Erano le prime luci dell'alba, la piccina stava sempre peggio: ormai dava pochi segni di vita, giaceva nella culla improvvisata da Baline e bruciava di febbre.
Il senso di cupa disperazione che pesava sull'animo di Baline si era fatto ancora più greve, da quando aveva trovata la piccina sulla sua porta, qualche giorno prima, avvolta come un fagotto, aveva combattuto con tutte le armi a sua disposizione quella maledetta febbre del gelo, l'unica cosa che ancora poteva tentare, era usare la greppiolina, l'erba rara dalle qualità terapeutiche straordinarie.
Pensò di raccogliere una manciata di neve e posarla sulla fronte della bambina per contenere il terribile calore della febbre, aprì la porta di casa e rimase impietrita dallo stupore: lì davanti a lei, immobile, splendida, in perfetta forma, l' attendeva la Hubbyth, che mugolò affettuosamente, vedendola, e si abbassò, come invitandola .
Un filo di speranza si accese nel cuore di Baline, corse alla stalla e prese la vecchia slitta e i finimenti, l'animale quasi li indossò da sola, era quello che voleva; quando la slitta fu attaccata e la donna vi fu sopra, ben coperta e assicurata , la Hubbyth partì a velocità altissima, sembrava volare tra boschi, pendii e salite scoscese, superava crepacci e gole come un turbine di vento. Gli occhi semichiusi per l'aria gelida che la frustava, Baline badava a tenersi forte alle cinghie che l'assicuravano, non sapeva nè dove fossero, nè dove andassero, sapeva solo di provare quell'assurdo senso di speranza nel cuore...
Finalmente, dopo una gola angusta celata da rovi, che le zampe robuste della Hubbyth abbatterono senza difficoltà, giunsero su una vetta più alta che sfociava in un ampio pianoro.Non nevicava e agli occhi di Baline apparve uno spettacolo grandioso:il vento faceva ondeggiare e spumeggiare un grande oceano d'argento...un'ampia distesa di erba greppiolina che i soffi rovesciavano ritmicamente e le argentee corolle pelose sembravano spumeggiare come il mare.
La hubbyth si fermò, appena liberata dai finimenti cominciò a rotolarsi nell'erba e a mangiarne.
Gli occhi di Baline luccicavano, tra cristalli di ghiaccio che si scioglievano e lacrime, mormorava sconnesse parole e preghiere di ringraziamento...riempì tutti i fagotti che potè con l'erba d'argento e poco dopo volava con la hubbyth sulla via del ritorno.Durante il viaggio il suo cervello ribolliva come il turbinio della neve, elaborava il sistema migliore per preparare alla piccola l'antidoto alla febbre del gelo.
Giunta a casa, mentre la hubbyth si dileguava nel buio, si mise all'opera e furono tre ore di lavoro intenso in cui Baline concentrò tutte le sue cognizioni, la sua esperienza, la sua intelligenza...finalmente fu pronto un vasetto di tenero, profumato unguento, argenteo come l'erba da cui era ricavato.
Mormorando parole di riti antichi, ella si portò accanto alla piccina che ormai sembrava in punto di morte: la spogliò con mani tremanti e prese a ungerne il corpicino magro e bluastro.
Il viso era teso e concentrato, la bocca stretta in una piega amara, decisa nella volontà incrollabile di restituire la vita e la salute a quella trovatella, che qualcuno aveva abbandonato sulla sua soglia pochi giorni prima, febbricitante e in fin di vita.
A lungo Baline proseguì nella sua unzione, finchè tutta la superficie del piccolo corpo fu un unico baluginio argenteo.
Poi coprì la piccina e le si sedette accanto.
Uno strano silenzio scese nella capanna, nemmeno il fuoco crepitava più, non un solo alito di vento esterno, non il più piccolo grido di animale notturno, non il minimo fruscio...c'era un silenzio denso, pesante, magico.
Gli occhi freddi, ostinati, scintillanti di Baline, distrutta dalla fatica e dalla tensione, erano inchiodati sulla bambina.
Il tempo passava lentamente, sembrava che una terribile lotta si svolgesse nella piccola che cominciò a sudare, smaniare, avere convulsioni, Baline era lì, pronta a sorreggere la piccola testa, ad asciugarle il visino, a bagnarle le labbra.
Piano piano però, un senso di serenità, di pace, cominciò a pervadere l'animo della donna, si rese conto che il momento peggiore era passato, la fronte della creaturina non era più così ardente...in quel preciso momento la piccina spalancò i suoi occhi e accennò un sorriso: Baline si specchiò in due laghi azzurri, infiniti, un oceano di serenità, d'amore la invase e, tra lacrime di gioia, immaginò una distesa di astri azzurri nel vento...
" Tu sei Hastrid!-mormorò alla piccola che era riuscita a strappare alla morte del gelo- La mia Hastrid! "