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Autore Topic: L'UOMO ALLA FINESTRA - ottava  (Letto 1903 volte)

Offline deco

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L'UOMO ALLA FINESTRA - ottava
« il: 27 Febbraio 2010, 13:43:09 pm »
Pioggia. Il roboante scroscio aveva riempito la città addormentata delle prime luci del mattino. L’alba era soltanto uno stentato filtrare di luce attraverso la coltre spessa di nubi di piombo.
Andrès era disteso, testa fra le mani e occhi spalancati. Niente questa volta era riuscito ad addormentarlo. Neanche quattro bicchieri di whisky trangugiati senza distanza l’uno dall’altro.
Non era possibile. Non stava succedendo. Dopo tanti anni. Eppure era così.
La gabbia della sua fantasia lo aveva imprigionato. Era finito irretito nelle maglie fitte del suo stesso genio. E non era riuscito a scivolar via come sabbia, come aveva sempre fatto in quei dieci anni di creazioni dell’orrore.
Stavolta l’incubo che aveva creato armato di penna e di un pizzico di pazzia si era rovesciato nel bacino della sua realtà. E scrosciava nella sua testa proprio come la pioggia prepotente di quel cupo dicembre.
Forse era stata soltanto una suggestione momentanea. Non si sarebbe più verificato. Dietro quella finestra non c’era nessuno. Soltanto il suo riflesso come in uno specchio a distanza. Finì col dare la colpa ai troppi bicchierini di quegli ultimi tempi. Alla brutta esperienza di trovare Adriana a letto con un altro uomo. Concluse che erano motivi sufficienti per avere qualche defaillance.
E poi c’era il romanzo. L’ossessione di finirlo. Tanto forte da iniziare a vedere scene del suo manoscritto diventare vere. Ma sì, doveva essere quello. Non era possibile che un suo romanzo si stesse trasponendo nella realtà. La spiegazione doveva essere razionale.
Ma quando si supera il limite della follia, è impossibile distinguere la realtà dalla fantasia.

Quella sera prese una decisione. Uscire. Un tempo gli piaceva. Sebbene molto riservato e timido, gli piaceva la notorietà che aveva raggiunto. Indossò un pullover nero a collo alto e pantaloni kaki. Si coprì con una giacca di pelle a doppio petto e con una sciarpa. Tutto rigorosamente nero. Si avviò a piedi, mani nella tasche della giacca. Passò davanti allo zoo, e i versi degli animali nelle gabbie lo riportarono alla realtà. Chissà che luoghi avevano visto i loro occhi, quali foreste, quali savane avevano percorso quelle zampe. Niente poteva interrompere il flusso della sua fantasia, che ormai era un mare devastante. E aveva lasciato poco anche dell’uomo che era.
Più avanti c’erano le solite prostitute, che cercarono di vendergli una notte di sesso, con la stessa naturalezza di un ambulante con le sue lattine di birra. Procedette oltre senza una parola.
Aveva smesso di piovere nel tardo pomeriggio e l’aria era ancora tersa e pungente. Si lasciava respirare con facilità riempiendo i polmoni con un effetto quasi taumaturgico.
Finalmente arrivò verso la via piena di locali che costeggiava la spiaggia di Barceloneta.
Entrò nel primo, senza curarsi di scegliere in base ad un criterio. Si chiamava La bodeguita del medio. Nonostante fosse dicembre, la gente continuava a imperversare per i locali del porto, almeno nel fine settimana. Barcellona era una città che non si assopiva mai. Non era come le altre città di mare, mete turistiche estive, che morivano con l’autunno per rinascere, indecise ed assonnate, verso la fine di maggio. Era una creatura sempre viva.
Entrò con fare incerto e si avvicinò al bancone. Ordinò un mojito. Era la specialità del barman. Lo guardò  mentre selezionava con cura le foglioline di menta e spremeva un mezzo limone. Prese una bottiglia di rum, completando poi gli ingredienti con il lime e la soda, aggiungendo infine un cucchiaino di zucchero di canna. Girò il tutto con l’attenzione con cui un padre prende per mano il figlio per attraversare la strada davanti la scuola. Inserì nel bicchiere una cannuccia rossa e allungò soddisfatto il bicchiere. Rimase a guardare Andrès per qualche istante, in attesa del primo sorso, per coglierne l’esito dall’espressione gustosa o disgustata del suo viso. Ma rimase deluso dalla totale assenza di espressione di quell’omaccione dagli occhi tristi che aveva di fronte, e si mise a fare altro. Non aveva nessuna voglia di essere lì e si era già pentito. Ma cosa gli era passato per la testa? Aveva pensato che entrando in uno di quei locali sarebbe stato magicamente coinvolto e improvvisamente sarebbe diventato un’altra persona. Meno tormentata meno timida.
Accanto ad Andrès era seduto un uomo di mezza età, che, preso il suo bicchiere, si allontanò dal bancone per raggiungere un gruppo di suoi coetanei in mezzo alla pista. Quando questi non coprì più la visuale, si materializzò una donna incredibilmente attraente. Non lo era semplicemente per la sua bellezza, che poteva definirsi ordinaria. Ma aveva un’eleganza nei movimenti e una sensualità anche solo nello sbattere delle ciglia, che Andrès non aveva mai visto. Ne rimase estremamente colpito ma che importava. Non doveva essere lì. Fece per alzarsi ma la donna, accortasi dello sguardo posato poco prima su di lei, si voltò verso di lui. Prontamente guadagnò il posto affianco a lui e salutò con un sorriso quasi tagliente.
<< Salve. Che ci fa solo e timido in un locale come questo?>>
Doveva essere sui trentacinque, ed aveva capelli biondi e ricci dietro la schiena. Due occhi neri, intensi come quelli di certe donne orientali, lo fissavano invadendogli di calore il viso.
<< Ho un po’ perso l’abitudine di stare in mezzo alla gente>>.
<< E si vede>>, rise cercando di fargli vincere l’imbarazzo. Accompagnò queste ultime parole con un visibile piglio d’intraprendenza confinante con una focosa malizia.
Era una donna estremamente provocante. E un po’ per volta il timido Andrès cominciò a considerare che per una volta poteva lasciarsi andare. L’alcool fece il suo. 
Per un istante Andrès non stava pensando alla finestra, all’ombra riflessa, e al maledetto romanzo che si stava impossessando della sua vita.
Sì, voleva dimenticare. Non voleva che esistesse più Adriana, né il suo Mac, né quella maledetta finestra.
Dopo meno di mezz’ora di conversazione e quattro cocktail erano a casa di lui. Neanche il tempo di chiudere la porta alle loro spalle che già erano avvinghiati. Respiri affannati nel tentativo di spogliare l’altro camminando verso la camera da letto. Labbra che non volevano essere separate.
Prima che arrivassero al letto erano già seminudi. Lì tolsero gli ultimi veli di intimo e precipitarono barcollanti sul materasso. La donna era di quelle prepotenti, a cui piace comandare. Immediatamente guadagnò la posizione sopra di lui. La testa gli girava per l’eccesso di alcool, mentre a lei sembrava aver avuto l’effetto di renderla assatanata. Lo eccitò ancor di più il poterla vedere saltargli sopra attraverso lo specchio che era sistemato esattamente di fronte al letto, alle spalle della donna. Non staccò un attimo gli occhi dallo specchio, passandole le mani lungo tutta la pelle. Ad un tratto vide materializzarsi nell’immagine riflessa la stessa faccia che lo aveva atterrito dalla finestra. Con un singulto si stropicciò gli occhi, incredulo, mentre la ragazza continuava ad agitarsi sopra di lui. Ma quel riflesso era ancora lì. Lo fissava con un ghigno sulle labbra, lo sguardo bieco e crudele e le mani pronte a insanguinarsi. Poi lei raggiunse l’orgasmo da sola, senza rendersi conto che Andrès nn c’era più da qualche minuto.
Finalmente si calmò. Si scostò e si accoccolò dall’altra metà del letto. Lui rimase incredulo, ancora nudo coi residui della sua erezione.
Poi gli occhi finirono nuovamente sullo specchio. Ma a scrutarlo stavolta c’era soltanto la sua stessa faccia spaventata e pallida che ormai conosceva a memoria.

Offline kant.51

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Re: L'UOMO ALLA FINESTRA - ottava
« Risposta #1 il: 27 Febbraio 2010, 13:59:51 pm »
Deco, i miei sinceri complimenti, sei un professionista tu! Questa non è scrittura da dilettante! Davvero bravo.... :-)
cKappa ^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*° Sì che ti voglio bene, bene davvero...

Offline deco

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Re: L'UOMO ALLA FINESTRA - ottava
« Risposta #2 il: 27 Febbraio 2010, 14:10:40 pm »
grazie kant!! giacchè sei la mia unica lettrice qui hai saltato il settimo pezzo? :D :D comunque è il primo racconto che ho scritto..ora sto scrivendo il terzo ma purtroppo non ho proprio tempo..il lavoro assorbe tutto... :(

Offline kant.51

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Re: L'UOMO ALLA FINESTRA - ottava
« Risposta #3 il: 27 Febbraio 2010, 14:17:12 pm »
 :-d...no Deco, non l'ho saltata... l'ho letta dagli "ultimi topics" e non compare il "numeretto", comunque se fai un conto complessivo delle letture date, ti accorgerai che certo non sono la tua unica lettrice!
Spero che trovi sempre il tempo per scrivere, perchè ne vale la pena!
Poi, nel tempo, potresti chiedere a Manfry di accorpare in "parti più sostanziose" il tuo racconto, perchè frazionarlo , se da un lato rende più agevole la lettura, dall'altro, essendo così fluido e intrigante, lo penalizza...insomma, se lo trovassi in libreria, io lo andrei a prendere! :-d
cKappa ^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*° Sì che ti voglio bene, bene davvero...

Offline deco

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Re: L'UOMO ALLA FINESTRA - ottava
« Risposta #4 il: 27 Febbraio 2010, 14:29:08 pm »
ah c'è una sezione dove si sistemano le cose più lunghe?i miei racconti sono vere e proprie storie..sono sempre molto lunghi..davvero o compreresti??ma sai qual è il guaio purtroppo?che in pochi comprano gli emergenti..d'altronde come fai a sapere che Tizio Caio che vedi scritto in copertina è tanto bravo?

Offline kant.51

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Re: L'UOMO ALLA FINESTRA - ottava
« Risposta #5 il: 27 Febbraio 2010, 15:11:37 pm »
Primo: non è che ci sia una sezione apposita, ma il nostro mago Informanfrico ( hem... :-d ) potrebbe riunire le varie parti del tuo racconto, sempre che tu sia d'accordo ( e lui pure... o_O ) intendiamoci, in due o tre accorpamenti quando sarà concluso...
Secondo: sì, è molto difficile sfondare nel settore commerciale dei libri, credo che alla tua storia non manchi alcun ingrediente per avere successo di mercato, perchè è scritta bene, con le giuste pause e quel pizzico di mistero e di sesso che la rendono intrigante, pur rimanendo nel soft..le manca ...la pubblicità! :-) ...e su questo c'è poco da fare credo...o hai le conoscenze giuste o qualcuno ( con le possibilità economiche e relazionali e editoriali ) che crede in te... O:)
cKappa ^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*° Sì che ti voglio bene, bene davvero...