Osservavo i cimiteri in America: non sono considerati un luogo chiuso e isolato, come da noi, ma sono immersi tranquillamente nella realtà quotidiana, tra le case o accanto alla chiesa, quasi uno spazio verde tra gli altri, è come se i defunti continuassero un po' della loro esistenza tra i vivi.
Anche da noi accanto alle tombe, come nelle sepolture dell'antichità, spesso troviamo piccoli oggetti di uso comune: lo si fa soprattutto per i bambini, vedo accanto alle loro sepolture giocattoli, angioletti, davanti alla tomba di un bimbo in America, avevano organizzato la festa di compleanno: palloncini, una torta e i calici con lo spumante, l'ho visto con i miei occhi, mi ha colpito profondamente.
E' sicuramente un modo, per i vivi di esorcizzare il distacco, specialmente quando siamo di fronte a una morte abnorme, crudele come quella di un bambino, di un giovane, morte che ha barato nelle regole tacite di arrivare a fine esistenza, alla vecchiaia, quando il suo arrivo è sottinteso, tollerato, ammantato di rassegnazione.
Così parliamo con i defunti, in una sorta di ordinaria follia, in realtà parliamo con noi stessi, metabolizziamo la separazione, a volte il rimorso, riflettiamo all'ombra di questo grande mistero che può ridimensionare la nostra scala di valori stravolta dall'esperienza del vivere