Elaian...pelle diafana, mani sottili, occhi verdi come le foglie.
Era una Taipy, una donna dei ghiacci. O meglio: una fanciulla dei ghiacci. La sua gente nasceva tra i ghiacci, viveva sulla banchisa che si estendeva intorno per centinaia di chilometri, nuotava nelle acque gelide del Nord completamente nuda, non portava abiti se non una cintura di fibre vegetali cui teneva legata la LAMA, un coltello taglientissimo che non abbandonava mai. La temperatura del suo corpo era simile a quella delle acque gelide in cui nuotava, si nutriva di pesci che catturava immergendosi, se erano grossi li affrontava con la LAMA, li uccideva e poi li divorava seduta sul ghiaccio.
Elaian aveva la passione dei suoni: ascoltava il vento, il crepitio dei ghiacci millenari che oscillavano nelle acque, i canti dei grandi cetacei che passavano al largo, gli stridii dei rari uccelli, lo scricchiolio della neve e del ghiaccio quando i suoi delicati piedini nudi vi affondavano.
Aveva scoperto una gola in cui si potevano ascoltare tutti questi suoni contemporaneamente e lo trovava meraviglioso, a volte restava per ore, incantata, aspettando una nuova nota del vento, un cigolio del blocco di ghiaccio più alto, un grido di animale, un tuffo di pesce che produceva uno scroscio...
I Taipy la prendevano in giro, la deridevano...ma Elaian chinava la testa e correva via...
Non sarebbe potuta vivere senza quei suoni: certo, la fanciulla non lo sapeva, ma aveva scoperto la musica, l'arte e aveva bisogno di nutrirsene: più sensibile della maggior parte del suo popolo, era arrivata a sentire che nuotare, cacciare, sfamarsi e riprodursi non bastavano a soddisfare il suo cuore.
In una delle sue nuotate, un giorno, si spinse in un braccio di Oceano in cui a tratti passavano delle correnti marine meno fredde. Il paesaggio sott'acqua era diverso, c'erano più colori, sfumature di viola e bianchi di differenti gradazioni e grigi perlati...e conchiglie, immense conchiglie rosate come non aveva mai visto...
Ne prese un paio e risalì alla superficie esausta, quasi senza fiato: aveva una lunghissima resistenza in apnea, ma aveva esaurito l'ossigeno e svenne appena distesa sul ghiaccio.
Riaprì gli occhi di colpo, vigile e in tensione, con la sensazione di pericolo in ogni sua fibra.
Un ragazzo la guardava , seduto accanto a lei, le aveva posato addosso una pelle di orso e lui stesso ne cingeva una sul petto e sui fianchi.
In un solo balzo Elaian fu in piedi, la LAMA scintillante nelle mani sottili, i denti scoperti come una fiera, il corpo agile pronto a scattare avanti in difesa, ansava...ma si sentiva anche smarrita. Il ragazzo rimase immobile, una espressione strana, mite, degli occhi stranissimi, scuri, non chiari come come i suoi...ebbe un momento di incertezza, se lo avesse ucciso sarebbe stata al sicuro...ma non poteva e non sapeva il perchè.
Il ragazzo portò alle labbra uno di quegli strani gusci e ne trasse un suono, meraviglioso, Elaian mai aveva sentito una cosa del genere: era tutti i suoni da lei sentiti messi insieme, il vento, l'acqua, la neve, il ghiaccio e il canto delle balene...sentì il visetto bagnarsi, come quando un vento troppo forte la investiva, ma adesso le faceva male dentro al petto, le si stringeva qualcosa dentro e aveva voglia di avvicinarsi a quel ragazzo sconosciuto, certo un nemico, e...non resistette più, con un agile salto all'indietro si tuffò nelle acque gelide e nuotò furiosamente verso il suo villaggio...
I giorni trascorsero. Elaian accusava un malessere strano, davanti ai suoi occhi comparivano spesso gli occhi del ragazzo che soffiava nella conchiglia e nelle orecchie risentiva quel suono meraviglioso...si premeva forte le mani sulla testa e si tuffava furiosamente, pescò in un modo disperato e implacabile, ore ed ore trascorse in acqua fino allo sfinimento: la tribù raramente aveva avuto tanto cibo per i vecchi e i bambini, Elaian pescava e portava tutto nella pietra comune, lei quasi non mangiava.
Tornò alla gola del vento, sperava di sentire i suoni e di calmarsi dentro, si accoccolò sul ghiaccio aspettando...
A un tratto vide sull'Oceano una macchiolina scura, balzò in piedi vigile, la LAMA tra i denti, pronta a scattare, i sensi all'erta...ma a mano a mano che la macchia scura si ingrandiva un'inquietudine peggiore la prese, risentiva l'odore di quel ragazzo e infatti era lui che remava sul kajak, guidandolo agilmente tra i ghiacci, in breve giunse accanto alla costa di ghiaccio, arpionò con un apposito gancio della pagaia la lastra e balzò agilmente a terra, le si avvicinò senza ombra di timore, gli occhi scuri dolci nei suoi. Elaian rimase interdetta, tutte le regole della prudenza, acquisita nei suoi anni di predatrice per la sopravvivenza, le suggerivano di colpire...invece la LAMA le scivolò dalle dita e fuggì lontana sul ghiaccio.
Il volto del ragazzo allora si distese in un ampio sorriso e tese le braccia in avanti: aveva portato una delle grandi conchiglie, c'era qualcosa dentro, una specie di ramo di legno contorto, la offriva sorridendo a Elaian.
La ragazza ci mise un po' a comprendere e a vincere la diffidenza, poi prese la conchiglia e la strinse a sè in un impeto di gioia...stese le braccia al cielo e urlò, con tutto il fiato che aveva in gola: da sempre la sua gente aveva manifestato così la gioia.
Ma il ragazzo si spaventò, sussultò e prese a indietreggiare goffamente, ancora di più quando Elaian, a braccia tese, gli urlò contro per ringraziarlo a suo modo e gli si avvicinò gridando...Il giovane impallidì e indietreggiò cadendo con un tonfo sonoro sul ghiaccio e, come non bastasse, cominciò a scivolare inesorabilmente sulla lastra in pendenza compiendo involontarie evoluzioni buffissime, finchè andò a fermarsi contro un blocco di ghiaccio più piccolo che abbracciò stretto per fermare quella corsa folle.
E allora accadde una cosa: i due ragazzi si guardarono in viso e scoppiarono a ridere.
Una risata forte, liberatoria, con i singulti di chi non riesce a prendere aria tra le risa, erano seduti entrambi, uno di fronte all'altra e appena si calmavano un po' e si guardavano in viso, scoppiavano a ridere di nuovo...
Piano cominciarono a cercarsi, le mani strette, gli occhi negli occhi.
Le loro mani si unirono, le loro labbra si unirono, i loro corpi si unirono, con tutta la gioia, la foga, la passione delle loro giovani vite, seppero solo di fame l'uno dell'altra, seppero solo di dolcezza, furono una sola creatura dei ghiacci nel lungo giorno della stagione mite del Nord...
Una bambina giocava sulla banchisa, aggraziata danzava sul ghiaccio, scivolava brevemente con leggerezza, s'inchinava, gridava gioiosa nel vento...ogni tanto prendeva una grande conchiglia rosata e vi soffiava dentro, traendo suoni cupi e profondi che si diffondevano nell'aria. Aveva la pelle diafana e grandi, dolcissimi occhi scuri, era un'abile pescatrice, sapeva nuotare come un pesce e sui suoi fianchi era tesa una pelle di orso.
I suoi genitori l'avevano chiamata Fiore di Ghiaccio.
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