Mare… mare…
ed ero sola ad ascoltare
i tuoi silenzi, i tuoi lamenti
e i tuoi segreti,
e mi cullavi dolcemente
tra i tuoi baci
e i tuoi abbracci.
Poi t’agitavi
ed i tuoi sfoghi
li infrangevi sulla riva
laddove uno per volta
morivano per sempre,
e mi pareva che dopo un poco
ritornavi più sereno,
più soavi le tue carezze
nella calma piatta.
E ti vedevo come un uomo
che con un gesto della mano
vuol scacciare via i tormenti,
spingerli lontano, verso riva
e farli morire lì
sul bagnasciuga
della sua memoria,
come fai tu,
e invece quelli suoi
tornano puntuali
e sono sempre gli stessi
e più intensi di prima
e le acque dei suoi pensieri
né calme né piatte
mai.
Mare… mare…
le mie pene
tra le tue onde
io vorrei gettare!