In un marciapiede, ricalpestando quella sigaretta ormai rovinata, con il vento che muoveva i suoi ondulati capelli e frettoloso come non mai, guardava in continuazione l'orologio, sperando che l'autobus numero 26 si facesse vedere, anche solo in lontananza. Stanco e quasi senza speranza vede spuntare quel bianco autobus, con un sospiro di sollievo si prepara per salire.
"Oh, non avrei immaginato che tutta questa gente alle 7 di sera prendesse questo autobus" subito pensò. Trovò un posto, lì vicino le grandi vetrate e lì si sedette. Stanco ma risollevato voltava lo sguardo verso la strada che scorreva sotto i suoi occhi, così come le auto, gli alberi, le nuvole, la luna. La confusione della vita, le miriadi di voci dentro quell'autobus, quella confusione, lo avevano abbandonato, si era buttato in un treno di pensieri che lo avrebbero accompagnato sino all'arrivo.
Finalmente poteva uscire con i suoi amici e finalmente li rivedeva, ottimista e gioioso, era quasi in estasi.
Ma poi gli occhi gli si chiudevano un pò, la bocca si incurvava, il sorriso si appiattiva e la mano appoggiata sul mento si spotava piu in alto, verso la guancia.
"Quanto mi è difficile capirti, un giorno fai una cosa e un altro fai l'opposto."
"Dove sono finite la semplicità che ci univa, quando tutto era semplice e trasparente, quando gelosie e vendette non esistevano, quando tutto era meglio d'ora".
Non fece in tempo a finire di pensare quando s'accorse che la sua fermata era vicina.
Diede un ultimo sguardo alla strada, si sistemò la giacca e scendendo pensò:
"Ma su dai, non è ora di pensare alla tristezza quando mi aspetta una fantastica serata".
E si diresse a piedi, un pò malinconico, verso l'inizio d'un bel ricordo.
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L'ho scritta decisamente di getto, devo ricontrollare e sistemare, se mi aiutate mi fate un favore.
C&C molto apprezzati!