sempre da quel quaderno, quindici anni, sempre lo stesso ragazzo che, finalmente l'ho capito, "nun me se filava manco pe' gnente", eravamo a Roma, perdevo la mia illusione d'amore mai vissuto...
La mia illusione d'amore
finisce
crepitando con scarni bagliori
in un'ansia di cenere.
Svanisce
nella lattigine del dubbio.
Mi tormenta ancora
con lame d'angoscia
che si rivoltano lente
in piaghe antiche del cuore.
Poveri sogni,
scie di stelle buie.
Ricordo
le nostre giornate
riempite da un sorriso di gioia,
vuote ora come lugubri
bozzoli
di crisalidi sbocciate nel sole.
C'era fragranza
di notti fresche, marine
d'agosto,
coi lunghi racconti del vento
alle vele in riposo nel porto.
Adesso le mie dita
non sanno di terra bagnata,
ma di fradicia erba palustre.
Vorrei piangere i miei ricordi
e non lacrime...
Quest'illusione d'amore finisce
e ancora tormenta
con lente lame d'angoscia
con sterili denti di rimpianto.