NICLA
Lo trovai seduto sul muretto, gambe accavallate, la sigaretta accesa, quel maledetto sorriso con le fossette che mi aveva incantata dalla prima volta...i capelli un po' lunghi scomposti dal vento...
- E così non la pianti, eh? Non vuoi proprio lasciarmi in pace...!- mi assalì con la sua voce strana, un po rauca ( ma tanto amavo anche quella...), aspirò forte il fumo e mi guardò dritta negli occhi.
-Te l'ho scritto nel messaggio...mica era obbligatorio rispondermi...- replicai, ma la voce era rotta dall'emozione e lui se ne accorse.
- Volevo solo un chiarimen...-
mi interruppe, baciandomi con forza sulla bocca:
-Questo ...chiarimento?- fece poi con voce irata -Lo sai che ogni volta finisce così...è un tormento, non è più amore. Alla fine io partirò, così questa storia sarà davvero chiusa.
Davvero chiusa...- queste parole le aggiunse dopo, a voce più bassa, mentre, con la mano mi accarezzava bruscamente il viso, seguendo i miei lineamenti con le dita: le sopracciglia, il naso, le labbra...strinsi le labbra sulle sue dita in un piccolo bacio.
Sorrise e mi prese con un braccio intorno alle spalle, cominciammo a camminare e a parlare, come avevamo fatto decine di volte in quell'ultimo anno, parlare...era una gioia immensa, dicevamo di tutto, piccole sensazioni, fatti dell'infanzia sconosciuti per l'altro, giudizi sulle persone che conoscevamo entrambi, argomenti di lavoro e di interesse comune...passavano ore intere così, senza che ce ne accorgessimo, semplicemente comunicando, ci tenevamo per mano e ogni tanto, come se dovessimo rifornirci di energia, ci stringevamo in un bacio.
Lui non era mai voluto andare oltre: non era libero e non voleva lasciare la sua famiglia
- Figli...sono responsabile di loro...sono piccoli, capisci? E tu devi avere una tua vita. Non voglio vederti più, non cercarmi!-
Invece io lo cercavo, sempre.
Non mi serviva a niente ripetermi che non era giusto, che era legato, che mi aveva rifiutata per l'ennesima volta...poi ripensavo ai suoi occhi, alla sua voce, al suo sapore...e mi sentivo morire e correvo a digitargli un messaggino e gli chiedevo una fesseria qualsiasi sperando con tutta me stessa che rispondesse.
Ancora una volta.
Gino si fermò, mi prese per le spalle, spostandomi davanti a sè, mi guardò negli occhi, bene dentro gli occhi, i suoi erano a pagliuzze dorate e io volevo annegarci dentro...
e mi chiese:
-Perchè, Nicla? Perchè?-
Abbassai un attimo il viso, ma conoscevo la risposta e gliela detti con calore, ricambiando il suo sguardo dorato:
- Perchè, Gino, io sono stata la figlia amata per mio padre, l'amica fidata di altre persone, sarò sposa di qualcuno, un giorno, e madre di creature, sono la studentessa modello dei miei professori e l'idolo della mia sorellina minore...
Ma di te, Gino, sono una parte dell'anima...un pezzo della tua anima, e mi porti dentro, vuoi o non vuoi, che tu mi dia retta o no, che tu decida di vedermi o no...sono un po'di te...e questo non possiamo cambiarlo...
GINO
Certe volte mi sento disperato...
La prima volta l'ho vista all'università, si allacciava una scarpa da ginnastica e tutta la pila dei libri le rovinò a fianco...uno o due nella pozzanghera.
Mi colpì il fatto che non se ne uscì nella sequela di parolacce che chiunque avrebbe snocciolato...invece scoppiò a ridere, si mise a raccogliere i libri e mi guardò stupita con i suoi occhi a mandorla dolcissimi quando mi chinai ad aiutarla...
- Lo trovi divertente?- chiesi, mentre le porgevo la dispensa di economia politica gocciolante e infangata
- Oh sì! Il caso ha fatto quello che io avrei voluto fare da tanto tempo...questo schifo di esame...non ci capisco niente!- rise lei
- Forse, se frequentassi le lezioni qualcosa di più te la potrebbero spiegare, esistono per questo i corsi...- replicai piccato
Mi guardò in viso e fu la prima volta che potei constatare il suo intuito straordinario, una delle cose che mi incantano di lei:
- Tu ci insegni?- chiese
Inspiegabilmente mi sentii arrossire, come uno scolaretto, io, che avevo almeno quindici anni più di lei...
- Sono Luigi Rostini-
- Ah! Professor Rostini...il suo libro...- mi tese la copia del libro gocciolante- ...non ne avrebbe uno asciutto?-
Scoppiammo a ridere entrambi...
Da un anno è cambiata la mia vita.
Nicla è incredibile, basta che ci sia lei perchè la mia giornata si colori di sole, tutto acquista voglia e significato, sono ricco dentro, ho terminato due saggi che portavo stancamente avanti da anni, sono ringiovanito d'aspetto, ho un'energia insospettata.
E non dormo più la notte, mi sento in colpa nei confronti di mia moglie e dei bambini.
Michela non credo mi ami più.
Si è addormentata all'interno del nostro matrimonio, non sapevo più che cosa fare per ritrovare la donna di un tempo, è stanca, mi dà per scontato, non mi ascolta, forse una volta mi ha anche tradito, ne ho quasi la certezza. Ma abbiamo responsabilità nei confronti dei figli, sono tanti anni che camminiamo insieme, non mi sento di sconvolgere la nostra vita per una ragazzina che ha tutto il diritto di vivere la sua...quindici anni di meno..una generazione.
Finché si parla, si esce, ci si dà un bacio...non voglio vederla più.
Sta diventando troppo importante per me, rischio di fare una pazzia e non sarebbe giusto, soprattutto per lei...
Però senza di lei mi sento morire.
Tutte le luci si spengono, nessuno sa comprendere come lei, nessuno sa alleggerirmi l'anima così, lei è un pezzetto di me stesso. Un pezzetto di me sparso nell'Universo che ho avuto la sfacciata fortuna, o sfortuna, di incontrare e riconoscere...
Mentre le cammino a fianco, sono felice.
Sento il profumo dei suoi capelli e il desiderio di lei si fa quasi incontrollabile...
Mi accendo l'ennesima sigaretta e intanto mi godo la luce dei suoi occhi...
MICHELA
Uff...ancora calzini sparsi per casa...
Sono stufa, stufa!
Qui non collabora nessuno, MAI.
I bambini corrono e giocano e fanno sport e fanno ginnastica e catechismo e gli amichetti e la festicciola col regalino da comprare e la partita di calcetto e la riunione a scuola e Gino non c'è mai, il signor professore intellettuale, e la maledetta spesa e il mio lavoro.
Già, sempre fanalino di coda...il MIO lavoro.
Una vita di studio, di sacrifici, di grinta e lotte.
E devo rimandare per i calzini sporchi di chi non sa badare a se stesso...
Alfio me lo disse quella notte...quell'unica notte in cui persi la testa e mi lasciai travolgere..." Michela...smettila di buttarti via per lui, per una vita che non ti appartiene...vieni via con me.."
E io, cretina, " no, no...lui mi ama e i bambini e non sarebbe giusto.."
Invece Gino non mi ama più.
L'ho visto all'Università pavoneggiarsi con le sue allieve, chissà quante se ne è passate..c'è quella biondina che telefona a volte...magari per passare l'esame è pure pronta a ...
Ma non sono gelosa, non credo, sono stanca e non mi sento rispettata, considerata, io gli devo parlare...
Sì, e che gli dico? Questo è il guaio del matrimonio, affossa tutto...
Forse per questo lui voleva partire, trasferirsi, voleva quella vacanza insieme, voleva quel corso di ballo, quell'abbonamento a teatro...forse voleva cercare di ricostruire un mondo di interessi comuni che non c'è più...
Sarà troppo tardi? E queste stupide lacrime?
Alfio, Alfio...perchè non ti ho ascoltato quella notte?...
Non so se avrò mai il coraggio di telefonarti..mi sento così sola...come ho rimpianto le tue parole d'amore, i tuoi baci, le carezze rubate...come mi hai fatto sentire donna quella notte..e va bene...lasciamole scorrere queste lacrime, queste sciocche, inutili lacrime...
ALFIO
Si è fatto tardi anche stamattina...Mi sono dovuto fare la barba, non la sopporto da quando è diventata brizzolata, mi sento un vecchio se non ho il viso pulito...Ci vorrà la sciarpa? Mmmm..c'è nebbia, come al solito.
Qui a Milano non sanno che cosa sia il sole...Me li sento addosso i raggi di sole della terra mia, ti riscaldano fin dentro le ossa, una meraviglia...Le chiavi dell'auto, ecco...il cellulare..ma dov'è? Ah, sì, l'ho messo a caricare ieri sera, nello studio, ho preso tutto, perchè questo "tin"..una chiamata persa..Michela! Mi ha chiamato Michela!
Guardo lo schermo del telefonino come se lo volessi bucare...per quanti giorni ho aspettato un suo squillo...per quanti giorni sono impazzito dietro al ricordo di lei, della notte insieme in quel viaggio di lavoro a Londra, del suo profumo, della sua risata...
Una donna vera, completa, la volevo con me per sempre, ma lei non ha avuto il coraggio, non ha creduto abbastanza in noi due..e ora, dopo tanto tempo, mi richiama...non so che cosa fare, non sono più lo stesso uomo di allora, sono stanco e sono stato ferito e per guarire Dio sa che c'è voluto.
Deciderò...ma non credo che la potrò richiamare, ho sofferto troppo...
( continua...)