Nella notte tra il 3 e il 4 giugno (le 0.30 a Pechino, le 17.30 a Roma), esattamente 19 anni fa, i carri armati cinesi spararono sulla folla. Decine di migliaia di morti.
Decine di migliaia di voci messe per sempre a tacere.
Erano le voci degli studenti cinesi ad urlare al cielo di Pechino la voglia di libertà e l’auspicio del riconoscimento legittimo di diritti di base come quello di poter parlare.
Questa immagine è diventata l’ultimo baluardo della rivolta e il simbolo stesso dell’incapacità di un regime di far fronte alla non violenza di un popolo.
19 anni dopo, non molto è cambiato...
I nomadi - Uno come noiCon il tuo esile corpo hai fermato un carro armato,
bastava un ordine e saresti stato schiacciato.
Ma per un momento è stato come se tutto il mondo
fosse fermo lì davanti a te, a un piccolo uomo
a un grande uomo, a uno come noi.
Sarebbe facile dire che tu hai sconfitto un'idea,
come se odio e violenza avessero solo quel colore.
Ma sto pensando a tutti quelli che hanno pagato
nel silenzio e nel dolore, perché il carro armato
non s'è fermato, niente ha risparmiato.
Ti voglio dire che né politica, né religione,
danno il diritto di troncare la vita di un uomo.
Che sogna solo una casa una donna un lavoro,
di essere libero e un poco felice in un mondo migliore
fatto di gente, gente come noi.
Con il tuo esile corpo hai fermato un carro armato
bastava un ordine e saresti stato schiacciato.
Ma per un momento è stato come se tutto il mondo
fosse fermo lì davanti a te, a un piccolo uomo
a un grande uomo, a uno come noi.