Come tutte le estati , lasciai gli amici che avevano allietato le mie giornate invernali e mi trasferii in una località marina situata sulla costa molisana, un paesino molto tranquillo, lo si poteva girare tutto tranquillamente in bici in una sola mattinata…
Era proprio questo che mi piaceva fare, prendere la mia bici e pedalare forte con il vento fra i capelli senza alcun pensiero per la testa, erano ormai sedici anni che trascorrevo ogni santa estate lì e ancora non ero riuscito ad entrare in una vera e propria comitiva.
Ogni sera dalla penombra del mio balcone osservavo le miriadi di giovani che affollavano lo stradone principale del paese adornato da alberi giganti pieni di foglie rossicce, le stesse striature di rosso che coloravano il cielo al calar del sole.
Sembravano tutti molto felici; probabilmente la loro felicità era dovuta alla curiosità di cosa gli sarebbe mai potuto accadere quella notte; ogni notte era una storia diversa…
Li guardavo e pensavo : chissà se sono veramente felici o sono solo persone prive di personalità che cercano di modellarsi in base alla moda e alla mentalità del momento…
Il sole era alto e il termometro toccava quasi i 40°, avevo passato la notte insonne per via del caldo afoso che non sopportavo ,allora pensai bene di recarmi in spiaggia con la speranza che almeno lì potesse tirare un po’ di venticello fresco.
Appena misi piede sotto l’ombrellone fu un sollievo, i miei piedi non erano mai stati così rossi, sembravano carboni ardenti.
Mi stesi sulla sdraio, chiusi gli occhi e mi addormentai avvolto da un tiepido venticello, come fa un neonato tra le braccia materne…
Fui svegliato in maniera brusca, sentii un gran dolore alla testa, aprii gli occhi, e mi accorsi di essere stato colpito da un pallone; mentre mi alzavo per chiedere di chi sarebbe potuto essere quel pallone vidi una ragazza correre verso di me:
aveva all’incirca la mia età, il sole batteva sul suo volto mettendo in mostra i suoi grandi occhioni celesti e il suo bel nasino all’insù da francesina, aveva i capelli sciolti all’altezza della spalla che si muovevano al ritmo della sua corsa sfiorando di volta in volta la sua schiena.
Si avvicinò e mi chiese scusa per quello che era accaduto, io gli risposi che sarebbe potuto capitare a tutti, le restituii il pallone e scappò via.
Per tutta la giornata non feci altro che pensare a lei e al nostro incontro; ormai erano parecchi anni che frequentavo la stessa medesima spiaggia ma non la avevo mai notata; era forse il segno del destino che l'avessi dovuta incontrare proprio quel giorno???
HO INIZIATO A SCRIVARE ASPETTO DEI VOSTRI COMMENTI BELLI O BRUTTI CHE ESSI SIANO... NN MI OFFENDERò....SMAK
PS. NATURALMENTE QUESTO RACCONTO LO DEVO FINIRE....DATEMI NUOVE IDEE