C'è un momento dell'anno che amo particolarmente. Ed è quando la pioggia ha da poco finito di cadere, ed è quasi sera, e si preannuncia una notte fredda, ma non è ancora inverno. Ed è un freddo non proprio intenso, ma al quale non sei più abituato, dopo il grande caldo dell'estate. La pioggia dà un momento di tregua, e ti vedi uscire di casa per rifugiarti in un parco, o per le strade, o per le piazze. E il pavimento è ancora bagnato. Le luci dei lampioni si riflettono sulle mattonelle umide. Sarà settembre, forse ottobre, e in mente vagano certi pensieri riguardanti il futuro prossimo, perché settembre, ottobre, si sa, sono sempre portatori di nuovi inizi.
Indossi il primo maglione della stagione, che ti conforta, ti consola, ti riscalda da questa frescura che avevi dimenticato. Ha l'odore del detersivo con cui lo hai lavato prima di metterlo via insieme agli indumenti invernali, durante il cambio di stagione in vista dell'estate, che non è poi passata da molto, anzi, questa pioggia sembra essersela portata via da un momento all'altro.
Non c'è gente intorno, e partecipi pienamente alla quiete di questa serata, disturbata solo dai suoi pochi rumori, il fruscio delle fronde degli alberi, il calpestio delle foglie secche, qualche clacson in lontananza.
Si fa vedere solo qualcuno, di tanto in tanto, vestito con abiti pesanti, calpestando le foglie secche e umide sull'asfalto. Non cammina veloce, nessuno sembra avere fretta qui, è come un momento di condivisione a cui non si può rinunciare, che appartiene a tutti, e che tutti vogliono assaporare fino in fondo.
Ti dà conforto sapere che hai una casa dove più tardi tornerai, per poi rifugiarti sotto alle lenzuola, con la finestra chiusa, mentre fuori forse pioverà. Intanto però respiri a pieni polmoni quest'aria fresca, pulita, tagliente, che penetra nei fori del maglione toccandoti la pelle e facendoti avvertire un brivido lungo la schiena. Osservi la natura immobile, illuminata dai lampioni ma scura sullo sfondo, gocciolante, impregnata di pioggia. È un'ora incerta, non è pomeriggio ma neanche totalmente sera, sei sospeso in un lasso temporale dove sono permessi i sogni, i desideri, le speranze, i tentativi.
Due parole, non impegnative, un divagare incerto fra le pieghe della vita, fra futuro e passato. Dissensi gentili, ma soprattutto assensi, risate di condivisione, riflessioni su niente di estremamente fondamentale. Semplicemente parole, un lungo fluire che non ha la presunzione di arrivare da qualche parte. Poi un sorriso, un abbraccio per ripararsi dal freddo. Magari un bacio.
Niente di importante.