Cercando qua e là mi imbattei in soggetti estremamente divertenti..c’erano tipi che sapevano far dei giochi di prestigio fenomenali. Altri erano scrittori in erba, altri ancora erano accaniti lettori. Stanza per stanza c’era qualcosa da vedere, da capire.
Ero arrivato quasi in fondo al corridoio dell’ultimo piano e stavo pensando di tornar giù, ignorando l’ultima porta. Ma fissando questa, ci ripensai…c’era un fiocco viola e un grande adesivo dei
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su di essa.
“uhm, chi ci sarà là dentro?” pensai, ma non sapendo che fare, visto che non potevo entrare o bussare alla porta di chi non conoscevo, feci per andarmene. Arrivai all’ascensore, non volendo ripetere le scale, e spinsi il bottoncino di chiamata. Stavo trafficando con il mio cellulare quando arrivò su, quindi non badai al fatto di chi potesse esserci…entrai di colpo e, fortunatamente, non c’era nessuno con cui incornare. Spinsi il bottone del piano terra e un attimo prima che la porta potesse chiudersi, qualcuno infilò un piede tra le ante di essa, la riaprì ed entrò una ragazza..o forse un angelo. Ci guardammo per un paio di secondi, lei sorrideva e aveva degli occhi orribilmente malinconici. Era bellissima, sfiorava veramente il cielo.
“Mi chiamo Alessia” parlò mentre stavamo scendendo “tu chi sei? Non ti ho mai visto qui”
“Damiano…” dissi abbagliato ancora da quella donna “sono un amico di una persona che si trova qui…Pasquale Ippolito, non so se lo conosci”
“oooooh gioia, certo che si, è uno di quelli con i quali ho legato maggiormente…e si, credo di aver capito…parla sempre dei suoi amici, gli mancate moltissimo”
“anche a noi, ma fuori è sempre il solito schifo, ci ammazzano il tempo e il giorno dopo troviamo solo i cadaveri di quello precedente..”
“immagino…si deve essere difficile..o almeno credo….quanti anni hai?”
“21 appena compiuti…te?”
“20” rispose lei…ed io rimasi scioccato. Certo, lo ero anche prima vista la bellezza, il pigiamone rosa e i 4 anelli vistosi nelle sue mani..ma non credevo fosse cosi giovane. Dimostrava quell’età, ma probabilmente non volevo rendermene conto, mi sembrava assurdo che una bellezza del genere fosse finita cosi presto in preda alle siringhe..
“si, sono abbastanza giovane, anche mia madre è rimasta scioccata quando ha saputo che mi facevo…ma avevo 16 anni, ed erano già due che ci davo dentro” continuò lei…un attimo di silenzio e pensai a un milione di cose. Pensai a com’era possibile uno schifo simile, pensai a quanto è crudele a volte l’uomo, a quanto è debole…e poi parlai:
“e come mai hai cominciato cosi presto?”
“quando hai due fratelli tossici e un padre alcolizzato, cerchi istanti di sollievo e solo quella roba poteva darmene”
“quindi non vedi mai la tua famiglia?”
“solo mia madre e mia nonna, a volte…mi son rimasti solo loro” e continuò “ormai ho imparato a vivere autonomamente, cosi come il mio cuore ha imparato a fare a meno di alcune sue parti..”
Rimasi in silenzio e per fortuna l’ascensore aprì le porte. Fu provvidenziale in un certo senso…volevo rimanere con lei, ma non sapevo cosa dirle. Feci per salutarla e, neanche il tempo di tendere la mano, mi chiese se volevo farle compagnia…risposi immediatamente di si.
Parlammo molto, più che altro della gente e della vita li dentro. Non elencò molto tra i suoi interessi, amava la musica ed era molto solitaria…ed ero infatti, la seconda persona oltre Pasquale, con la quale aveva scambiato più chiacchiere che mai.
Giocammo a biliardino, poi leggemmo un libro interessante…ed arrivarono le 19:30, ora di cena. Scesero anche Pasquale e Miriam con la direttrice insieme ad un altro gruppetto di 10-15 persone.
“Forza, ho fatto preparare qualcosa anche per voi, Miriam mi ha detto che il treno di ritorno c’è alle 23:30” disse la direttrice
“Si è vero, grazie mille” risposi io
Ci sedemmo consecutivamente…Alessia, Io, Pasquale e Miriam. Alessia sembrava molto contenta che fossi li, ancora a parlare con lei.
Mentre l’ascoltavo parlarmi dei sogni che ebbe da bambina, pensavo..pensavo a quanta crudeltà c’era. A quanto qualche parola con un estraneo conosciuto qualche ora prima, rendesse felice una persona. Sarei voluto rimanere lì, per farli parlare continuamente, per vederli ardere ancora, come lei in quel momento.
Comunque, dopo un po’, eravamo agli sgoccioli della cena…la guardai e le chiesi ciò che è più ovvio..”cosa farai una volta uscita da qui?”
“niente, probabilmente tornerò a farmi” rispose. Agghiacciante. Rimasi in silenzio, pensando a quello che aveva detto e come lo aveva detto. Spietatamente infelice.
“ma…” risposi dopo una valanga di secondi “perché? Perché non ricominci? Perché non segui le tue passioni?”
“ perché conosco solo quello. Non ho avuto una mano da niente, conosco solo quello”