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Autore Topic: lives and loves  (Letto 3906 volte)

Offline Marta Karen Micol

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lives and loves
« il: 17 Dicembre 2010, 16:35:31 pm »
Era lì, in piedi, immobile.  Si osservava allo specchio in silenzio, indecisa su cosa mettere, su come truccarsi, se lasciare sciolti i capelli o legarli, poi in un istante capì che era inutile preoccuparsi troppo, non importava come fossero i suoi capelli, non importava cosa avesse indossato, i vestiti le sarebbero rimasti addosso per il tempo necessario a salir le scale, ad aprir la porta ed entrare, i capelli sarebbero stati sconvolti in poco tempo e di un trucco preciso, perfetto, sarebbero rimaste solo tracce sul cuscino, qualche macchia di rimmel sulla canotta bianca che non gli avrebbe tolto e che avrebbe creato problemi e discussioni, lo sapeva, ne era consapevole e per questo ne mise sugli occhi un po’ di più, a tonnellate.
Non amava una vita tranquilla, né la serenità, amava litigare, urlare e poi far pace, questo era quello che le piaceva di più, stringersi nel silenzio colmo di rabbia che veniva dopo, vedere quegli occhi diventare rossi e sentire il bisogno di sfogarsi prendere il sopravvento e trasformarsi in bramosia, desiderio, allontanarsi per avvicinarsi, ritrovarsi dopo essersi persi, le piaceva la sensazione di onnipotenza che le scatenava dentro quel poter controllare, provocare e dominare sentimenti non suoi, trasformare l’amore in odio e viceversa con una facilità sconvolgente.
Finì di prepararsi, prese le chiavi di casa e dell’auto, si diresse da Luca, dalla radio uscivano canzoni a volume altissimo, i finestrini spalancati lasciavano entrare quell’aria estiva che le lambiva la pelle del braccio lasciato penzolare fuori, mentre il sole la colpiva prepotente; in poco tempo arrivò, parcheggiò, e scese con quel suo modo di fare così spavaldo, riempì la borsa con tutto ciò che le era indispensabile e si diresse verso il palazzo, salì le scale ed entrò, ormai senza nessun bisogno di avvertire e nel silenzio più totale poggiò a terra la borsa, si tolse la giacca, si avvicinò al frigorifero, ne tirò fuori una bottiglia di succo di frutta, riempì un bicchiere aggiungendo della vodka, poi ne preparò un secondo e lo raggiunse.
Era steso sul letto, al buio per cui aveva sigillato le finestre, faceva caldo nella stanza, neanche l’aria era lasciata entrare, si sedette lì vicino a lui, lo svegliò facilmente e sorridendo gli stese il bicchiere, bevvero per un po’ senza dir niente, poi in un istante si ritrovò anche lei allungata lì, la bocca tappata in un bacio, i vestiti accantonati sulla testata del letto, le mani ovunque e i sensi in subbuglio, lui sapeva sempre come farla impazzire, come toglierle il fiato, i loro corpi si conoscevano come a volte i loro cuori invece non riuscivano a fare, lontani da tutto mentre i sospiri si facevano più veloci e il cuore batteva accelerato, mentre si muovevano all’unisono, veloci ma lenti, con foga sempre maggiore mentre le mani le si aggrappavano alla schiena con forza e il piacere giungeva al culmine; dopo, restarono fermi così, accaldati in quello stesso buio, ad aspettare che cuore e fiato tornassero alla normalità, Luca stese una mano e prese i bicchieri dal pavimento, gliene passò uno e sentendo l’odore dell’alcol le disse: “Che fai? Mi fai ubriacare per approfittarti di me?” Lei sorrise: “E’ una battuta vecchia! E se avessi davvero voluto farti ubriacare avrei eliminato il succo!”
S’alzò, coprendosi con la sua maglia che le faceva da vestito, in soggiorno prese le sue candele preferite, alla cannella, andò in bagno e le accese, una sul lavandino, una sulla lavatrice, ne mise quattro intorno alla vasca, agli spigoli, aprì l’acqua e buttò una manciata di sali da bagno, accese la radio, uscì chiudendo la porta alle sue spalle e si avvicinò alla finestra, si accese una sigaretta e né aspirò il fumo con calma, lentamente, mentre nella sua testa organizzava la sua serata, un aperitivo, una passeggiata, ridere e chiacchierare aspettando l’alba, sì, le sembrava un ottimo programma.
Decise che era abbastanza soddisfatta da poter essere dolce anche con lui, che aveva mollato immobile e ad occhi chiusi, abituato al fatto che lei scappasse dopo il sesso, così gli si avvicinò e sussurrando al suo orecchio gli propose: “Vieni a fare il bagno con me? Ci rilassiamo un po’, ci divertiamo, aspetta solo due minuti, poi mi trovi di là.”
Tornò in bagno, chiuse l’acqua e aggiunse un po’ di bagnoschiuma, mosse un po’ l’acqua per creare le bolle, si spogliò e s’infilò nella vasca, chiudendo gli occhi e aspettando, sentì subito la porta aprirsi e se lo trovò davanti, gli fece un cenno malizioso, lui sorrise ed entrò,poi però accorgendosi che lo spazio era poco la fece alzare, si allungò e la fece stendere sul suo corpo e come bambini iniziarono a schizzarsi,a coprirsi di schiuma i capelli, fino a trovarsela anche negli occhi, a giocare e ridere fino alle lacrime, dopo un po’ si fermarono e lei si allungò con la testa appoggiata al suo petto, lasciandosi coccolare dall’acqua e dalle sue carezze, poi un bacio, un altro mentre il tempo scorreva senza che loro se ne accorgessero e l’acqua divenne fredda, allora si alzarono, vuotarono la vasca, si fecero una doccia calda, tornarono in camera a vestirsi e mentre lei si asciugava i capelli e si truccava di nuovo, se lo trovò dietro, i loro occhi incrociati nello specchio, era lì ad osservarla mentre con mani esperte metteva fard, matita, ombretto, rimmel, uno strato di rossetto e gli sorrise, le piaceva che lui restasse a guardarla ammaliato.

”Albert Camus once wrote, ‘Blessed are the hearts that can bend. They shall never be broken.’ But I wonder, if there’s no breaking, then there’s no healing, and if there’s no healing, then there’s no learning. And if there’s no learning, then there’s no struggle. But struggle is a part of life. So must all hearts be broken?”


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Offline Marta Karen Micol

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Re: lives and loves
« Risposta #1 il: 17 Dicembre 2010, 16:36:15 pm »
Uscirono veloci di casa e si diressero al porto, seduti in un bar a prendere un aperitivo a base di pesce e prosecco, lì mentre il sole iniziava a tramontare e l’aria si rinfrescava e tutto intorno regnava una strana pace, solo spensieratezza e serenità, si alzarono dopo un paio d’ore, piuttosto brilli e lei s’accorse che i suoi progetti per la serata erano cambiati, eppure stranamente ne fu felice. Si incamminarono tra le barche di ogni tipo, felici perché erano insieme e per l’alcol, ridendo per ogni cosa, lui iniziò a farle il solletico e lei si dimenava, le mancava il fiato, si avvicinavano sempre di più, sempre di più, mentre il tocco diventava più forte e il respiro diventava veloce e le risate si trasformavano e il desiderio cresceva nuovo, da capo.
Seduti su una panchina le loro labbra si sfioravano, incontrollabili, e da gioco innocente divenne un gioco malizioso, quasi pericoloso e con la testa annebbiata iniziarono a scoprirsi la pelle a vicenda, le mani raggiunsero in fretta i pantaloni di entrambi, si provocavano mentre le emozioni crescevano, d’improvviso lui s’alzò, le tese la mano: “Andiamo, non possiamo restare qui, andiamo ti prego.”
Lei rideva, senza rendersi più conto di dove fosse, di cosa stesse succedendo e ripeteva: “No, restiamo qui, mi piace quest’odore, lo sai. Restiamo restiamo!” Alla fine però si alzò e si lasciò portare fino alla macchina e sembrava fossero chilometri e chilometri da fare, barcollava, ma arrivarono in fretta perché erano vicini al parcheggio, salirono e subito ripresero a baciarsi, si tolsero in fretta i pantaloni, a metà, giusto l’indispensabile per muoversi, lui le si trovò sopra in un istante e iniziò a muoversi velocemente, in preda a un desiderio fortissimo, passione allo stato puro, i loro corpi si toccavano, stretti in quell’angusto spazio di un’auto e lei continuava a ridere e poco dopo, improvvisamente, le si spezzò il respiro e i brividi le riempirono la schiena, mentre in quel totale silenzio si sentivano solo i loro sospiri, intervallati e fatti tacere da baci continui, lunghi; lui si spostò, tornando sul suo sedile, si rivestirono e ripartirono.
Per tutto il tragitto, nessuno di loro riusciva a dire qualcosa, entrambi sconvolti e tutto ciò che facevano era sorridersi, accarezzarsi, una dolcezza inusuale soprattutto per lei, che proprio non era così, tuttavia inconsciamente si rese conto che quella sera doveva essere solo loro, perfetta e che nulla avrebbe potuto rovinarla, prese dalla borsa il cellulare e vi trovò una decina di messaggi, tutti della stessa persona e improvvisamente la sbornia passò, appena aperto il primo.
Mattia le scriveva dal pomeriggio e lei si accorse di aver completamente dimenticato il telefono, quella sera che non voleva nessun altro se non la persona con cui stava, ma questo non le era concesso, a quanto sembrava; la gelosia di Mattia era ben motivata, lo sapeva, ma aveva sempre cercato di convincerlo a fidarsi di lei, che non aveva motivi di dubitare della sua fedeltà, evidentemente lui non le aveva creduto e mentre scorreva i messaggi capì che doveva aspettarsi una lite infinita quando si sarebbero sentiti. Decise comunque di non rispondere, di far finta di non averli letti e spense il telefono, prima che iniziasse a squillare e fosse ben difficile spiegare il motivo per cui era scomparsa per un giorno intero.
Si girò verso Luca, gli prese la testa e gli diede un bacio e disse: “ Avevo altri programmi, ma stasera me li hai rovinati! Trova un modo di farti perdonare…” Lui scoppiò a ridere e rispose: “ Non mi sono già fatto perdonare? Ti ho anche fatto bere!”
“Non credo proprio… secondo te sarebbe abbastanza un aperitivo? Mi hai perfino tirato via da un posto che mi piaceva così tanto!”
“Ma l’ho fatto per un buon motivo, non ti sembra?”
“No, assolutamente! -rispose- era un motivo puramente fisico, non vale!” E sorrise, sapevano entrambi che stava scherzando, lei era fatta così, le piaceva vivere con il brivido dei rischi, di ogni tipo e la cosa che preferiva di Luca era proprio che faceva sempre ciò che voleva, otteneva sempre ciò che desiderava, come aveva fatto con lei, nonostante tutto.
“Taci! Lo sai che non è vero, è stata colpa dell’alcol.. comunque, adesso che vuoi fare? Vuoi tornare ai tuoi noiosi programmi o ti vuoi divertire? Puoi anche non rispondere, tanto stasera decido io e non ti lascio andare da nessuna parte.”
“Va bene, sto con te, se prometti che non torniamo a casa… andiamo in un pub o in un locale, ho voglia di ascoltare un po’ di musica buona. Mi han detto che c’è una cover band di De Andrè che suona qui vicino, che ne dici?”
“Ok, andiamo a sentire!”
Guidarono ancora per circa mezz’ora per arrivare in un locale caldo e accogliente, non molto grande, ma era ancora presto e riuscirono a sedersi senza problemi, ordinarono da bere e mentre aspettavano che iniziassero a suonare, Marta vide in un angolo il suo migliore amico, così corse a salutarlo, era da tanto che non si vedevano perché ormai le loro strade avevano preso direzioni diverse, vivevano lontani ma ogni volta per loro rivedersi era una gioia, lui le presentò la sua nuova fiamma, o almeno una delle tante e Marta come sempre fece finta di nulla, sorrise e chiese di poterlo rubare per un attimo, così si allontanarono insieme, bellissimi, legati da un affetto sincero e duraturo; fu come se il tempo non fosse mai passato, iniziarono a raccontarsi le ultime novità, lei gli disse di non essere sola e lo accompagnò a conoscere Luca, a cui si avvicinò e disse in un orecchio: “Non essere geloso, è il mio migliore amico, usciamo fuori a fumare e a chiacchierare, torno tra poco.” Gli diede un bacio lieve, prese la borsa e uscirono mano nella mano, come sempre.
“Mattia non esiste più?” Le chiese ridendo.
“No, no… esiste, eccome se esiste, ma non c’è, è stato trasferito per lavoro e io mi godo questa pace, questo non dover necessariamente inventare qualcosa o decidere con chi stare, sono in vacanza e mi diverto, anche se domani dovrò inventare qualcosa per essere scomparsa per un giorno intero. Non ci sentiamo spesso, lo sai come son fatta, però lui è geloso e ho appena trovato ben dieci messaggi a cui non ho risposto… consigli? Tu sei esperto!” E mentre parlava l’abbracciò come piaceva loro, forte, stretto e come sempre si ritrovarono con le bocche a un centimetro di distanza.
“Ma guarda, fossi in te direi la verità, ero con degli amici che non vedevo da tempo e non ho avuto tempo di guardare il telefono. Puoi sempre raccontargli che hai visto me, sai che di me si fida e se ne avessi bisogno io ti copro volentieri, come tu fai con me!” Le diede un bacio sulla guancia e sorrise.
”Albert Camus once wrote, ‘Blessed are the hearts that can bend. They shall never be broken.’ But I wonder, if there’s no breaking, then there’s no healing, and if there’s no healing, then there’s no learning. And if there’s no learning, then there’s no struggle. But struggle is a part of life. So must all hearts be broken?”


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