E la camicia da notte leggera stesa al sole, ai fili del balcone di fronte, continuava a gonfiarsi al vento...
Un vento sensuale, ora forte e ora leggero, che gonfiava la stoffa trasparente in controluce e gli accendeva la fantasia.
Enrico era lì, dietro le persiane semi chiuse, con la sigaretta accesa, la fumava lentamente e intanto, gli occhi incollati sulle forme che prendeva quella camicia, sudava, ricordava, immaginava...
Amelia, lei sedici anni, lui quattordici, la prima esperienza...Quella camicia le sarebbe stata stretta. Aveva un seno prorompente dai capezzoli scuri, e la pelle giovane e fresca...Lo aveva invitato in quel pomeriggio di giugno nel sottoscala, lo aveva accarezzato da farlo impazzire e poi lo aveva guidato in lei mugolando e incoraggiandolo...ora rideva della sua imperizia, della sua ignoranza giovanile, l'aveva delusa con la sua totale incapacità di controllo, poi si era sentito un uomo vissuto, ma Amelia non lo aveva più invitato nel sottoscala, nonostante lui ci avesse provato in tutti i modi e ogni sera, nella solitudine del suo letto di quattordicenne, riviveva mille volte quei momenti...
Erano seguite molte altre esperienze, oggi era in grado di soddisfare l'amante più esigente se voleva, ma il guaio è che non voleva, le donne lo avevano deluso profondamente," tutte puttane" così pensava" e nemmeno tanto brave da farti godere veramente, godere fin nel profondo del cervello...perchè l'orgasmo si ha lì, nel cervello in realtà..."
Guardare quella camicia da notte gonfiata dal vento gli procurava un'eccitazione sorda che scendeva e saliva con i movimenti della stoffa...Ora la camicia si era gonfiata sul di dietro, sembrava riempita da due enormi, allettanti natiche brasiliane, sode e mobili al tempo di samba...Era stato in Brasile per il Carnevale, pochi anni prima e si era concesso un'orgetta con tre o quattro ragazze, belle in verità, pulite e gradevoli e anche esperte, sapevano come eccitare e soddisfare un uomo...un piccolo patrimonio se ne era andato, ma il piacere per Enrico era simbolo del successo e lui era un uomo arrivato, l'azienda andava bene, il fatturato era più che positivo, quindi...
Si domandò a chi appartenesse quella camicia intrigante: era di organza di cotone, con ricami finissimi, niente di volgare o pacchiano, bianca, trasparente per la leggerezza stessa del tessuto...certo che sulla donna giusta avrebbe fatto un effetto magnifico: l'apparente ingenuità e la provocazione involontaria...sentì una prepotente reazione fisica e sorrise, col passare degli anni raramente era così immediata e forte....Si asciugò il viso sudato, spense il mozzicone della sigaretta, e decise di bere un sorso di caffè freddo dal frigo lì accanto.
Passando davanti allo specchio del corridoio si guardò, immobile, senza sorridere.
Improvvisamente decise di togliersi i vestiti che si ammucchiarono ai suoi piedi in un cumulo informe. Si osservò impietosamente. Qualche segno del tempo c'era, la sua pelle e i muscoli, nonostante la palestra, erano un po' sotto tono, le gambe magre, qualche pelo bianco tra quelli del corpo.
Restò lì, a guardarsi in silenzio, chiedendosi se fra le tante donne avute, qualcuna lo avesse amato davvero, qualcuna nel prendere il suo sesso lo avesse davvero sentito come un dono, un legame, una unione che attraverso la carne giungeva lassù, dove solo lo spirito può volare, in quell'ultima ansa del cervello che dà il piacere più profondo e irragiungibile perchè è carne e spirito, è sublime...
Venne quasi sera, Enrico era lì ancora, nudo e rattrappito, i vestiti a terra e un pensiero razionale che gli diceva: vai a fare una doccia e poi esci...
E una consapevolezza irrazionale di non volersi più lavare, vestire, uscire, mostrare...
Qualcuno ritirò dai fili del balcone di fronte la bella camicia da notte, era una donna e cantava
Enrico sentì la voce, chinò il capo e lentamente si accoccolò per terra, le gambe incrociate, le spalle basse, le mani abbandonate sulle ginocchia.
E, finalmente, pianse...