Era la mia vita, e dovevo rendermene conto. Non sapevo come sarebbe finita quella storia, e la cosa mi metteva un'estrema ansia. Nessuno poteva cambiare la mia situazione, solo io potevo farlo, ma non sapevo neanche da dove cominciare. Ero un'assoluta inetta che nel giro di sei anni non aveva mai passato più di un mese da single.
"Fortunata"pensavano le altre, ma non sapevano il reale perchè della mia situazione. Io gettavo tutta la mia insoddisfazione sfogandola sui ragazzi.
Non importava che fossero belli, brutti, colti, ignoranti, ricchi, poveri... nulla importava. Anzi, una cosa sì: dovevano amarmi.
O almeno credere di amarmi. Era l'unica cosa importante. Io sfogavo tutto su loro, tutta la mia solitudine, tutta la mia angoscia, tutto il mio odio nei confronti di me stessa.... e stavo bene.
Ne cambiavo uno al mese circa. Poi c'erano le storie che duravano di più e quelle che duravano di meno. Quelli che credevo veri amori e quelli che sapevo per certezza non esserlo. Ma loro non sapevano nulla, assolutamente nulla... Io gli rubavo ciò che avevano di più bello, ovvero la capacità di amare. Ragazzi che non avevano mai amato, con me hanno imparato ad amare, a desiderare, a lottare. Ho sempre lasciato segni indelebili: nessuno li ha mai lasciati a me.
Puttana.
No, non lo ero. Sembra strano ma riuscivo a rubare cuori in poco tempo senza assolutamente mai spingermi oltre il semplice bacio. Giuro... Mi bastava guardarli, parlare, e loro: innamorati. Persi. Sembrava non potessero vivere senza di me. Stavo bene. Mi sentivo importante. Mi bastava. Anzi era troppo. Ero troppo importante per loro quindi... scappavo e cercavo una nuova preda.
Tutto filava proprio così.
E io non mi sentivo mai completa. Uno valeva l'altro, io non volevo veramente un ragazzo, io volevo solo essere importante per qualcuno. Anzi non solo per un qualcuno ma per più qualcuni. Per questo non potevo rimanere legata ad una persona, perchè mi vincolava dall'essere importante per qualcun altro. E allora "collezionavo" ragazzi,anzi... ex.
Mi sentivo sola, sempre più sola, sempre più amata, poi sempre più odiata, ma comunque sempre più sola.
Insomma, ero proprio un'inetta nonostante le apparenze. Io non avevo amici. Almeno non avevo amici che non fossero ex perchè, quei ragazzi, tanto mi amavano, rimanevano miei amici. Amici... in attesa che io scoprissi di amarli, cosa che non è mai capitata.
Ma poi arrivò lei, e con lei la mia vita cambiò totalmente. In peggio.
Era estate, al mare come ogni estate. Avevo cominciato ad andare a cavallo, frequentare il maneggio, ed è lì che la conobbi. Io inetta, lei tutt'altro, io insicura, lei spigliata e certa delle sue potenzialità, io alle prime armi col cavallo, lei già fantina esperta. Eppure fu subito"amore".
Sì, era lei, era lei quell'amica che avevo sempre sognato, quella che avevo sempre invidiato alle altre, quella a cui avrei raccontato tutto e con cui non avrei avuto segreti.
E infatti fu lei... per ben due anni. Tre quattro ore al telefono ogni giorno. Tutti i santi giorni. Ragazzi conosciuti insieme, scappatelle insieme, risate, uscite, cioccolati caldi d'inverno, riscaldarsi con una sigaretta accesa quando fuori c'è il gelo, bagni gelidi a sangue freddo d'estate quando il caldo ti squaglia, galoppate in campagna, corse all'ospedale... tutto... e tutto insieme.
Cos'altro puoi chiedere ad un'amica? Cosa? Senza considerare che grazie a lei avevo trovato anche io la mia comitiva... la comitiva della freccia verde, sì perchè, giravamo per il lungomnare in bici, disposti come una freccia... e in testa, c'ero proprio io. L'inetta.
Anzi, ancora per poco, l'ex inetta.
Già, cosa volevo di più dalla vita? Non volevo più ragazzi, non li illudevo più illudendo me stessa, mi divertivo, perchè con un'amica così avevo trovato tutto. Ero completa. L'amore? Era solo un ricordo, io non volevo amore, l'amore ormai non mi serviva più a nulla.
"Promettimi che nessun ragazzo ci separerà mai"
Le avevo detto una sera mentre rientravamo a casa dopo l'ennesima uscita a quattro.
"Promesso"
aveva risposto. E ci eravamo abbracciate, avevamo riso, e ci eravamo salutate. Che idillio. Che meraviglia.
Nessun ragazzo ci avrebbe mai separate ed eravamo state di parole. Almeno io lo ero stata. Lei non faceva altro che fregarmi, involontariamente tutti i ragazzi che mi piacevano perchè, con le sue forme già sviluppate, li attirava tutti.
Ma senza cattiveria, e per questo io glielo lasciavo fare. A me non importava, non avevo bisogno di ragazzi: avevo lei, e mi bastava, l'avevo cercata, e l'avevo trovata: nessun ragazzo ci avrebbe diviso, me l'aveva promesso, gliel'avevo promesso.
Ma un giorno arrivò lui. Il mio incubo. L'essere più ripugnante immaginabile: ma questo io lo scoprii solo in futuro. Era il mio istruttore di cavallo, era carino e aveva il fascino del cavaliere. A guardarlo oggi mi chiedo come io abbia potuto perdere la testa per lui. Mi piaceva, e anche tanto, e avevamo cominciato a frequentarci durante le lezioni, parlare un po' di più, scherzare. Infine mi sentivo abbastanza tranquilla da presentarlo a lei, sperando che lui non l'avrebbe puntata come tutti. Così non fu.
Lui la puntò, lei puntò lui: nessuno dei due mi disse nulla.
Ero tranquilla e continuavo a frequentarlo, poi le cose andarono male, mi disse che aveva ancora in testa la sua ex, e io piansi per giorni sulla spalla della mia dolce cara amica... "Infame!" penso oggi....
Passarono i giorni, presi a frequentare un altro ragazzo, mi piaceva, ma non m'interessava farlo innamorare anche se... mi ero illusa di averlo fatto... Era romantico, mi corteggiava con rose e cioccolatini, mi veniva a prendere sotto casa ogni volta, mi trattava da principessa, e io finii per prendermi una brutta cotta.
E un bel giorno, andai a dargli il buongiorno in camera: baci, abbracci, coccole finchè lui non pretese un po' troppo e io gli dissi che non volevo.
In men che non si dica mi trovai fuori casa sua, abbandonata, disillusa e con la sensazione di essere solo stata usata per quel che mi poteva usare.
In lacrime chiamai lei, convinta che come ogni volta mi avrebbe fatto tornare il sorriso... quel sorriso autentico che solo lei poteva darmi.
"Lu tu non puoi capire come mi sento, mi ha sbattuta fuori casa solo perchè non volevo farlo... Nessuno mi ha mai usata così!"
E come risposta ebbi:
"Dai Fla, non te la prendere, i ragazzi sono tutti bastardi. A proposito, hai problemi se esco con Anto?"
Anto era il bell'istruttore. Io la chiamavo per chiedere conforto e lei mi rispondeva così. Il mondo cominciò a girare attorno a me, la terra mi pesava sulle spalle,stavo per crollare:
"No,tranquilla, fai pure, io non ci penso più" risposi fingendomi tranquilla. Quel che più faceva male non era il fatto che lei volesse uscirci, ma il fatto che avesse scelto proprio quel momento per dirmelo.
Ma la perdonai, tornai a frequentare il maneggio e a prendere lezioni da lui. Lei mi veniva a trovare, anzi, lo veniva a trovare e con la scusa veniva a trovare anche me. Ero felice per loro, e avevo dimenticato tutta l'amarezza.
Botta maggiore fu quando scoprii di essere stata vittima di una beffa sua, si proprio sua, della mia Amica. Già perchè, in uno dei mille litigi fra me e il bell'Antonio, venni a sapere che quando lei mi chiamò per chiedermi di frequentarlo, in realtà i due stavano già insieme da una settimana. Ma le perdonai anche questa.
Io la adoravo, le volevo bene, e mantenevo la mia promessa, non l'avrei abbandonata per colpa di un ragazzo. Infatti fu lei ad abbandonare me.
Lully aveva avuto una brutta delusione in passato della quale solo io ero al corrente. In un altro dei miliardi di litigi col bell'Antonio, gli dissi che, se permetteva, io la conoscevo molto meglio di lui, e lui non aveva idea di cosa avesse passato. Quindi, non l'avrebbe dovuta far soffrire.
"Ascolta, io le voglio bene, ma se la storia deve finire, preferisco che soffra lei piuttosto che io."
Fu la sua risposta.
Non riesco a pensare che un ragazzo innamorato possa vederla in questo modo. Io oggi sono innamorata e vorrei morire pur di non far soffrire il mio amato! Fu per questo motivo che dissi quelle parole a lei:
"Lu, mi raccomando, stai attenta, non voglio tu soffra ancora."
Furono queste le parole che segnarono il degrado della nostra amicizia. Eh sì perchè io realmente non volevo che lei soffrisse, e non credo di averle detto nulla di compromettente, ma il suo bel lui disse che io volevo rovinare il rapporto, che non mi poteva vedere, che non mi sopportava,che facevo tutto ciò per pura gelosia. E lei gli credette, e fu così che, poichè lui non poteva vedermi, lei decise, senza spiegazioni di eliminare gradualmente i rapporti con me.
Toccò l'apice il giorno del mio compleanno, l'anno dopo, quando la chiamai in lacrime e permise al suo ragazzo di rispondermi e dirmi di andarmene a quel paese.
Scesi a compromessi con me stessa per la mia festa dei diciott'anni, tre anni dopo: pur di avere lei avevo invitato anche lui. Niente.
Quell'estate le scoppiai a piangere di fronte, eravamo sul bagnasciuga. Lei non disse nulla mentre io piangevo dicendole che mi mancava, che era l'unica amica che io avessi mai avuto,quella vera.Le ricordai la promessa.
"Vado a chiedere ad Antonio se posso fumare una sigaretta", mi disse.
Sì perchè, aveva smesso e adesso, doveva addirittura chiedere il permesso a lui per fumarne una.
Tornò.
"Che ha detto?"
"Ha detto di no, ma tu dammela ugualmente". Sorrise.
Forse era tornata, mi illusi, era il primo cenno di ribellione nei confronti di un ragazzo che le stava gestendo tutta la vita.
Parlammo un po' prima di tornare dagli altri, e lei sembrava così impassibile che la mia illusione presto svanì. Tornò quando litigò col bell'Antonio (ironico bel).
"Hai fumato! Che me lo chiedi a fare se tanto poi lo fai comunque! Ogni volta che stai con lei fai qualcosa che non va!"
"Anto io ho un mio cervello! Non ho bisogno di stare con lei per usarlo! Lei non mi obbliga a nulla!"
Lui si rivolse a me:
"Tu...Tu!Ogni volta che ci sei tu litighiamo! Esci dalla sua vita str**a! Sei solo gelosa!"
Lulù non c'era più, era entrata in casa arrabbiata. Io non replicai, non ce n'era bisogno. Credevo la ribellione fosse una dimostrazione che era rinsavita. Che sarebbe tornata.
Andai via felice.
Non la rividi più e col tempo capii che sì, lei aveva provato a farcela, ma era debole e innamorata. Aveva dovuto scegliere fra me e lui, e aveva scelto. Peccherò di presunzione, ma credo abbia sbagliato scelta. Lo dimostra il fatto che quella storia è finita mentre, forse, la nostra amicizia non sarebbe mai finita. Almeno da parte mia. Lo dimostrano le infinite volte che la perdonai, lo dimostra il fatto che l'ho perdonata anche di aver scelto lui.
Oggi vado allo stesso mare di allora, il paesino è piccolo: impossibile non rivederla. Lei e la comitiva: come pecore anche loro avevano scelto lei, e lui. Così ho perso tutto e tutti lì, ma più che altro, loro hanno perso me.
La rivedo e ancora soffro, quello che c'era fra noi resta indelebile più del primo amore, e il dolore non può far altro che perseverare nel mio cuore.
Mi parla di lei, chi non sa quel che è successo, mi parla di lei uccidendomi ogni giorno di più. E io sono cosciente che se un giorno lei dovesse tornare, io sarò lì.
"Cretina!"mi dice il ragazzo che amo alla follia.
Mi chiese di scegliere fra lui è lei ad una festa. Scelsi lei. Lui venne comunque. Sono stata più forte di lei e anche se l'ho persa comunque, ho conosciuto l'amore vero. Perchè ciò che volevo farle capire è che, chi ti chiede di scegliere non può amarti. Io non lo chiesi mai a lei.
Ognuno per la sua strada, 6 anni dopo, se ci incontriamo ci salutiamo distanti, non una parola in più.
Ognuno per la sua strada, io inetta ma almeno amata e innamorata... lei chissà...