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Autore Topic: "Sotto il velo della dura madre" di Carlo D'Addato  (Letto 2210 volte)

Offline Pal

  • Naufrago
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"Sotto il velo della dura madre" di Carlo D'Addato
« il: 3 Febbraio 2011, 00:46:18 am »
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Liquido di piombo scorre adesso
Nei condotti delle mie ali
Impedendomi il volo.
Io che non volevo altro
Che sfogliare il calendario
Una pagina per giorno
Come vogliono tutti/tutte.
Scrivendo nel velo del mio fiato sul vetro
Cerchi inanellati.
Come avete potuto avere paura e catene per me
Con le mie ali tarpate
Con i miei passi uno alla volta
Con i miei capelli ancora da contare
Come camminano e contano tutti/tutte?
Io che non avevo altro
Che poche scarpe in numero pari
Che poche bambole vecchie ma ancora con braccia e gambe
Che pochi quaderni a penna sottile
Come del resto hanno tutti/tutte.
Credevate forse che mi sarei nutrita del sangue dei figli
Di quelli che mi avete dato da partorire facendone progenie
Come vostre frecce scagliate oltre l'orizzonte
E con questo nutrimento avrei ridato piume alle mie ali spezzate?
Ma come avete potuto non vedere
Che fui madre
Sonno vigile per i pianti e, dopo ventre, seno
Come furono tutte?
Io che non ero altro
Che cammino quotidiano verso sera
Tentando di allontanare con unghie e rabbia
Il liquido di piombo
Che scorre talvolta fuori confine
E dilaga silenzioso
Sotto il velo della dura madre
E dilaga rovente
Sotto i meandri della corteccia
E dilaga lento
Dentro
Come non di rado capita a tutti/tutte.
Io che non facevo altro
Che tenerezza
Che ammirazione
Che pena
Che paura
Come prima o poi succede a tutti/tutte.
E pensavo che ridere facesse meno male che piangere
Che luce facesse meno buio che ombra.
Nutrendomi non di sangue
Nemmeno di pesche
Ma di altri mondi che la realtà
Com'è uso tanto antico da sembrare destino
Cui, alla fine, si abbandonano tutti/tutte.