Difficilmente quando scrivo qualche cosa essa non ha cognizione di causa. Ovviamente non mi permetto di farne un dogma in quanto ognuno di noi può vedere il "quanto" sotto punti di vista diversi, assai diversi e questo è principalmente dovuto all'educazione, al grado di istruzione, alle esperienze della vita e in buona misura anche al proprio credo. Personalmente preferisco basarmi sull'esperienza senza però distogliere lo sguardo sugli altri fattori che concorrono come elementi di prova. Altra cosa da non trascurare è l'esperienza altrui studiandone attentamente i fatti che ne contraddistinguono il dipanarsi delle loro azioni conseguenti. Non voglio qui portare all'esame delle altre persone che mi leggono la consistente raccolta di esempi che mi hanno portato a questa mia convinzione, sarebbe troppo lungo e provocherebbe una troppo lunga disquisizione fra le parti in causa. Le "manette" come le chiami tu ci sono e restano in quanto il numero delle illusioni che portano a definire il contrario è talmente vasta e variegata che difficilmente potremmo venirne a capo in una esistenza così breve quale ci è concessa. Se infatti non vi fossero queste e direi pure le stasi fra il dolore è una effimera felicità, penso che questo splendido sasso lanciato nell'universo sarebbe solamente popolato dalla fauna e dalla flora che noi abbiamo imparato a conoscere sia sui banchi di scuola che dai documentari della National Geografic. Nonostante questo noi esistiamo (o ci pare che sia così) e combattiamo tutta una vita (non tutti) per riuscire ad uscire dal nostro pozzo, a volte ci riusciamo (o almeno ci pare) a volte no. Qualcuno disse una volta--ad maiora--e reclinò il capo, ma non senza avere combattuto.