Senghor
Il tuo nome non mi è sconosciuto, airone bianco di Satang e di Sitor
E' venuto da lontano, tutto impregnato dei profumi del Pount
Portato dalla bocca dei piroghieri e dei cammellieri di lungo corso
Tu non sei il villaggio aperto che si mette in ginocchio con qualche petardo
mentre si lamentano a lungo le madri, come gli sciacalli sui tann
Tu non sei la vergine che si seduce con un magro complimento
E tre violinisti disoccupati, infilando perline di tratta
Tu sei il tata che vede giungere di lontano la polvere di sangue dei cavalli del Fiume
Sei il tata che domina le astuzie blu dei cavalieri mascherati
E mi ci vuole tutta l'arte dei Popoli del Mare, mi ci vuole la potenza dei cannoni
Tu sei il serpente sacro che non parla, o bella che pone enigmi
Ma dai maestri di scienza ho appreso a decifrare i geroglifici sulla sabbia
Tu, Angelo del Figliol prodigo, Angelo delle soluzioni al chiarore dell'alba
Quando le nebbie per tutta la notte hanno pesato profonde sulla mia angoscia
Tu sei la porta di bellezza, la porta radiosa di grazia all'entrata del tempo primordiale. E giocavo con i sassi e le colombe
Sig-nare, canterò la grazia della tua bellezza
Dai maestri Dyiong ho appreso l'arte di tessere parole piacevoli
Parole di porpora per ornarti, Principessa nera d'Elissa