TU
Sono seduto alla mia scrivania e vi ho davanti. Trenta per quarantacinque. A me le fotografie piccole non sono mai piaciute, sembrano delle immagini mortuarie.
Continuo a guardarVi, a guardarTi….Sono passati trent’anni… ma se era solo ieri!
Un trillo del telefono, meno male, il primo cliente della giornata. ….C’è qualcosa che non mi torna, non capisco cosa dice,…ma che vorrà mai… libri? Se vuole gliene vendo tanti, tanti ne ho. La seccatura si trasformò malignamente in suadenza, mai al telefono avevo sentito una voce così dolce, intrigante e rompi/rompi come questa. Alla fine dovetti cedere all’insistenza, se non altro per conoscere la fastidiosa interlocutrice. Non che sbavassi, questo per chiarire, non ne avevo necessità. Una sirena, un richiamo fra gli alberi, un gioco di luci ammiccanti fra gli alberi, cose di normale amministrazione per me abituato al richiamo dei ghiacciai, al timido occhieggiare delle genziane nell’erba alta degli alpeggi, a due occhi umidi ai confini del bosco. Passarono i giorni opportuni, nel mentre io continuavo a cavalcare strade e autostrade a caccia di clienti, a fornire opportunità di miglior sicurezza.
Fatalmente arrivò pure il giorno fatidico dell’appuntamento. Un trillo al portoncino poi il classico glin glon alla porta; apro… “entri pure, si accomodi in ufficio”, convenevoli vari e quindi accomodamento su super divano di design personale. La rompi/rompi era venuta accompagnata da colui che si rivelò un “cazzone opportunista”, con relative virtù connesse.
La peggior specie di venditore che ancora girovaga nei meandri della società civile.
Parlammo del più e del meno e dato che avevano in catalogo alcuni libri di mio interesse ne comprai alcuni. Intanto sul divano, a braccia conserte (Chissà da che cosa doveva difendersi) stavi Tu, silenziosa ad osservare il dipanarsi della trattativa e forse a contare i soldini della provvigione, …o era altro? Non si sa al momento. L’unica cosa certa è che giorni dopo fui invitato ad una mostra di libri organizzata da una editoria nella provincia della mia città. Andai pensando a chi sa chè. Nulla di anormale, piccolo paese, non molte “anime” , classica proposta di allargamento “clienti”. Il fatto saliente era che c’eri Tu. Mi sedetti al di qua dei tavoli espositivi, dando di quando in quando una scorsa ai diversi volumi. Una occhiata in tralice per “prendere nota” ma nulla di più. Accaddero fatti diversi, nei giorni a seguire che qui non sto a riportare, fatto fu che cominciò una sequenza di appuntamenti, solo per parlare si intende ma con sconfinamenti che avrebbero potuto dar adito a” Mamma ciccio mi tocca”. Gli è che non sono fatto di legno. La voce, la dolcezza e i ragionamenti, come dimenavi quella gonna “plisè”, beh insomma un certo qual interesse mi frullava nella testa. Galeotto o meglio galeotta fu una comune amica che con la scusa di socializzare ci invitò a casa sua per il desinare della sera. Cominciò il balletto delle poltrone, con i sorrisetti sardonici della famiglia ospitante. Una cosa di grande disagio personale, non abituato a quegli insoliti balletti, ma anche “intrippato” in modo maldestro. Per farla corta; io possedevo a quel tempo una Opel caravan, stile americano, era tardi,Tu guarda caso eri venuta con un mezzo pubblico, cosa dovevo fare? Lasciarti andare da sola ovviamente non se ne parlava, ”petto in fuori lancia in resta”… Ci sono io e che diamine. Partimmo diretti verso casa tua e in vicinanza dicesti, fermati qua. Posto molto discreto, anche con l’illuminazione, ma non così “fuori mano” da essere pericoloso. Freno a mano, marcia inserita. I tuoi occhi erano neri come due carboni, ma rilucevano di una luce che a me parve inquietante, accennai ad un qualche ponderato discorso ma alla terza o quarta parola mi assalisti proditoriamente e c’era poco da resistere, mi violasti senza alcuna pietà e io ahimè cedetti rovinosamente. Tu continui a fissarmi da quella fotografia, altera, sicura di te, con un braccio cingi le spalle di un bimbo. Ma come hanno fatto a passare tutti questi anni, non voglio scoprirlo, non mi interessa, e nessuno me lo dica, fatevi i fatti vostri.