Il lupo correva sciolto, le zampe agili e potenti sostenevano la sua mole, sembrava volare nella boscaglia.
Il sentore della preda era forte, anche la preda correva veloce . E silenziosa.
Ma l'odore non poteva sfuggire alle sue narici finissime, era chiaro nell'aria e accentuava la fame del giovane maschio.
Anche la preda era giovane e del tutto ignara di essere inseguita: le ghiandole della paura non avevano secreto nulla, solo profumo di carne tenera, ben irrorata dal sangue nei muscoli elastici.
Il lupo sentiva la bava scolare dalle fauci.
La preda si era fermata.
Odore di acqua...la Pozza.
Tutte le creature devono bere, anche il lupo moriva di sete, ma se voleva riuscire nella caccia, doveva dimenticarsene e dare la priorità all'assalto al giovane cervo proprio mentre era intento a bere...
Eccolo lì, maestoso il palco delle giovani corna ancora muschiate, stagliato contro gli ultimi raggi di luce notturna e i primi raggi di luce solare: beve con avidità, con ingordigia...
Il lupo è controvento, fuori portata dalle narici del cervo: sa queste cose per istinto, così come aspetta, per istinto, il momento più adatto per sferrare l'attacco.
Ecco, ora la preda non si guarda più intorno, è catturata dalla frescura dell'acqua nella sua gola...
Il predatore si raccoglie mentalmente e fisicamente, i muscoli tesi come corde di un arco, i denti scoperti, le orecchie tese, drizzate, la coda ferma, a bandiera.
Un balzo rapido, un altro...il cervo alza il muso grondante d'acqua, negli occhi il terrore perchè ha sentito l'odore del lupo, le ghiandole sparano l'odore disgustoso della paura...
ma è troppo tardi.
Le fauci si chiudono sulla gola morbida e, con uno scuotimento secco, spezzano il collo:la preda si accascia morta, la belva, sfinita e trionfante ha vinto, la fame sarà placata...
Il lupo alza il muso insanguinato e ulula il suo grido di vincitore alla luna morente e già sbiadita nel cielo dell'alba.