Piano piano richiuse la porta.
Avrebbe avuto voglia di sbatterla, ma pensò che....lui l’avrebbe sentita e ne sarebbe rimasto turbato, solo da poco si era addormentato, lei aveva sentito tutto il trambusto di poco prima, era appena rientrata da scuola, pensava di trovarlo seduto nella poltrona del soggiorno come negli scorsi giorni, sembrava che lui stesse un po’ meglio, sembrava che si stesse riprendendo. Invece oggi di nuovo un malore, la badante, che ormai era una figura fissa, presente giorno e notte, aveva chiamato il medico di famiglia. Egli di sicuro si era opposto, sempre eroe, sempre pronto a negare la sofferenza, ma la badante, ligia al dovere, così perfetta, così asettica, sapeva cosa c’era da fare, sapeva cosa era giusto e il doc era stato avvisato e si era precipitato lì di corsa. Quale eroe, suo padre, un uomo tutto di un pezzo, dolce ma ferreo, severo ma giusto, ora negava fino all’ultimo il fatto di esser arrivato quasi alla fine, ma lei non voleva questo, non gli chiedeva questo, gli chiedeva solo di guarire, di non lasciarla sola. Sua madre non l’aveva mai conosciuta, era solo un volto etereo che sorrideva da una fotografia appoggiata sopra il suo comodino, sì, lei l’aveva conosciuta tramite i racconti di suo padre, sapeva che amava correre sotto la pioggia, che adorava il mare d’inverno, che da giovane trascorreva assieme a suo padre le vacanze in campagna e che, quando ancora erano dei piccoli ed innocenti bimbi si rincorrevano per i prati odoranti di erba tagliata, che si rotolavano giù dalle colline con il fieno tra i capelli, che quando sua madre si era accorta di aspettare lei era stata al settimo cielo. E suo padre sapeva rendere questi racconti così bene che a lei sembrava di viverci dentro. Mai le aveva fatto pesare il fatto di essere la causa della morte di sua madre, sì, perchè la colpa era tutta sua, sua madre era morta il giorno della sua nascita.
Quanta rabbia aveva dentro, avrebbe voluto avere un grosso martello tra le mani e rompere tutto, distruggere tutti i soprammobili di porcellana, gli swaroski che popolavano i ripiani e le mensole della casa, prendere a sassate le finestre e divertirsi a guardare i vetri andare in mille frantumi, strappare tutte le foto dell’album, soprattutto quelle dove lei, piccola mocciosa sorridente, correva incontro al suo adorato genitore, padre e madre, fratello e amico , confidente e… traditore, ora fingeva che la cosa non fosse grave, la rassicurava con false speranze. Basta, basta, questa non è la sua vita, questa non è la vita che lei vuole, forse se non ci fosse stata fin dall’inizio sarebbe stato meglio… sicuramente sarebbe stato meglio, sua madre non sarebbe morta, suo padre non si sarebbe ammalato, sì, perchè questa malattia è il frutto della vita di sofferenza che egli ha trascorso, della malinconica vita passata senza la persona cara, senza l’altra metà del cielo, ad occuparsi di una piccola mocciosa indifesa, una palla al piede, sì, l’unica colpevole era lei, avrebbe voluto sparire, avrebbe voluto non esistere, avrebbe voluto … morire al suo posto.