Io non credo che i pensieri ci appartengano dall'inizio, credo invece che diventino nostri in momenti non qualunque, ma precisi, in cui qualcosa è cambiato per noi. O diventano nostri quando ne abbiamo bisogno! Non da prima.
Ad esempio, io penso che mio padre sia un uomo geniale. Oltre ad essere un allegro briccone, è anche un abile artigiano, inventore e tecnico elettronico. Più volte abbiamo pensato che avrebbe dovuto fare l'inventore piuttosto che il medico. Orbene, ha inventato degli oggetti eccezionali, nonostante a volte siano semplicissimi, che non ha mai pensato di brevettare, perché pensava che sarebbero state cose utili solo a lui. Per esempio, un giorno prese un vecchio cellulare, e non so come riuscì ad unirlo con un telecomando di un televisore, facendo in modo che quest'oggetto conservasse entrambe le funzioni. Non pensò mai di brevettarlo, a chi sarebbe potuto servire? Ebbene, dopo qualche mese, una ditta presentò in anteprima mondiale il primo cellulare con telecomando incluso(ok, forse era più bello di quello di mio padre). E quale pretesto usò per lanciarlo? Lo stesso di mio padre: "il cellulare è l'unica cosa che ho sempre sotto mano, il telecomando invece non lo trovo mai!"
Diciamo che secondo me i pensieri funzionano esattamente così!
E inoltre, molto dipende dal caso...