E'un maledetto pomeriggio di luglio.
Cristina è uscita, sono solo in casa.
Ma che avrà mai da fare per uscire con questo caldo...Il regalo a Gioia, sì, domani è il compleanno di quella specie di sorella che si ritrova, una che non vive che per se stessa, persa nelle sue storie sballate e nelle diete mai finite.
Ma Cristina la ama lo stesso.
E poi magari, chissà, non è vero...ha un amante.Uno che l'aspetta con la macchina nuova, lucida, la musica, la passione che io non sento più...è insoddisfatta di me, credo. Sempre col broncio, sempre a monosillabi, sempre con " E sì Carlo...non si può ragionare con te..."
Non è vero. E' lei che non ragiona, o il mondo va come dice lei o...
Intanto che penso innaffio le piante.
Provo una tenerezza speciale per loro.
Questa era piccola e gracile quando l'ho piantata, guarda ora che cos'è! Alta, forte, rigogliosa...vorrei avere un figlio così, alto, forte rigoglioso, che avesse i miei occhi e, magari, i suoi capelli.
Sono belli i capelli di Cristina, li ho sempre adorati, così morbidi e leggeri, l'ho sempre pregata di non tagliarli e lei lo sa, quando vuol farmi arrabbiare, basta che dica "Domani li taglio cortissimi! "
La gatta viene accanto a me, si struscia teneramente, mi offre il suo pancino perchè la coccoli.
Mentre percorro con la punta delle dita il mantello di quel mucchietto ronfante di felicità penso alla mia vita.
Non sono felice.
Non sono infelice.
Sono uno scoglio nel mezzo dell'Oceano, senza carattere e senza futuro, con un passato nebbioso e qualche sogno naufragato...
Sono un uomo, non piango.
Maledette lacrime, non piango, anche se può vedermi solo una gatta e le piante di questo balcone.
Anche se posso vedermi solo io riflesso nei vetri della porta finestra un po' sporchi di polvere e di pioggia.
Come la mia vita.
Ripongo l'innaffiatoio.
Chiamo Russì, la micia, chiudo i vetri e accendo l'aria condizionata.
Prendo il cellulare..." Cristina? Finito? Ti raggiungo?..ah, va bene allora, fai presto"
Mi siedo in poltrona, il giornale, la tivù...