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Autore Topic: L'UOMO ALLA FINESTRA - nona  (Letto 1251 volte)

Offline deco

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L'UOMO ALLA FINESTRA - nona
« il: 28 Febbraio 2010, 11:33:34 am »
Poche ore dopo, quando le prime luci dell’alba accarezzavano le strade bagnate, Andrès era in accappatoio alla scrivania del salotto. Aveva aperto il portatile per rileggere quel maledetto romanzo, rimasto sospeso da mesi. Ne aveva mandato i primi venti capitoli al suo editore, e già da tempo questi stava insistendo affinché venisse completata l’opera.
La sua bozza si interrompeva proprio quando il protagonista cominciava ad avere delle strane visioni, in particolare quella di un uomo alla finestra di fronte. E stava diventando pazzo.
Rileggendo Andrès si rese conto di quanto simili fossero le due storie. Sembravano quasi correre parallele verso l’irreversibile.
<< Che mal di testa>>. Si voltò e vide sulla soglia dell’arco d’ingresso Anita, la donna conosciuta nel locale la notte precedente. Aveva quasi dimenticato che era ancora nel suo letto. Addosso aveva una vestaglia che forse aveva trovato nell’armadio e che le stava larghissima. Ma sotto non c’era niente, e bastava questo pensiero a renderla ugualmente sensuale.
<< Che fai lì? Hai una faccia..sembra che tu abbia visto un fantasma>>
<< Non ti sei allontanata molto dalla verità>>, rispose fissandole le gambe che emergevano nude al di sotto della vestaglia.
<< Che vuoi dire?>>
<< Non voglio seccarti con certe situazioni di paranoia>>.
Anita sapeva esattamente chi aveva di fronte e fu incuriosita. << No raccontami, ti ascolto>>.
E così Andrès le raccontò della strana sensazione in quello studio, dell’uomo alla finestra, del parallelismo incredibile col suo romanzo. Ma fu la storia dello specchio a stranire la donna, che rimase in piedi, visibilmente imbarazzata. Sembrava stesse guardando un visionario.
<< Capisco ehm. Beh forse potrei darti il numero di mio fratello. E’ psicologo in ospedale, ma credo ti possa dare comunque qualche consiglio. Sai capita di farsi travolgere troppo dal lavoro. Io ne so qualcosa. La notte sogno numeri ovunque. Non sembrerà ma faccio la ragioniera>>.
Andrès battè un pugno forte sul tavolino tanto che il portatile per poco non volò per aria. << Non sono pazzo! Non dovete più dirmi che sono pazzo perché non lo sono! Chiaro?>>.
La veemenza con cui si era improvvisamente rivolto a lei la fece indietreggiare di alcuni passi.
Ma lui si alzò per andarle incontro. Si avvicinava a lei continuando a inveire. Le arrivò a un centimetro e lei per indietreggiare ancora si trovò schiena a terra, per aver inciampato in una piccola ottomana. << Va via! Sei come tutti gli altri! Prendi le tue cose e sparisci!>>.
Anita non se lo fece ripetere mezza volta di più. Dopo neanche cinque minuti era già sulla porta, sbattendosela alle spalle. Ma prima di uscire non gli risparmiò un << Fatti curare al più presto>>.
Andrès rimase di nuovo da solo. La collera si era alimentata nelle parole che sapeva essere vere di quella donna sconosciuta. Cominciò a tremare.

continua..