Timorosi vecchi treni
varcano soglia di Calabria
mentre il mare vibrante
si toglie i suoi capricci
al tramonto che roseo
pennella la lingua
su pelle d’acqua
e assesta ossa ribelle
occultate al disturbo
e in orgasmo
s’appiattisce in cerchi
d’abbracci ospitali
a levigare eterno silenzio
di paure in questa terra d’apostoli
costretti a imitare rinnego di Pietro
e con mani porticati a occhi
scuri per non farli socchiudere
ai giochi del sole
e renderli cenno impercettibile
che può essere amore,morte
o solo fiato sospeso
Gli stessi ulivi
tremano al vento
quando ribalta il verde speranza
delle foglie in argento danari
di Giuda all’orto,
metafora perpetuata
di millenario pizzo,
gocce di sangue da ferite
all’imperfezione del Divino
Calabria
donna troppo bella e elegante
impossibile a volersi consegnare
vergine devota in sacrificio a Dio
dopo esser scivolata inconsapevole
in danze a gole avide arrugginite
nell’attesa prepotente,paziente
a violare la loro musa
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Da:Vetriolo
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