"Dimmi, enigmatico uomo, chi ami di più? Tuo padre, tua madre, tua sorella o tuo fratello?"
"Non ho nè padre, nè madre, nè sorella, nè fratello."
"I tuoi amici?"
"Usate una parola il cui senso mi è rimasto fino ad oggi sconosciuto."
"La patria?"
"Ignoro sotto quale latitudine si trovi."
"La bellezza?"
"L'amerei volentieri, ma dea e immortale."
"L'oro?"
"Lo odio come voi odiate Dio."
"Ma allora che cosa ami, meraviglioso straniero?"
"Amo le nuvole... le nuvole che passano... laggiù...
laggiù... le meravigliose nuvole"
Ecco uno dei documenti correlati alla traccia che ho svolto oggi (Lo straniero nell'arte). Mi ha affascinata moltissimo questa poesia. Ecco l'interpretazione che ne ho dato (premetto che prima d'ora non avevo mai letto tale poesia e è un'interpretazione completamente mia, cosa che ho scritto anche sul compito e fatto presente alla prof)
Il dialogo che ci presenta Baudelaire potrebbe essare un dialogo (vero o inventato) tra il poeta stesso e un'uomo. Non uno straniero, un uomo enigmatico.
Peculiarità del dialogo è che alle domande del poeta, l'uomo risponde sempre in modo particolare: si scopre che l'uomo non ha famiglia né amici, non ha una patria (se non fosse per il titolo, potremmo pensare che si tratti di un uomo esiliato), e non è attaccato né alla materialità (l'oro) né alla bellezza la quale è effimera e svanisce. L'unica cosa che l'uomo ama sono lenuvole. le ama perchp sono libere di vagare nello spazio infinito, di attraversare cieli immensi senza che nessuno le faccia sentire diverse.
La cosa che più colpisce di tale poesia (o per lo meno che a me ha più colpita) è che se non fosse per il titolo, noi non sapremmo che l'uomo è uno straniero. Ciò a sottolineare (credo) che prima ancora di essere straniero, l'uomo è enigmaticamente e meravigliosamente un uomo.