Arroventato dal sole
massacrato da gelidi venti
azzannato da animali affamati
resiste ancora il vecchio pagliaio,
sulla collina e ormai stanco,
monumento a fatiche
consegnate all’oblio
Ne ha ascoltati di umori
di contadini al riparo da temporali
spendevano imprechi a evitare grandine
e spesso inascoltati al cielo murato di nuvole
vedevano cancellare raccolti
e in pianti segreti per un anno in più sulla pelle
e uno in meno verso orizzonte di baratro
Tempio d’eventi mutevoli
d’inverno, gravido d’uomini barbari
violentato da occulti fucili
in premio di morte a migrazioni d’uccelli
Qualche gioia l’ha pure ospitata
quando acerbi amori,smaniosi
eludevano sguardi adulti severi
per scambiarsi nel ventre di paglia
giocosi rossi stupori sbocciati
su pallidi fremiti visi
Sta per accasciarsi per sempre al suolo
Il vecchio pagliaio,ultimo testimone
d’un tempo agreste legato all’ultima coda
di vecchi che ormai omettono racconti
tanto nessuno li crede
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Da:Destini E Presagi
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