Salvami,
da mari di te in frantumi
su crude scogliere d'odio
lambite da fili di stille
incoffessate
al faro sul versante ad est,
gocciola ancora, senza guarire
astro pulsante di passati presenti
recisi senza prammatici addii
e il solco si palesa, urla,
gode del fastidioso vuoto
alla fine del tramonto.
Me ne andrò nel silenzio,
con pesanti bisacce
accelerando vigori di tempre
ammaccate da assenze
sopra te costruite;
l'ultimo sguardo
su questa sponda
bersaglia vele leggere,
ma anime lacerate
non risanano pronte
come scie sull'acqua.
Marco
