Se scende il buio dopo il temporale, in lontananza si può scorgere il tramonto tra gli alti palazzi e la spessa coltre di nubi. Dopo i tuoni s’acquieta il cielo e tra i riflessi aranciati cala la notte di un giorno ormai spento. Dal modesto balconcino del sesto piano Matilda si affacciava silenziosa cullata dai rumori della strada, mentre l’aria gelida le pungeva il viso. Solo l’odore del tabacco e quella strana sensazione di trepidazione nell’attesa che sorga un nuovo giorno. L’indomani sarebbe partita alla volta di una località pressoché sconosciuta, verso il primo baluardo della sua nuova esistenza. Non sapeva ciò che le aspettava. Questo le procurava un’inquietudine incalzante. L’incarico che aveva accettato era di rilevanza assai superiore rispetto a tutti quelli precedenti. Un pizzico di paura, ma anche tanta voglia di mettersi in gioco, l’animavano. Era sempre stata positiva, in tutto ciò in cui metteva mano. Le sfide non la spaventavano, dato l’ardente bisogno di dover sempre dimostrare la sua forza e determinazione, anche nelle piccole faccende. Accontentarsi non era parola che rientrasse fra quelle applicabili alla sua instancabile filosofia di vita che seguiva il “vivi e lascia vivere” dando però il massimo.
Le valigie erano pronte, lì, accanto alla porta. Aveva già ragguagliato a dovere le sue coinquiline, nonché amiche, sul da farsi. Insomma: era tutto pronto, tuttavia mancava qualcosa. Di colpo s’alzò, spense la sigaretta tra le altre e camminò per la casa fino a raggiungere un cassetto, dal quale estrasse una foto un po’ ingiallita dal tempo. Sospirò, abbandonandosi sul letto, e la strinse al petto. Poi, passò le dita su quel sorriso un po’ forzato, occhi gioiosi ed accarezzò quei capelli tanto scuri e sempre perfetti, ricordandosi che aggrovigliando le dita tra gli stessi spesso aveva perso il senso del tempo. Era sua madre, il suo portafortuna. L’avrebbe portata con sé, anche questa volta.
COSA NE PENSATE?