Ecco per voi una lettura piacevole propostami da un mio caro amico
Era una di quelle domeniche di mezza estate in cui tutti se ne stanno seduti e continuano a ripetere: "Ho bevuto troppo ieri sera" Si poteva udire i parrocchiani che lo bisbigliavano all'uscita della chiesa, si poteva udirlo anche dalle labbra del parroco, mentre si infilava faticosamente la tonaca nel vestibolo, si poteva udirlo nei campi di golf e di tennis, e anche nella riserva per la protezione della fauna, dove il presidente della locale associazione ornitologica era in preda a una feroce emicrania. "Ho bevuto troppo" gemeva Donald Westerhazy. "Tutti abbiamo bevuto troppo" gli faceva eco Lucinda Merrill. "Dev'essere stato il vino" osservava Helen Westerhazy. "Ne ho bevuto troppo di quel vino rosso."
Ciò avveniva ai bordi della piscina di casa Westerhazy. La piscina, alimentata da un pozzo artesiano con un'alta percentuale di ferro, aveva l'acqua d'un pallido colore verdastro. Era una bella giornata. A occidente si vedeva una massiccia formazione di nuvole cumuliformi, ed era così simile a una città vista in lontananza dalla prua di una nave che s'avvicina, che si sarebbe potuto darle un nome, Lisbona o Hackensack. Il sole era caldo. Neddy Merrill era disteso vicino all'acqua verdognola, una mano immersa nell'acqua e l'altra stretta intorno a un bicchiere di gin. Era un uomo snello, con quella particolare snellezza della gioventù, e pur essendo tutt'altro che giovane, quel mattino era scivolato giù dalla ringhiera di casa sua, dando poi una pacca sul sedere della statua in bronzo di Afrodite sul tavolino nell'atrio mentre trotterellava verso l'odore del caffè in sala da pranzo. Merrill poteva essere paragonato a una giornata d'estate, in particolare alle sue ultime ore, e anche se non aveva una racchetta da tennis né una borsa da vela, evocava un'immagine di gioventù sportiva e di tempo clemente. Aveva appena finito di nuotare e ora respirava profondamente, come se volesse mandar giù nei polmoni tutte le componenti di quel momento, il calore del sole e l'intensità del suo piacere; sembrava che tutte venissero aspirate dentro il suo petto. Abitava a Bullet Park, una quindicina di chilometri a sud, dove le sue quattro splendide figlie dovevano aver terminato di pranzare e stavano forse giocando a tennis. In quel momento gli venne l'idea che, seguendo un percorso ad angolo in direzione sud ovest, sarebbe potuto arrivare a casa sua a nuoto.
La sua vita non era condizionata, e il piacere che gli dava questa constatazione non poteva essere spiegato con un complesso di fuga. Gli sembrava di vedere, con un occhio da cartografo, quella catena di piscine, quel corso d'acqua quasi sotterraneo che si snodava attraverso la contea. Aveva fatto una scoperta, aveva dato un contributo alla geografia moderna, e quel corso d'acqua l'avrebbe chiamato Lucinda, col nome di sua moglie. Non era uno che amava particolarmente gli scherzi, né era un buffone, ma era volutamente originale, e si considerava in generale, e modestamente, un personaggio leggendario. Era una bella giornata, e gli sembrava che una lunga nuotata ne avrebbe esaltato la bellezza.
Si tolse il golf che teneva sulle spalle e si tuffò in acqua. Nutriva un inesplicabile disprezzo per quegli uomini che non si tuffavano in acqua. Nuotava una specie di crawl irregolare, respirando a ogni bracciata oppure ogni quattro bracciate, e contando mentalmente l'uno-due uno-due del battito dei piedi. Non era uno stile adatto alle lunghe distanze, ma la pratica domestica del nuoto aveva imposto a questo sport alcune consuetudini, e in quella parte del mondo era convenzionale quel tipo di crawl. Il sentirsi avvolto e sostenuto da quell'acqua verdognola gli sembrava non tanto un piacere quanto un ritorno a una condizione naturale, e gli sarebbe piaciuto nuotare senza calzoncini da bagno, ma questo non era possibile, in considerazione del suo progetto. Si issò sul bordo opposto della piscina, lui che non usava mai la scaletta, e s'incamminò attraverso il prato. Quando Lucinda gli domandò dove stava andando, le rispose che ritornava a casa a nuoto.
Le uniche mappe e cartine a cui fare riferimento erano nella memoria o nell'immaginazione, ma erano abbastanza chiare. Per primi venivano i Graham, gli Hammer, i Lear, gli Howland e i Crosscup. Poi avrebbe attraversato Ditmar Street fino alla casa dei Bunker, e da lì, dopo un breve trasbordo, sarebbe arrivato alle piscine dei Levy e dei Welcher, e alla piscina pubblica dei Lancaster. Seguivano poi le piscine degli Halloran, dei Sachs, dei Biswanger, e quelle di Shirley Adams, dei Gilmertin e dei Clyde. Era una stupenda giornata, e il fatto di vivere in un mondo così generosamente fornito di acqua gli sembrava un dono del cielo, una benedizione. Si sentiva il cuore leggero, e cominciò a correre sull'erba. L'impresa di avventurarsi verso casa seguendo questa insolita rotta gli dava la sensazione di essere un pellegrino, un esploratore, un uomo del destino, e sapeva che sul percorso avrebbe incontrato molti amici, tutti amici assiepati lungo le rive del fiume Lucinda.
Scavalcò una siepe che divideva il terreno dei Westerhazy da quello dei Graham, camminò sotto alcuni alberi di melo, oltrepassò il capanno della pompa e del filtro dell'acqua, e arrivò così alla piscina dei Graham. "Ehilà, Neddy!" esclamò la signora Graham. "Che magnifica sorpresa! È tutta la mattina che ti cerco al telefono. Su, vieni a bere qualcosa". Al pari di un vero esploratore, si rendeva conto che doveva diplomaticamente rispettare i costumi e le tradizioni di ospitalità degli indigeni locali, se voleva raggiungere la sua destinazione. Non voleva sconcertare i Graham, né sembrar loro sgarbato, ma nemmeno aveva il tempo per trattenersi a lungo a casa loro. Attraversò a nuoto la loro piscina in tutta la sua lunghezza, poi li raggiunse sotto il sole, e pochi minuti dopo fu salvato dall'arrivo di due auto cariche di loro amici del Connecticut. Durante i chiassosi saluti che seguirono, riuscì così a squagliarsela inosservato. Scese il prato davanti alla casa dei Graham, scavalcò una siepe spinosa e attraverso un terreno incolto arrivò alla casa degli Hammer Alzando lo sguardo dal suo roseto, la signora Hammer lo vide nuotare nella sua piscina, anche se non era sicura che fosse proprio lui. I Lear lo udirono tuffarsi in acqua attraverso le finestre aperte del soggiorno. Gli Howland e i Crosscup non erano in casa. Uscito dalla piscina degli Howland, Neddy attraversò Ditmar Street e si diresse verso la casa dei Bunker da dove gli giungevano, pur da lontano, gli echi rumorosi di una festa.
L'acqua rifrangeva il rumore delle voci e delle risate, e sembrava tenerle sospese a mezz'aria. La piscina dei Bunker era su un rialzo di terreno, e Neddy salì alcuni gradini che portavano a una terrazza, dove una trentina di persone stavano bevendo. L'unica persona in acqua era Rusty Towers, che galleggiava su un materassino di gomma. Oh, com'erano incantevoli e lussureggianti le rive del fiume Lucinda! Uomini e donne prosperi erano riuniti intorno alle sue acque color zaffiro, mentre i camerieri in giacca bianca servivano loro bicchieri di gin gelato. Sopra alla testa vedeva volteggiare nel cielo un aereo rosso da addestramento che sembrava gioioso come un bambino sull'altalena. Ned provò un momentaneo sentimento d'affetto per quella scena, un senso di tenerezza per quella gente lì riunita, un sentimento che gli sembrava di poter toccare con mano. In lontananza, udiva il brontolio del tuono. Non appena lo vide, Enid Bunker cominciò a strillare: "Oh, guardate chi c'è! Che magnifica sorpresa! Quando Lucinda mi ha detto che non potevate venire, mi sono sentita quasi morire." Si fece strada attraverso la folla verso di lui, e quando ebbe finito di baciarlo lo condusse verso il bar, una marcia che fu rallentata dal fatto che Ned dovette fermarsi a baciare altre nove o dieci donne e a stringere la mano di altrettanti uomini. Un barista sorridente, che Ned aveva già visto a un centinaio di feste, gli servì un gin tonic, poi si trattenne per un attimo al bar, cercando di non farsi coinvolgere in nessuna conversazione che potesse attardare il suo viaggio. Quando gli sembrò di essere quasi circondato dagli invitati, Ned si tuffò nella piscina e nuotò lungo il bordo per evitare di entrare in collisione con il materassino di Rusty. Giunto all'altra estremità della piscina, passò accanto ai Tomlinson con uno sfolgorante sorriso e si avviò trotterellando lungo il sentiero del giardino. La ghiaia gli faceva male ai piedi, ma questo era l'unico inconveniente. Gli invitati erano tutti raccolti intorno alla piscina, e avviandosi verso la casa, Ned udiva affievolirsi il rumore vivace delle voci riflesse dall'acqua, mentre si faceva più forte quello di una radio nella cucina dei Bunker, dove qualcuno stava ascoltando la cronaca di una partita di pallone. Già, era domenica pomeriggio. Si fece strada attraverso le auto parcheggiate e percorse il bordo erboso del vialetto d'accesso fino in Alewives Lane. Gli seccava farsi vedere per strada in calzoncini da bagno, ma non c'era traffico a quell'ora, e percorse il breve tragitto fino all'ingresso della casa dei Levy, segnato col cartello PROPRIETÀ PRIVATA e con la cassetta verde del New York Times. Tutte le porte e le finestre della grande casa erano aperte, ma non c'erano segni di vita, nemmeno un cane che abbaiasse. Girando intorno alla casa arrivò alla piscina, e lì vide che i Levy se n'erano andati da poco. Bicchieri, bottiglie e piatti di noccioline erano posati su un tavolo all'estremità della piscina, dove c'era un gazebo o spogliatoio in cui erano appesi lampioncini giapponesi. Dopo aver percorso a nuoto la vasca, prese un bicchiere e si versò da bere. Era il quarto o il quinto bicchiere che beveva, e aveva già percorso a nuoto quasi la metà del fiume Lucinda. Si sentiva stanco, pulito, e contento di esser solo in quel momento, contento di tutto quanto.
Stava per arrivare un temporale. La formazione di nuvole cumuliformi si era alzata ed era divenuta più scura, e mentre era lì seduto udì di nuovo il rombo sordo del tuono. L'aereo da addestramento volteggiava ancora sopra la sua testa, e a Ned sembrava quasi di poter udire il pilota che rideva di piacere nella luce del pomeriggio, ma quando si udì un altro boato di tuoni, il pilota virò per far ritorno alla base. Si udì poi il fischio di una locomotiva, e Ned si domandò che ore erano. Le quattro? O le cinque? Pensò alla stazione a quell'ora, dove un cameriere con lo smoking coperto dall'impermeabile, una nana con un mazzo di fiori avvolti in carta di giornale, una donna con gli occhi rossi di pianto erano in attesa del treno locale. Improvvisamente si fece buio, era quello il momento in cui gli uccellini sembrano intonare tutti insieme un canto che è un acuto e riconoscibile annuncio del temporale che s'avvicina. Poi udì il piacevole rumore dell'acqua che scrosciava dalle fronde di una quercia dietro di lui, come se fosse stato aperto un rubinetto. Quel rumore d'acqua scrosciante gli arrivò poi dalle fronde di tutti gli alberi lì intorno. Ma perché amava tanto i temporali, perché lo eccitava il rumore delle porte spalancate dal vento e delle folate di pioggia che spazzavano violentemente le scale di casa, perché il semplice compito di chiudere le imposte di una vecchia casa gli sembrava così necessario e urgente, perché le prime note cristalline di un vento di tempesta avevano per lui il suono inconfondibile delle buone notizie, dell'allegria, della lieta novella? Poi si sentì un forte boato seguito dall'odore della cordite, e la pioggia investì i lampioncini giapponesi che la signora Levy aveva acquistato a Kyoto due anni prima, o era stato forse l'anno scorso?
Rimase nello spogliatoio dei Levy finché non fu passato il temporale. La pioggia aveva raffreddato l'aria, e Ned si senti percorrere da un brivido. La forza del vento aveva spogliato un acero di foglie rosse e gialle, che giacevano ora sparse sull'erba e nell'acqua. Essendo mezza estate, l'albero doveva essere malato, ma quel primo segnale dell'autunno gli diede una peculiare malinconia. Poi si riprese dal suo torpore, vuotò il bicchiere e si avviò verso la piscina dei Welcher. Per arrivarvi dovette attraversare la pista d'equitazione dei Lindley, e fu sorpreso di trovarla infestata da erbacce e senza gli ostacoli, che erano stati smontati. Si domandò se i Lindley avevano venduto i loro cavalli o se invece, dovendo partire per le vacanze estive, li avevano affidati a qualche scuderia. Gli sembrava di aver sentito dire qualcosa, a proposito dei Lindley e dei loro cavalli, ma non ricordava bene. Proseguì a piedi nudi sull'erba bagnata, fino alla casa dei Welcher, dove trovò che la loro piscina era stata prosciugata.
Questa interruzione nel flusso del suo corso d'acqua gli diede un assurdo senso di delusione, e si senti come un esploratore che si spinge alla ricerca delle sorgenti di un fiume e si trova invece davanti a un ramo morto. Era deluso e sconcertato. Era un fatto abbastanza normale che la gente se ne andasse via in estate, ma nessuno aveva mai prosciugato la piscina. I Welcher dovevano essere andati via definitivamente. I mobili del giardino erano stati piegati, ammucchiati e coperti con tela cerata. Anche la cabina era chiusa a chiave, così come tutte le finestre della casa, e quando arrivò al vialetto d'accesso davanti alla casa vide un cartello con la scritta IN VENDITA inchiodato a un albero. Quando aveva sentito l'ultima volta i Welcher, quand'era stato, cioè, che lui e Lucinda avevano ricevuto uno sgradito invito a cena in casa loro? Sembrava soltanto una settimana o due prima. Era la sua memoria che vacillava, o era il fatto che avendola esercitata a rimuovere i ricordi sgradevoli, il suo senso della realtà era ora offuscato? Poi udì in lontananza il rumore di una partita di tennis. Quel rumore lo rallegrò, spazzò via le sue apprensioni e gli consentì di considerare con indifferenza il cielo coperto e l'aria più fredda. Quello era il giorno in cui Neddy Merrill aveva attraversato a nuoto tutta la contea, che giornata! E così si avvio a compiere il suo trasbordo più difficile.
Se quel pomeriggio qualcuno avesse fatto una gita domenicale, avrebbe potuto vederlo, seminudo, ai margini della strada statale 424, in attesa che si presentasse l'occasione di attraversarla. E si sarebbe domandato allora se quell'uomo era vittima di qualche scherzo di cattivo gusto, se la sua auto si era rotta, o se era semplicemente un pazzo. Lì, a piedi scalzi tra le immondizie dell'autostrada, tra lattine di birra, stracci e pezzi di pneumatici scoppiati, esposto a ogni sorta di ridicolo, Ned era una figura patetica. Già al momento della partenza sapeva che quel tratto di strada, segnato sulla sua cartina, faceva parte del percorso, ma una volta giunto davanti a quelle file di auto che si snodavano nella luce d'estate, si era trovato impreparato. Si era visto deriso, beffeggiato, bersagliato perfino da una lattina di birra, e non aveva né la dignità, né il senso dell'umorismo sufficienti per far fronte alla situazione. Sarebbe potuto tornare indietro, a casa dei Westerhazy, dove Lucinda doveva essere ancora distesa al sole. Non aveva firmato niente, non aveva giurato niente, non aveva sottoscritto impegni con nessuno, nemmeno con se stesso. E perché, allora, pur convinto com'era che tutto l'orgoglio umano doveva essere subordinato al buonsenso, non era capace di voltarsi e di tornare indietro? Perché era così deciso a portare a termine il suo viaggio, anche se ciò poteva mettere a repentaglio la sua stessa vita? Quand'era successo che quel gioco, quello scherzo, quell'esibizione erano divenuti una cosa seria? Non poteva tornare indietro, e non riusciva nemmeno a ricordare chiaramente l'acqua verde della piscina dei Westerhazy, la sensazione che aveva provato di respirare le componenti di quella giornata, le voci rilassate degli amici che dicevano di aver bevuto troppo. Nello spazio di un'ora, più o meno, aveva percorso una distanza che rendeva impossibile il suo ritorno.
Un vecchio che arrancava sull'autostrada a venti all'ora lo lasciò passare e poté arrivare così allo spartitraffico erboso in mezzo alla strada. Lì si trovò esposto al ridicolo degli automobilisti diretti verso nord, ma dopo una quindicina di minuti riuscì ad attraversare anche quella carreggiata. Da lì il tragitto era breve fino al centro di ricreazione alla periferia del villaggio di Lancaster, dove c'erano alcuni campi per la pallamano e una piscina pubblica.