.. e poi il silenzio che avvolge la morte.
« Ultima modifica: 16 Gennaio 2010, 20:39:19 pm da Satine »
"L'effetto trigger" esiste,ma nessuno può dimostrarlo.Perchè nessuno è immune da esso.Tutti abbiamo rimosso dalla nostra mente una brutta esperienza.E allora come sappiamo che esiste davvero?Provate a chiedere alla vittima di una guerra,di un abuso,di una violenza e scoprirete che non sto mentendo.Perchè un viaggio nella mente umana è come un viaggio all'inferno,nel più profondo degli incubi..Anzi, peggio!

Offline brezza

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Re: Ora non sono più
« Risposta #1 il: 15 Gennaio 2010, 12:33:17 pm »
...Mhaler??...può essere? :-)

Offline Juliet

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Re: Ora non sono più
« Risposta #2 il: 15 Gennaio 2010, 12:35:25 pm »
No, non è lui...però anche lui è molto bravo!
"L'effetto trigger" esiste,ma nessuno può dimostrarlo.Perchè nessuno è immune da esso.Tutti abbiamo rimosso dalla nostra mente una brutta esperienza.E allora come sappiamo che esiste davvero?Provate a chiedere alla vittima di una guerra,di un abuso,di una violenza e scoprirete che non sto mentendo.Perchè un viaggio nella mente umana è come un viaggio all'inferno,nel più profondo degli incubi..Anzi, peggio!

Offline brezza

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Re: Ora non sono più
« Risposta #3 il: 15 Gennaio 2010, 13:47:02 pm »
...Mhaler...molto bravo?...ma tu la musica (questa musica, o meglio la sola musica) l'ascolti mangiando patatine fritte!!??  TZE!...sta ragazzina ogni tanto mi manda il cervello in frullo  >:) :-d :-d---Mhaler...bravo...GRRR...zot,zot e ancora ZOT!!!
« Ultima modifica: 15 Gennaio 2010, 13:51:29 pm da brezza »

Offline Alamuna

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Re: Ora non sono più
« Risposta #4 il: 15 Gennaio 2010, 14:51:49 pm »
Racconto con la giusta tensione e la musica che non abbandona mai la scena e che anzi ha una componente fondamentale la si riesce quasi a sentire attraverso le tue parole.  :-*  Brava Satine!
Go as far as you can see, when you get there, you'll be able to see further. (T. Carlyle)

Offline Juliet

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Re: Ora non sono più
« Risposta #5 il: 15 Gennaio 2010, 22:56:33 pm »
sta ragazzina ogni tanto mi manda il cervello in frullo  >:) :-d :-d---Mhaler...bravo...GRRR...zot,zot e ancora ZOT!!!

Caro brezza, ad essere sincera non lo conosco molto, ho sentito solo una parte di una sua sonata e non mi è sembrato male...comunque, ascolterò e riferirò!! In ogni caso mangio caramelle gommose quando ascolto la musica!! :-d :-d


Alamuna, grazie mille del commento!!la musica per me è fondamentale; senza di essa non riesco a fare nulla, nemmeno a postare sul forum, a mangiare o a dormire!!tu immaginati i miei vicini, poveri! :-d
Grazie ancora!un bacio :-*
"L'effetto trigger" esiste,ma nessuno può dimostrarlo.Perchè nessuno è immune da esso.Tutti abbiamo rimosso dalla nostra mente una brutta esperienza.E allora come sappiamo che esiste davvero?Provate a chiedere alla vittima di una guerra,di un abuso,di una violenza e scoprirete che non sto mentendo.Perchè un viaggio nella mente umana è come un viaggio all'inferno,nel più profondo degli incubi..Anzi, peggio!