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Piove da settimane in questa piccola stanza buia, dove sono rinchiusa. Persino la paura mi ha abbandonata a me stessa. Il mio cuore altro non è che un insieme di pensieri aggrovigliati tra loro, che non trovano una direzione comune nella mia mente. Vorrei sapere ciò che succede al di fuori di queste mura che forse sono solo una proiezione della mia memoria, ma l’oscurità che mi circonda rende la mia cecità ancora più grave, mentre cerco disperatamente di trovare un piccolo spiraglio di luce a cui potermi aggrappare. Nemmeno ricordo come sono caduta in questa trappola, una prigione che vado a costruirmi giorno dopo giorno, un mattoncino alla volta. Una gabbia che è diventata a poco a poco la mia casa, l’unico rifugio sicuro nei labirinti della mia mente. L’unico luogo in cui posso nascondermi sicura di non essere scovata. Rare volte sono riuscita a trascinarmi fuori da questa baracca in cui vivo le mie giornate, staccando pezzi della mia vita, facendo a brandelli la mia anima, ma a nulla è servito tutto ciò, quando la tristezza, la solitudine si sono abbattute con rabbia sul mio corpo, vendicandosi della mia piccola ribellione. Non posso cogliere fiori in questo prato sconosciuto persino a me stessa, dimenticato da tutti: non ce ne sono di vivi, e nemmeno di appassiti. Ogni notte vado a dormire conscia che la mia presenza è solo un’ombra nella vita degli altri e ogni mattino mi sveglio con il suo viso compiaciuto sul mio, il suo sorriso sulle mie lacrime. Vedo le sue mani sul mio corpo tremante, sento la sua voce sussurrare un “ti amo”, come in un incubo. E quei lampi intensi, seguiti da forti tuoni che mi fanno accapponare la pelle. Succede ogni volta che lui arriva, nella sua veste bianca, priva di consistenza, un fantasma che si è impossessato del mio castello, relegandomi in questa segreta, fatta di vetro, apparentemente così fragile, da cui posso vedere la mia vita andare a rotoli. So che una via d’uscita c’è, nascosta nella mia testa. Ma nessuno vede nei labirinti della mia mente, nessuno sa cosa è successo, nessuno conosce le bugie e tanto meno le verità che giacciono sepolte sotto uno spesso strato di polvere, immagini come fotografie abbandonate in una soffitta. Nessuno le ha mai viste: solo quella piccola parte di me che non vuole dimenticare ogni tanto le tira fuori, ponendomele davanti, ricordandomi il suo tradimento. Ed è per questo che tengo spenta la luce nella mia testa, per non vedere ciò che lei vorrebbe costringermi a guardare. Per non mostrare a mia figlia il suo vero padre.