Neve caduca
sopra specchi di lacrime
infranti in parole senza sale;
cuspide inflitta nella carne
e presso cuori
dove tacciono frequenze,
consumate tra letti di passioni,
raffreddate
in soffi afosamente artici
di sguardi indifferenti,
nefasti,
scolpiti nella paura
del perdersi ancora
in illusioni,
sfociate ed estintesi
in pianti cremisi,
sui pavimenti bianchi
senza fuga,
per un fiocco cadente
che tarda lo schianto
dentro i vuoti impolverati
delle soffitte della ragione,
nei bauli arrugginiti,
tra le sterili disarmonie
di defunte,
disciolte memorie.
Marco
